Breccia di Porta Pia. Le celebrazioni col presidente del Consiglio comunale Luca Milani

Mercoledì 20 settembre, alle 11,30, presso l’Obelisco ai Caduti in piazza dell’Unità Italiana

Mercoledì 20 settembre alle 11,30 presso l’Obelisco ai Caduti in piazza dell’Unità Italiana, il Comitato Fiorentino per il Risorgimento, il Circolo Piero Gobetti, la Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini, insieme al Presidente del Consiglio Comunale in rappresentanza del Comune di Firenze, accompagnato dal Gonfalone del Comune di Firenze, si ritroveranno per deporre una corona di alloro ai caduti, nel giorno dell’anniversario della Breccia di Porta di Porta Pia.

Sarà presente, inoltre, Christian Satto, coordinatore dei Comitati toscani per il Risorgimento ed hanno aderito l’associazione Mazziniana di Firenze, l’associazione nazionale volontari e reduci garibaldini, l’associazione Progetto Firenze, il Circolo Fratelli Rosselli.

“Torniamo, anche quest’anno, a ricordare un evento nel quale il contributo di Firenze Capitale fu determinante. Il Parlamento del Regno era riunito nel Salone dei Cinquecento e fu da Firenze che vennero prese tutte le decisioni che portarono alla Breccia di Porta Pia e la presa di Roma. Non ci sarebbe stato il Risorgimento – spiega il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – senza il nostro Rinascimento, non ci sarebbe stata l’idea d’Italia senza la Firenze del XV e del XVI secolo, non ci sarebbe oggi la qualità italiana, quella che tanto è apprezzata nel mondo, senza i valori, i gusti, i caratteri sedimentati nel succedersi delle generazioni. Firenze è stata maestra. Ha dato molto all’idea di Italia. A Firenze avvenne una maturazione, che rafforzò agli occhi degli italiani la dimensione dello Stato unitario dato che resisteva ancora, in molte zone, la percezione delle due Italie. Il trasferimento della capitale a Firenze contribuì ad attenuare inquietudini e risentimenti interni. Avvicinò il Sud del Paese, avvicinò Roma, rese visibile come l’Italia poggiasse su basi più ampie e radici più antiche, diede allo Stato una maggiore prospettiva nazionale. Firenze – conclude il presidente del consiglio comunale Luca Milani – raccolse il testimone della missione risorgimentale, portando ad essa la propria cultura. A cominciare dalla lingua. Non poteva, infatti, consolidarsi lo Stato nazionale senza una lingua pienamente comune. Firenze fornì la propria, riuscendo nel Salone dei Cinquecento, come negli altri uffici pubblici trasferiti da Torino, a mescolare i dialetti, ad attenuare le spinte separatiste, a comporre progressivamente una coscienza italiana. Contributo decisivo all’unità del Paese”. (s.spa.)

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