Un consiglio comunale solenne, in piazza della Signoria, per il conferimento delle onorificenze “Firenze 2020”, un riconoscimento al merito ai professionisti sanitari (medici, infermieri, tecnici sanitari, e operatori vari) che hanno lavorato all’interno degli ospedali fiorentini e nei reparti Covid nonché ai Presidenti dei relativi ordini professionali, in rappresentanza di tutte le lavoratrici e lavoratori di questo importante comparto.
“Abbiamo scelto il giorno della Festa della Repubblica per ricordare e premiare gli operatori sanitari delle professioni ospedaliere che si sono distinti nel corso della pandemia.
Il senso di appartenenza a uno Stato nazionale – ha detto il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – si rafforza o naufraga tutte le volte che una vicenda drammatica costringe a fare i conti con la propria identità e con i legami che ciascun individuo ha con la propria comunità. Oggi è il 2 Giugno, Festa della Repubblica, prima di essere una formula politica, l’unità nazionale, è un valore vissuto intimamente da ogni cittadino. La pandemia da Coronavirus mostra che questo valore non è purtroppo così diffuso, spesso molto discredito viene lanciato contro le Istituzioni. La Repubblica non si può reggere solo sulla carta, non basta che prenda vita dalle pagine bellissime della Costituzione, chi la fa vivere sono le donne e gli uomini che le danno forma attraverso le articolazioni dello Stato.
Le nostre Forze Armate, il comporto della scuola, dell’Università e della Ricerca, il comparto degli Enti Locali, il sistema di Giustizia, la Struttura dello Stato Centrale, il Governo, il Parlamento, tutto il mondo del terzo settore che ormai è parte integrante e fondamentale nella struttura del paese e poi voi del Comparto della Sanità.
Attraverso l’organizzazione, il lavoro, la modalità di occuparsi del cittadino traspare il volto della Repubblica. Ed oggi oltre a rendere gli onori a tutti i comparti che ho appena ricordato è indiscusso l’onore da rendere al comparto della sanità, a tutti gli operatori sanitari di tante professioni diverse che hanno dimostrato attraverso l'impegno professionale ed umano di ciascuno, che è andato ben oltre i proprio compiti, il volto professionale, rassicurante e caritatevole della Repubblica, che ha curato, confortato, sofferto e pianto con i tanti, troppi malati di Covid. È stata una risposta di sistema quella che che è stata data e questo rinsalda la fiducia dei cittadini con la sanità pubblica.
Siamo entrati nella pandemia tutti uguali davanti alla minaccia, abbiamo rischiato di uscirne profondamente divisi. Improvvisamente, è finita la fase in cui ci siamo sentiti affratellati dall’assedio universale del virus, esposti allo stesso male, disarmati dalla medesima fragilità. Tutti esposti senza distinzione senza riserve: tutti candidati.
La coscienza comune di condividere con gli altri la stessa condizione – ha aggiunto il presidente Milani – è stata per lunghi mesi alla base della coesione sociale del Paese ed ha consentito l'accettazione delle misure di necessità che comportano una limitazione dell'autonomia individuale, degli spazi, dei movimenti e delle relazioni.
Questo insieme si è spezzato. In parte era prevedibile, perché la tensione dell’emergenza regge per la fase più acuta poi si allenta.
È quello che è successo a voi, da eroi salvatori della Nazione nella prima fase a “scocciatori” nella seconda, quando avete, giustamente, richiamato, come una sorta di grillo parlante di Pinocchio, al senso di responsabilità nei comportamenti.
Mentre voi ancora nelle corsie degli ospedali lottavate per salvare vite, altri nelle piazze e per le strade, incuranti, pretendevano che tutto fosse finito.
L’arrivo dei vaccini, il contenimento relativo del contagio e dei decessi hanno riaperto una prospettiva concreta e rifatto pace nel Paese.
Per questo voglio davvero rendere omaggio anche ai tanti volontari che ormai da alcuni mesi operano senza fermarsi mai nei centri vaccinali, la macchina messa in campo sta funzionando e producendo il risultato tanto atteso. Un vaccino ogni due minuti è questa la risposta del nostro presidio vaccinale con tantissimi volontari della protezione civile insieme a tantissimo personale sanitario.
Per tutti i volontari della misericordia, della pubblica assistenza della croce rossa della fratellanza militare della protezione civile ci sarà un momento analogo perché anche loro sono il volto bello della Repubblica, un volto da raccontare.
Non avevamo mai conosciuto una minaccia così totale che riguarda l'umanità nel suo insieme, a qualsiasi latitudine, come se il normale divenire del mondo avesse interrotto il suo transito; transito tanto forse troppo veloce. Quest’assedio globale vede solo una via di fuga quella della vaccinazione e però una drammatica distinzione: tra condannati e salvati.
Il mondo ci mostra quindi le sue differenze incolmabili.
Il Primo Mondo è riuscito a concentrare lo sforzo del progresso sul vaccino: lo ha trovato a tempo di record, lo ha prodotto e lo distribuisce a se stesso. È a questo punto, che è necessario andare oltre; è possibile, è eticamente giusto salvarsi da solo davanti a un fenomeno mondiale come la pandemia? Non possiamo concepire che il vaccino diventi un moltiplicatore delle disuguaglianze, se il vaccino non raggiungerà le popolazioni dei Paesi più poveri e più esposti, condannandole ad essere riserve permanenti e attive del virus, non avremo neanche noi nessuna speranza che questa pandemia sia sconfitta ma sopratutto non avremo nessuna pace nelle nostre coscienze.
Come sappiamo, nonostante tutti gli sforzi profusi, anche in Italia dobbiamo annoverare tanti morti, abbiamo sentito più volte raffigurare in forma visiva il numero dei morti: è come se fosse scomparsa una città grande come Sassari o Latina; più di 125.000 morti, ma è pensando all’età media che vorrei riflettessimo sulla gravità, sul significato della perdita; è scomparsa una grande biblioteca vivente della memoria e questo – ha concluso il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – creerà inevitabilmente un vuoto, una frattura nelle generazioni rispetto al racconto delle nostre tradizioni, della nostra cultura, della nostra storia, del nostro sapere”. (s.spa.)