“Nella seduta del Consiglio comunale del 5 luglio 1951 fu eletto sindaco di Firenze Giorgio La Pira, il più votato fra i candidati della DC, con l’astensione di quindici consiglieri di sinistra e 4 schede bianche e, con lui – ha ricordato il presidente del Consiglio comunale Luca Milani nel corso di una comunicazione – una Giunta di grande livello morale e professionale: c’erano due liberali, due repubblicani ed un socialdemocratico, a seguito dell’apparentamento elettorale delle Elezioni amministrative comunali: la DC, apparentatasi con PLI, PRI, PSLI battè con 113.431 voti (46,7%) il blocco di sinistra, formato da PCI e da PSI, che ottenne 107.325 voti (43,8%). Msi e monarchici ottennero il 6,1%. Il Consiglio comunale era composto da 20 consiglieri della Dc, 13 del PCI, 6 del PSI, 1 del PRI, 3 del PLI, 2 del MSI. Vice-sindaco era Alberto Nocentini.
Con La Pira in Giunta c’era anche Piero Bargellini, il ragionier Alberto Nocentini era assessore alla finanza e contabilità, oltreché vice sindaco, l’avvocato Eugenio Artom era agli affari legali e generali, il ragionier Bruno Renato Branzi al personale, il professor Francesco Leoncini all’igiene e sanità, Paris Sacchi all’assistenza, l’ingegner Livio Zoli ai lavori e servizi pubblici, il dottor Rodolfo Francioni alla polizia, annona e tributi, l’ingegner Menotti Riccioli ai servizi demografici, il dottor Ubaldo Rogari al patrimonio, il dottor Sergio Giochetti all’economato, il professor Piero Bargellini era assessore alle Belle arti e pubblica istruzione e divenne un insostituibile collaboratore del Sindaco in tutti gli incontri internazionali a Palazzo Vecchio, ideati e voluti dallo stesso Giorgio La Pira.
Il sindaco uscente Mario Fabiani, comunista, aveva la fama di essere stato attento amministratore, tanto ché il bilancio del Comune era tornato in pareggio; in proposito si sapeva che La Pira non si sarebbe approfittato di una lira, ma di fronte all’urgenza del bisogno, egli sarebbe intervenuto subito alla maniera del «samaritano». Gli anni che seguirono – ha detto ancora il presidente Luca Milani – misero a dura prova questa compagine amministrativa (durante l’operazione «Pignone» ad esempio Artom e Rogari, liberali, dettero le dimissioni per motivi di principio); ma La Pira e la sua Giunta seppero tenacemente agire con coerenza agli ideali, con scelte rischiose ed eccezionali per diminuire la disoccupazione, per fronteggiare l’emergenza sfratti, per costruire tremila nuovi alloggi, per intervenire concretamente nella soluzione di difficili crisi aziendali dove il fattore «uomo» come ricordava il Sindaco, doveva avere la medesima attenzione di quello economico.
Fu nominato primo cittadino di Firenze un siciliano ma a nessuno passò per la mente che Giorgio La Pira non era nato nella nostra città. A Firenze – ha concluso il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – non si fanno di queste distinzioni di nascita e di cultura; l’unico fatto che supera qualsiasi differenza è: chi ha capito Firenze e l’ama e questo, supera qualsiasi differenza di colore e di nascita. È fiorentino chi ama Firenze, chi si sente rapito dall’anima di Firenze. Solo questo è ciò che conta”. (s.spa.)