Osservato un minuto di silenzio
“Nel giorno della Camera ardente in Senato, ricordiamo nel nostro Consiglio comunale di oggi, il Presidente emerito Giorgio Napolitano. “Dal Pci al socialismo europeo” si intitola la sua autobiografia politica e, non a caso – ha detto il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – perché la sua stella polare sempre seguita è stata quella dell’europeismo.
Dopo aver appoggiato l’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956, promosse invece l’espressione di un “grave dissenso” dei comunisti italiani nei confronti dell’invasione della Cecoslovacchia nel 1968.
Negli anni Settanta Napolitano fu molto attivo nel tessere i contati con i socialisti di altri paesi europei, aprendo la strada “all’eurocomunismo”, il più importante tentativo dei comunisti europei di collocarsi su posizioni filo-europee e di autonomia da Mosca.
Nel 1978 fu il primo dirigente comunista italiano che ottenne il visto per gli Stati Uniti (seppure in forma privata) e nel 1979 prese apertamente posizione – con la maggioranza del suo partito – contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1979. Critico dell’isolamento del Pci all’opposizione e della mancanza di cambiamenti radicali del suo partito negli anni Ottanta, ne sostenne la trasformazione dopo il 1989 e aderì al Partito Democratico della Sinistra.
Deputato dal 1953 al 1996, Napolitano divenne Presidente della Camera nel 1992 e nel 1996 Romano Prodi lo nominò ministro dell’Interno, primo ex comunista a ricoprire tale carica. Con Livia Turco propose quella che è poi è diventata nel 1998 la legge Turco-Napolitano sull’immigrazione extracomunitaria. È stato europarlamentare dal 1989 al 1992 e poi di nuovo dal 1999 al 2004. Nominato senatore a vita, nel 2006 è diventato l’undicesimo Capo dello Stato dell’Italia repubblicana. Pur eletto da una maggioranza di centro-sinistra, è stato davvero presidente di tutti gli italiani, come molti gli hanno riconosciuto. Ha continuato la linea europeista di Carlo Azeglio Ciampi, contribuendo ad affermare il ruolo del Presidente della Repubblica quale difensore della collocazione europea dell’Italia, proseguito poi anche da Sergio Mattarella.
Nel 2011 – continua Milani – ha vissuto il momento più difficile della sua presidenza. L’Italia si è trovata infatti al centro di una bufera economico-finanziaria che il governo Berlusconi faticava ad affrontare. Napolitano, tuttavia, rispettò l’azione di questo governo, anche nei momenti più critici, finché ci fu una maggioranza parlamentare che lo sosteneva. Ma quando questa venne meno e Berlusconi si dimise, decise di non andare ad elezioni anticipate e scelse un “tecnico”, Mario Monti, per costituire un nuovo governo: si formò così un “governo del presidente” sostenuto in Parlamento da una fiducia trasversale, che realizzò riforme difficili e impopolari ma necessarie in quel difficile passaggio storico.
Nel 2013, per la prima volta, un Presidente della Repubblica uscente fu rieletto: Giorgio Napolitano accettò la rielezione, ma non per l’intero settennato – ha ricordato Milani – e nella prospettiva di profonde riforme politico-istituzionali. Si sarebbe poi dimesso il 4 gennaio 2015.
[...]Tutte le sfide più importanti del momento - superare la crisi economica, creare lavoro, valorizzare il capitale umano - richiedono un impegno straordinario di tutti gli attori sociali ma, insieme, anche una rinnovata consapevolezza del ruolo insostituibile dei poteri pubblici. E questi oggi risentono gravemente del logorarsi della fiducia dei cittadini. Questa la si può e deve ricostruire riformando i canali di partecipazione democratica, i partiti politici, le istituzioni rappresentative. La via d’uscita dalla crisi passa, in realtà, attraverso un ruolo alto e insostituibile della politica, un senso della nobiltà della politica che implica un’effettiva dedizione all’interesse generale. Sono convinto che la politica possa recuperare il suo posto fondamentale - e senza alternative - nella vita del paese e nella coscienza dei cittadini. Può riuscirvi, quanto più saprà esprimere moralità e cultura, arricchendosi di nuove motivazioni ideali […].
Questo passaggio è tratto dal libro la via maestra di Giorgio Napolitano conversazioni con Federico Rampini”. Domani, al funerale laico, la città di Firenze sarà direttamente rappresentata dal sindaco Dario Nardella. (s.spa.)