Caso Maestro Lanzetta, Grassi: "Da un lato il Comune si costituisce parte civile contro, dall'altra lo continua a finanziare"

"Chi riceve contributi pubblici non deve macchiare l'immagine dell'istituzione. Siano sospesi i finanziamenti"

Queste le dichiarazioni del capogruppo di Firenze riparte a sinistra Tommaso Grassi

"Da una parte il Comune vorrebbe essere parte civile e dall'altra è finanziatrice dell'Associazione di cui è fondatore e presidente Lanzetta. Il Comune ha fatto bene a costituirsi parte civile contro Lanzetta e a non fare eccezioni. Il suo è un nome legato alle attività del Comune di Firenze e così ha, con la sua condotta personale, messo in difficoltà l'amministrazione comunale - dice il consigliere di opposizione Tommaso Grassi di `Firenze riparte a Sinistra' -Allo stesso tempo però lui è ancora presidente dell'Associazione e per noi devono essere sospesi e revocati i finanziamenti pubblici per una questione di tutela della stessa orchestra: anzi Lanzetta dovrebbe proprio dimettersi per garantire il regolare sviluppo dell'Associazione culturale"

"Quando parliamo della correttezza dell'operato del Comune nella costituzione di parte civile, non possiamo dimenticarci che chi lavora per il Comune e riceve contributi pubblici non deve macchiare l'immagine del Comune. Pur nel rispetto del valore culturale svolto dall'associazione che presiede e dei maestri che dirige, i contributi comunali andrebbero quantomeno sospesi e revocati qualora Lanzetta non dovesse dimettersi dalle cariche interne all'associazione. 

A Palazzo Vecchio che è corso a sottolineare come siano due procedure — procedimento penale e finanziamenti — separate, ricordiamo che è assurdo finanziare e ritenere meritevole dei contributi pubblici chi nel proprio operato ha messo in difficoltà il Comune violando leggi penalmente rilevanti e a cui si chiede di pagare per il danno di immagine. Almeno fino a quando ricopre le cariche sociali ed è animatore di ogni iniziativa. Monitoreremo le prossime mosse delle parti e non esiteremo a dire la nostra". (fdr)
 

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