Palagi e Bundu (SPC): "Regolamento quadro delle Consulte: le ragioni del nostro voto contrario"

"In Consiglio si sono confrontate visioni diverse della partecipazione. Riconosciamo che in parte si siano accolte alcune nostre osservazioni, ma nella sostanza c'è una divergenza incolmabile tra il nostro gruppo e tutti gli altri"

Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi e Antonella Bundu - Sinistra Progetto Comune

"Che urgenza c'era di istituire un regolamento quadro per tutte le consulte, anche quelle già esistenti e con una loro storia, in piena pandemia Covid-19? Lo diciamo con profondo rispetto nei confronti della presidenza del Consiglio comunale e di tutti gli altri gruppi. Abbiamo partecipato ai lavori della Commissione Affari Istituzionali, nonostante la nostra assenza da questo organismo, proprio per entrare nel merito dell'azione svolta.

Abbiamo ottenuto un'audizione che a distanza di oltre un anno dalle elezioni ha messo in relazione il Consiglio comunale con le tre consulte attive (disabili, salute mentale e per i diritti degli animali). Abbiamo richiesto in conferenza capigruppo (senza esito positivo) che si rivolgesse l'attenzione a quella per il contrasto all'omofobia.

A cosa servono le consulte? A organizzare chi è in una condizione sfavorevole nei meccanismi ordinari di rappresentanza, per arricchire la vita democratica della Città. Devono essere quindi strumento che dall'esterno si rivolge a Palazzo Vecchio. Invece si è scelto di ribadire la dipendenza di questi organismi alle Commissioni del Consiglio. Questo però non risolverà la forte spinta a individualizzare le nostre vite, con una società in cui si scoraggia ogni partecipazione.

Con l'elezione diretta del Sindaco e lo svuotamento delle competenze dei Consigli comunali si è indebolita la nostra Costituzione. Avremmo bisogno di "allearci" con le consulte per aumentare la pressione dal basso, non rafforzare i nostri spazi a discapito di chi "dipende" dai nostri regolamenti.

Comunque riconosciamo la disponibilità della Presidenza del Consiglio e della Vicepresidente della Commissione Affari Istituzionali. In più occasioni ci siamo confrontati e riconosciamo che rispetto alla base di partenza ci sono stati dei margini di miglioramento, senza però cambiare la logica di fondo.

Noi volevamo una forte autonomia delle consulte che "usassero" il nostro ruolo e quello delle Commissioni, l'esatto opposto di quello che pensano le altre forze politiche. Per noi la funzione consultiva andava superata in positivo. Non a caso la sinistra è una forma di politica diversa dalle altre, basata sulla partecipazione". (fdr)

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