L'Assessore alla Cultura del Comune di Firenze Tommaso Sacchi e il direttore artistico del Museo Novecento Sergio Risaliti si associano a tutto il mondo dell'arte internazionale che oggi si rattrista per la scomparsa di Germano Celant, ucciso dal coronavirus. Celant è stato tra i maggiori protagonisti al mondo in campo critico e curatoriale dagli anni settanta in poi. A lui si deve l'aver coniato il termine Arte Povera conosciuto globalmente, con cui si identifica una compagine di artisti italiani delle seconde avanguardie, capaci di affermare fuori dai confini nazionali un linguaggio innovativo ma di inconfondibile poeticità, basato sulla riscoperta degli elementi naturali, e alternativo nella sua vitale immaginazione alle scuole concettuali e minimaliste d'oltreoceano. Curatore di grandi mostre nei grandi musei del mondo e della Biennale veneziana nel 1997 è stato negli ultimi anni direttore artistico di Fondazione Prada a Milano e della Fondazione Vedova a Venezia. Di Celant si può ricordare a Firenze la mostra Arte e Moda, dispiegata nei grandi musei della città oltre che a Forte di Belvedere e alla Leopolda nel 1996.
Così lo ricorda l'assessore Tommaso Sacchi: "Oggi questo terribile virus ha strappato alla vita Germano Celant, grande teorico, curatore e critico d’arte. Uno degli autori delle mostre più significative del nostro Paese e non solo. Ricordo pochi mesi fa un incontro con Germano nel suo studio davanti al plastico e alle immagini del “floating piers” di Christo, una delle sue recenti “imprese impossibili”. Ci siamo sempre dati del lei, io gli ho sempre portato il rispetto che si deve ai grandi maestri del nostro tempo". A Firenze, Celant era legato anche per la sua vicinanza alle sperimentazioni di Art/tapes/ 22, la pioneristica casa di produzione della videoarte, fondata da Maria Gloria Bicocchi e per le sue collaborazioni con Centro Di, casa editrice d'avanguardia.
Anche il direttore artistico Risaliti ha voluto ricordare Germano Celant: " E' un giorno triste per il sistema dell’arte del nostro paese. La pandemia ha strappato, all'affetto dei suoi cari e degli amici artisti, Germano Celant, straordinario protagonista della critica e della curatela in arte. Imprescindibile punto di riferimento per il suo magistero teorico e il suo approccio nella organizzazione delle mostre, da quelle collettive alle personali, sempre impostate in condivisione con gli artisti, dei quali Celant non era solo interprete teorico, ma compagno di avventura fin dalla fine degli anni Sessanta. Ebbe allora la felice intuizione di scavalcare le storie personali di molti di loro per raggrupparli sotto il termine di Arte Povera, un'attitudine poetica e immaginativa che ha segnato l'evoluzione dei linguaggi contemporanei. Ricordo con emozione la sua ultima grande prova, la mostra antologica di Jannis Kounellis a Venezia lo scorso anno. L'omaggio di un grande critico a un gigante dell'arte contemporanea scomparso nel 2017".