Queste le dichiarazioni di Giovanni Graziani di AVS-Ecolò
“Da molti anni si dibatte e si cerca la migliore soluzione per lo sviluppo e la diffusione di impianti da fonti rinnovabili nel nostro paese, perseguendo l’obiettivo di una transizione energetica giusta in equilibrio con le esigenze dei singoli territori.
Negli ultimi mesi l’attenzione è sulla definizione delle aree idonee, guidata dal Decreto Ministeriale pubblicato a luglio scorso che, tra le altre cose, individua per la Toscana un obiettivo di installazione di 4,25 GW di potenza installata al 2030, funzionale al raggiungimento dell’obiettivo nazionale di 80 GW in linea con il target del PNIEC (piano nazionale integrato energia e clima) ma che potrebbe (e dovrebbe) essere ulteriormente alzato per perseguire la completa decarbonizzazione del sistema energetico della nostra regione.
La Toscana, lo scorso 2 dicembre ha approvato la (una) proposta di legge “Promozione della transizione energetica e disciplina per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee o non idonee per l’installazione di impianti di produzione di energia da fotovoltaico ed eolico” che mira a regolare gli spazi regionali dove realizzare i nuovi impianti per raggiungere l’obiettivo, appunto, dei 4,25 GW al 2030. Con questa proposta si introduce anche un meccanismo per ridistribuire tra i comuni l’obiettivo regionale, dando la possibilità agli stessi enti locali di rivedere il perimetro delle aree idonee e delle aree ordinarie, ma non delle aree idonee assolute, essendo questi gli spazi che non possono essere compressi o ridefiniti dagli enti locali.
Quindi? Bene o male? Bene almeno per questa nuova possibilità di compartecipazione.
Male perché dovremmo semplificare le procedure e realizzarli questi impianti; invece, si continua a parlarne e a creare nuovi passaggi normativi.
Male perché la transizione energetica non si può fare senza gli impianti eolici, anche di taglia grande e media e invece la nuova legge regionale non ne tiene conto, lasciando a questi l’iter burocratico ordinario che è di 8 anni di media, scoraggiando qualsiasi investimento.
Male perché, a fronte di alcuni timori dei territori, in alcuni casi fondati, più spesso basati su dati errati, o risultato dell’azione della propaganda - propaganda e disinformazione prodotte incessantemente da chi ha interesse a mantenere lo status quo di un’economia basata sulle risorse fossili esauribili e climalteranti - la Regione decide di andare con il freno a mano tirato rischiando, fra l’altro, di perdere importanti ritorni anche economici che gli investimenti in energie rinnovabili portano.
Infatti, proprio lo sviluppo diffuso delle rinnovabili può diventare un percorso partecipato con i territori, portando anche posti di lavoro, che vari studi stimano essere 2-3 volta maggiori rispetto a quelli del settore fossile che, invece, segue una logica centralizzata senza portare benefici diffusi ma, anzi, inquinamento locale, impatto sul cambiamento climatico e rischi diretti per la salute dei lavoratori. Come la cronaca recente dell’impianto ENI di Calenzano, con enorme dolore, ci ricorda.
Siamo convinti che, per raggiungere gli obiettivi, dovremmo massimizzare le aree dove è più efficiente installare impianti, per poi favorire lo scambio di energia pulita fra territori, esattamente come facciamo con tanti altri beni. Infatti, se ci pensiamo, non esiste una regione che sia autosufficiente per tutto.
È incredibile come per un impianto fotovoltaico, magari integrato con l’agricoltura con obiettivi comuni anche di ombreggiamento e migliore resa delle colture, si gridi alla deturpazione mentre nessuno si scompone per nuove corsie per le auto, parcheggi, infrastrutture pesanti e ci vada bene continuare a tenerci centrali a gas e carburanti pesanti intorno a noi.
Lavorare per una giusta conversione energetica non è semplice, serve coordinarsi, decidere insieme e governare il processo – avendo però come presupposto imprescindibile il fatto che l’energia pulita serve, e serve anche in fretta.
Serve un patto tra aziende, territori e politica, che semplifichi e realizzi e non che continui a complicarne l’iter autorizzativo.
Firenze può essere un avamposto in questo senso, abbiamo il dovere di farlo, e di pensare fin da subito ad ampliare le poche aree idonee che la Regione Toscana ha previsto per il nostro Comune.
L’11 gennaio, al Circolo Isolotto ci sarà un’assemblea di associazioni e realtà economiche proprio per chiedere maggior coraggio alla Regione Toscana, dove AVS-Ecoló presenzierà convintamente”. (s.spa.)