"Sono passati 43 anni da quella triste mattina del 16 marzo del 1978. All’epoca avevo quasi 12 anni e frequentavo le scuole medie alla Ottone Rosai in via Circondaria, quando durante le lezioni la professoressa ci comunicò il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione dei cinque uomini della scorta (tre della Polizia di Stato e due dei Carabinieri). Nella paura e nello sgomento totale, le lezioni furono sospese e facemmo ritorno a casa.
Da quel momento il nostro stato democratico, rinato dalle macerie della Guerra, rimase attonito, impietrito. E imparammo, nostro malgrado, che dovevamo combattere contro un male oscuro, che aveva un nome e un colore: terrorismo rosso.
Cosa avevamo fatto di male per meritarci questo? Cosa aveva fatto di male Aldo Moro per essere rapito e poi ucciso? Aldo, da grande statista, da persona onesta e da fervente cattolico, stava cercando di creare uno Stato più giusto, più equo e per questo cercava il dialogo anche con forze distanti dalla Democrazia Cristiana. Questo non piacque né all’estrema sinistra né ad alcuni suoi compagni di partito e da qui la sua condanna a morte!
Non ti ho mai dimenticato, caro Aldo, e spesso prego per te".
Questo l'intervento del consigliere della Lega Antonio Montelatici
(fdr)