Del Re (Firenze Democratica): “Strumenti desueti per affrontare sfide sempre nuove. Nessuna innovazione e concretezza nelle linee programmatiche oggi presentate”

“Neppure citati alcuni temi fondamentali come le politiche di bilancio, l’aereoporto e le infrastrutture, lo scudo verde, la marginalità e la sicurezza sociale”

Questo l’intervento della capogruppo di Firenze Democratica Cecilia Del Re:

“Grazie, Presidente, saluto la Sindaca e la Giunta, e mi accingo come gruppo di Firenze Democratica a svolgere alcune considerazioni non esaustive sulle linee programmatiche per i limiti di tempo a disposizione.

Cominciamo col dire che le linee presentate dalla Sindaca non ci hanno sorpreso, perché, salvo alcuni innesti, non registriamo innovazioni rispetto al passato e al programma elettorale della coalizione a guida PD, ma soprattutto constatiamo che le sfide sempre nuove che la nostra città si trova a fronteggiare vengono affrontate con strumenti ormai desueti e senza quelle scelte radicali di cui Firenze ha estremamente bisogno. E il quadro che ne esce fuori è ancora una volta, quindi, quello della conservazione dello status quo.

Oltre alla mancanza di innovazione nelle visioni e negli strumenti, ci dispiace poi constatare la totale assenza dal documento di alcuni temi cruciali. Parto dal tema del bilancio, che rappresenta l’atto politico più importante di ogni amministrazione. Che non ci fosse alcuna volontà di rivedere l’impostazione del bilancio comunale lo avevamo già capito lo scorso Luglio, quando la maggioranza, con anche il gruppo di AVS Ecolò, bocciò un nostro ordine del giorno per rendere maggiormente progressiva l’imposizione sui redditi, per una città davvero più giusta e che non si basi solo sulle entrate da turismo e dalle multe per la copertura di molti servizi. Parimenti nelle linee programmatiche non si fa cenno anche ad altre deleghe in mano alla Sindaca: non si parla di aereoporto, di infrastrutture, del completamento del progetto dello stadio e dell’area di Campo di Marte. Così come nulla, in questi pur difficilissimi giorni, si dice in merito al dialogo interreligioso, che pure la Sindaca Funaro ha avocato a sè. E’ dunque una delega in bianco quella che la maggioranza darà alla Sindaca su tutti questi temi evidentemente tabù?

Nessun accenno anche alla organizzazione della macchina comunale, né agli indirizzi per le partecipate (su cui concentremo la nostra attenzione oggi con un ordine del giorno). In merito alla macchina amministrativa, ci sarebbe piaciuto leggere la creazione di un ufficio dedicato all’accessibilità, e l’obiettivo della redazione del Piano per la eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA), che faccia seguito al lavoro fatto lo scorso mandato con l’università di Firenze. Bene l’obiettivo della Fondazione di Innovazione Civica, ma per quella per il Futuro delle città che strategia abbiamo? Doveva e poteva essere una grande opportunità per Firenze negli anni in cui la crisi climatica diventa la sfida più ardua da affrontare per i centri urbani, riqualificando per di più Villa Il ventaglio, ed invece ha trovato sede in un immobile comunale già pronto, che era destinato ad un progetto per i cittadini di Novoli, come da esiti di un percorso di partecipazione evidentemente disatteso. Così come disatteso ci pare dalla lettura del documento quel bel percorso di partecipazione sulle case della salute promosso dall’Università di Firenze. Ma d’altronde, anche i patti di collaborazione con i cittadini non vengono citati, e questo dà la misura di quanto l’apporto della comunità sia poi davvero considerato nel governo cittadino in continuità con il più recente passato dove sono stati fatti pressoché solo grazie alla iniziativa e supporto di Fondazione Cassa.

Per le Cascine fa finalmente il suo ingresso nel programma l’ente parco; si cita, in particolare, la riqualificazione delle Mulina ma anche lì non si sa esattamente cosa ci verrà fatto. Perché non basta dire che si vuole riqualificare una piazza, un luogo, la differenza la fa anche e soprattutto il cosa ci si vuol fare e il come si vuol riqualificarlo. Un altro grande assente di queste linee programmatiche è il fiume Arno. Per fortuna non abbiamo trovato riferimenti ad isole di plastica galleggianti in Arno, e neppure a canali che hanno il fine di portare turisti in Oltrarno, ma purtroppo non abbiamo neppure trovato indirizzi di visione e di approccio al fiume ispirati al famoso progetto di Rogers-Cantella e neppure al Terzo Giardino.

Sul fronte del commercio, dopo il blocco di nuove licenze varato ormai più di 7 anni fa, si usano gli stessi strumenti, imperniati sulla logica dei divieti, senza nessuna capacità di evoluzione, e i ccn continuano ad essere trattati come soggetti destinatari di contributi pubblici e organizzatori di eventi. Quei ccn possono e devono diventare copianificatori del commercio e propaggini dell’amministrazione nei vari rioni. Sulle botteghe storiche c’è da far applicare le norme, cosa che non è avvenuta con poco coraggio e coerenza negli ultimi anni, avvallando la rendita che volevamo combattere; sui dehors c’è da cambiare prospettiva: se ne occupi d’ora in poi chi è deputato a progettare lo spazio pubblico e non l’assessorato al commercio.

Sul fronte della mobilità nessuna novità, ci si limita a dire che si porta avanti le linee progettate e finanziate di tramvia, senza nessuna prospettazione di nuove linee, siano esse per l’osmannoro o circolari per l’area metropolitana o per piazza Duomo, visto che l’attuale assessore alle tramvie è da sempre favorevole al passaggio dal centro storico, e sarà quindi stato scelto anche per questo. La smart city control room viene concepita ancora come il cervellone del traffico, facendoci tornare agli anni 2000, e il digital twin e l’analisi dei dati restano strumenti da non contemplare per la gestione della città. In campagna elettorale, la sindaca aveva parlato di un super consulente per i cantieri e di un super consulente per la sicurezza: sono entrambi spariti dalle linee programmatiche, ma fanno il loro ingresso un night manager e un direttore artistico per i festival culturali. E d’altronde, indirizzi per le politiche culturali cittadine non si riescono proprio a estrarre dal documento, e sui cinema si cita l’unico cinema pubblico, senza una strategia per aiutare gli altri cinema in crisi o chiusi.

Non si parla di scudo verde, e forse è meglio perché per lo scudo verde nel programma elettorale ci si preoccupava solo di dire che non ci avrebbero rimesso i possessori di auto storiche, mentre nessun pensiero era rivolto ai cittadini lavoratori dell’area metropolitana. Non si parla di estendere l’abbattimento dei vincoli del fotovoltaico anche al centro storico, e sul patrimonio arboreo ancora si ragiona solo del numero di alberi da piantare ma non anche della cura del verde urbano. E’ questo, invece, il passaggio alla città della cura, che implica innanzitutto il possesso di competenze che specie nei passaggi ambientali del documento non rinveniamo.

Della marginalità ci si occupa solo in modo marginale: si parla di richiedenti asilo e minori non accompagnati, su cui troppo poco è stato fatto, ma si ignorano gli immigrati fantasmi perché privi di documenti, quelli a cui il governo attuale non vuole dare nemmeno una sim per il telefono. Useremo le stesse misure del governo? E con i più piccoli che vivono in situazioni di illegalità, come si comporterà l’amministrazione? E dei problemi concreti che affrontano coloro che sono in attesa della cittadinanza neppure una parola, neanche sul concetto di cittadinanza in generale. Non vediamo d’altronde un approccio teso al raggiungimento della sicurezza sociale, bensì un approccio prevalentemente securitario. È la città degli Innocenti, e questo deve concretamente guidare l’operato dell’amministrazione, che non può quindi dire “gli studentati pubblici non sono di mia competenza” perché se è vero tecnicamente, le uniche due casistiche di studentati pubblici che vengono citati – Lupi di Toscana e San Salvi – nascono da soluzioni politiche e da un gioco di squadra con gli altri enti. Il pubblico deve fare il pubblico, sancendo un chiaro stop alla vendita di immobili pubblici che non leggiamo nel documento (e d’altronde Borgognissanti insegna), ricordando che negli ultimi 15 anni sono stati venduti alloggi di edilizia residenziale pubblica e sociale e abbiamo centinaia e centinaia di appartamenti pubblici sfitti per mancanza di fondi per la loro ristrutturazione.

Sulla casa torna in campo l’agenzia per la casa insieme alle agevolazioni Imu che però non avevano entrambe funzionato, non si vede quindi una strategia concreta, e non c’è nessuna apertura a nuovi modelli di finanziamento sulla scia anche di quanto fatto in altre città europee. Togliere il bonus bebè non va nella direzione di un aiuto alle giovani coppie, o di un aiuto alla denatalità, emergenza mai citata nel programma, e non si prevedono strumenti per riequilibrare il ruolo della cura su entrambi i genitori, come ben può essere un’estensione del congedo di paternità per i dipendenti pubblici. Non si parla, poi, della crisi industriale che attanaglia l’area metropolitana fiorentina, mentre vista l’apertura in campagna elettorale ci saremmo aspettati di vedere inserito nel documento anche la proposta di un Parco tecnologico all’Osmannoro”.

Ieri era la giornata dedicata alla sicurezza sul lavoro, ed anche questo tema è stato pressochè ignorato. Ci vuole programmazione, invece, su questo fronte, prevenzione e un ruolo attivo del Comune. Nel programma di Firenze Democratica avevamo inserito la realizzazione della Cittadella dell’edilizia, facendo seguito ad una bella iniziativa della Fillea CGIL, per incrementare la formazione degli addetti ai lavori e prevenire le morti bianchi. L’amministrazione deve avere un ruolo attivo nelle tematiche del lavoro, e concreto: non si può, ad esempio, parlare di salario minimo, e poi nella distribuzione commissionata dal comune del materiale di fine mandato vedere applicata una retribuzione oraria ben al di sotto del salario minimo per coloro che effettuavano questo servizio. Dalle fila della minoranza, avanzeremo delle proposte concrete per contribuire con innovazioni sostanziali alla costruzione di una città pubblica, partecipata e trasparente nella sua gestione; e avremo anche cura di operare quel controllo che è necessario per evitare una amministrazione che proclama città più giuste, ma che poi nei fatti si è seduta sulle tante poltrone e interessi che la dominano. E la sovrastano, rendendola impermeabile al cambiamento, in cui noi, invece, ancora crediamo”. (s.spa.)

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