Finito il restauro della sala delle Carte Geografiche. Tre anni di lavori, una eccezionale scoperta storica e un viaggio in 3D nella sala più visitata di Palazzo Vecchio

Lavori realizzati grazie al sostegno della Fondazione Friends of Florence. Funaro e Bettarini: “Un tassello prezioso del percorso museale che torna al suo antico splendore”

Carte geografiche finemente restaurate, mappamondo risanato e reso di nuovo leggibile con tecniche modernissime, una nuova illuminazione, un sito web per visitare la sala in 3D e un lavoro certosino portato avanti da mani esperte che ha permesso anche una eccezionale scoperta storica. 

Dopo tre anni di lavori, è stata definitamente inaugurata la Sala della Guardaroba del museo di Palazzo Vecchio, comunemente nota come Sala delle Carte geografiche, dopo un restauro lungo e delicato che ha visto impegnati numerosi restauratori e squadre di muratori e impiantisti che hanno lavorato negli ultimi due anni senza chiudere la sala al pubblico. La sala è rimasta infatti chiusa al pubblico solo per il rifacimento della pavimentazione mentre il resto degli interventi è continuato fino ad oggi con la sala visitabile e si è concluso adesso. 

L’intervento, lungo e complesso anche dal punto di vista logistico perché effettuato senza mai far uscire il globo dalla sala e per gran parte del tempo anche con i visitatori, è stato studiato e curato dal Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio della direzione Servizi tecnici, con la collaborazione del Servizio Musei della direzione Cultura, ed è stato possibile realizzarlo grazie alla donazione della Fondazione di Friends of Florence

I lavori hanno permesso il restauro del grande globo terrestre al centro della sala e delle 53 carte geografiche di tutto il mondo conosciuto nella seconda metà del XVI secolo, dipinte a olio su tavola negli sportelli degli armadi, su disegno di Egnazio Danti e Stefano Bonsignori (1563-1586). E inoltre, il consolidamento strutturale del pavimento, la realizzazione di un nuovo impianto di illuminazione della sala basato sul sistema domotico che utilizza i Led, la manutenzione completa dei 13 armadi monumentali in legno di noce con motivi decorativi a intaglio, realizzati da Dionigi di Matteo Nigetti (1564-1571), e la sostituzione dei pannelli in plexiglass che erano sulle tavole dipinte con moderne lastre antiriflesso tipo "Optium Museum Acrylic”. Contemporaneamente il Museo Galileo, con il sostegno della stessa Fondazione Friends of Florence e grazie ad una convenzione stipulata con il Comune, ha realizzato un sito web per che permetterà una esplorazione interattiva in 3D della Sala, completamente ricostruita digitalmente, e delle opere che vi si conservano. 

Il paziente lavoro di restauro e analisi del patrimonio di straordinario interesse storico, geografico e artistico conservato nella sala, che è fra le più visitate del museo di Palazzo Vecchio, ha permesso anche di compiere un’importante scoperta, che – sempre grazie alla Fondazione Friends of Florence – sarà raccolta nel volume dedicato alla presentazione degli studi e dei lavori della sala che sarà pubblicato a breve dalla casa editrice Mandragora di Firenze. E’ stato infatti provato che il globo fu interamente rifatto dall'ultimo cosmografo della corte medicea Matteo Neroni tra il 1605 e il 1613 e che della prima versione del mappamondo di Egnazio Danti (1564-1569), non resta in pratica più niente, se non la struttura esterna di sostegno in metallo e, forse, gli elementi principali dell'armatura interna in ferro, realizzate entrambe all'epoca, dall'architetto e ingegnere Antonio Lupicini.

 

“Ritorna al suo antico splendore la sala delle Carte Geografiche, un tassello prezioso del percorso museale di Palazzo Vecchio – ha detto la sindaca Sara Funaro –. Un luogo dalla grande storia che è stato oggetto di lavori complessi e accurati grazie all’impegno del Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio. Recupera la sua originaria bellezza anche lo straordinario mappamondo posto al centro, tra i più antichi al mondo. E adesso attraverso l’innovazione tecnologica messa a disposizione dal museo Galileo sarà possibile letteralmente immergersi in questo ambiente unico. Un grande grazie va a Friends of Florence, ancora una volta a fianco della nostra città per tutelare e valorizzare il suo patrimonio artistico”.

“E’ una parte del nostro museo fra le più amate che adesso, dopo il restauro, è ancora più bella - ha detto l’assessore alla cultura Giovanni Bettarini-. Grazie alla generosità di Friends of Florence questa sala torna ad essere quello scrigno di bellezza e di sapere che ci mostra come era conosciuto il mondo ai tempi del Granduca Cosimo I. Questo restauro, seguito dalle nostre migliori professionalità e dai restauratori più competenti, è stato affascinante e adesso ci porta a vedere questa sala così come lo era nel Rinascimento, con una interessante visita in 3D realizzata grazie alla competenza del Museo Galileo”.

 

“Il programma di restauro e studio per la Sala Guardaroba di Palazzo Vecchio è stato un impegno affascinante che ha riunito arte, storia e geografia in un unico progetto. – ha sottolineato Simonetta Brandolini d’Adda, presidente di Friends of Florence -. Dopo tre anni di lavoro il risultato è splendido e ringraziamo il Servizio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio, il Servizio Tecnici, il Servizio Musei della direzione Cultura, ed il Museo Galileo. Siamo inoltre immensamente grati al donatore The Giorgi Family Foundation per il suo importante sostegno del progetto”. 

 

Il sito web, progettato dal Museo Galileo con il supporto di Friends of Florence, è un modello esplorativo digitale dei contenuti cosmografici della sala della Guardaroba Nuova di Palazzo Vecchio. È uno strumento di valorizzazione del bene culturale che ha lo scopo di favorire l’accesso alla consultazione dell’opera nella sua interezza: non solo il grande globo terrestre, oggetto del recente restauro, ma anche le 53 tavole geografiche dipinte sugli sportelli degli armadi destinati a conservare i più preziosi oggetti delle collezioni di Cosimo I. Il sito comprende nove filmati: uno introduttivo, sei dedicati ai protagonisti del progetto di allestimento della sala, e due di illustrazione dei progetti stessi, quello elaborato da Giorgio Vasari e una variante ideata dall’architetto-cosmografo Antonio Lupicini. I protagonisti oggetto dei filmati sono: il granduca Cosimo I de’ Medici, ideatore del progetto; Giorgio Vasari, suo architetto e progettista della macchina scenica che avrebbe dovuto spettacolarizzare i contenuti cosmografici della sala; il cosmografo olivetano Miniato Pitti, incaricato da Vasari del progetto cosmografico; il cosmografo di Cosimo I, Egnazio Danti, esecutore del grade globo terrestre e di una buona parte delle tavole cosmografiche dipinte sugli sportelli degli armadi; il cosmografo di Francesco I, Stefano Buonsignori, esecutore dei restanti pannelli cosmografici; Antonio Lupicini, progettista della struttura metallica del globo e ideatore di una variante della macchina scenica mai realizzata.

L’esplorazione 3D della sala, interamente ricostruita digitalmente, consente inoltre di consultare nel dettaglio i contenuti cosmografici – muovendosi liberamente nell’ambiente virtuale e cliccando sul globo e su ogni singola mappa per ammirarne i particolari attraverso notevoli livelli di ingrandimento – e di leggere i testi dei cartigli che descrivono le caratteristiche geografiche, la storia e i costumi delle popolazioni in ogni parte del mondo conosciuto (https://mostre2.museogalileo.it/palazzovecchio-guardaroba/index.php/it/)

“Il lavoro svolto dal Museo ha spiegato Filippo Camerota, direttore scientifico del Museo Galileo - permetterà a chiunque di muoversi della Sala della Guardaroba del museo di Palazzo Vecchio, comunemente nota come Sala delle Carte geografiche, in un percorso di ‘esplorazione’ virtuale così da consultare nel dettaglio i contenuti, leggere i testi e approfondire le informazioni. È uno strumento utile e per i ricercatori e per i curiosi e per il pubblico. Un progetto di ricerca che testimonia l’impegno della nostra istituzione a coniugare il rigoroso studio delle fonti con innovative modalità di divulgazione in sinergia con le più importanti realtà del territorio, pubbliche e private”. 

“Le carte Geografiche di Danti e Buonsignori, in deposito esterno a Palazzo Vecchio dalle Gallerie degli Uffizi – ha detto Simona Pasquinucci, responsabile della Divisione Curatoriale delle Gallerie degli Uffizi -  sono tornate luminose e brillanti grazie al restauro finanziato dai Friends of Florence, che ringraziamo. È stato un lavoro di collaborazione proficuo, per il quale ringraziamo il Comune di Firenze".

La Soprintendente Antonella Ranaldi ha aggiunto: "Un restauro complesso che ha unito le varie istituzioni coinvolte, corredato di apparati divulgativi filmati e in 3D e da una pubblicazione dedicata, si offre un eccellente esempio di partecipazione tra pubblico e privato, con Friends of Florens parte attiva del finanziamento".

 

 

 

 

 

DETTAGLI STORICI

 

La sala 

All’epoca dei Priori la sala oggi detta delle Carte geografiche non esisteva. Quando il duca Cosimo I de’ Medici si trasferì nel palazzo, i locali limitrofi andarono a costituire il quartiere della Guardaroba, dove si custodivano tutti i beni di proprietà della corte. Questo ambiente, realizzato successivamente sotto la direzione di Giorgio Vasari (1561-1567), fu voluto dal duca Cosimo I “con capriccio et invenzione”, per farlo diventare la stanza principale della Guardaroba, e allo stesso tempo, una spettacolare sala di cosmografia nella quale riunire e mostrare tutte le “cose del cielo e della terra”. Il progetto della sala, elaborato da Vasari con la collaborazione del cosmografo Fra’ Miniato Pitti e rimasto in parte incompiuto dopo la morte di Cosimo (1574) prevedeva 57 tavole di geografia di tutte le terre allora conosciute di Europa, Africa, Asia e Nuovo Mondo, inserite negli sportelli di grandi armadi lignei. Prevedeva però anche, tra l’altro, che il soffitto fosse decorato da figure allegoriche delle costellazioni e che i lacunari centrali si aprissero per fare calare, da una volta stellata, ben due globi di grandi dimensioni, quello celeste, forse mai realizzato, che sarebbe dovuto rimanere sospeso a mezz’aria e quello terrestre, oggi nella sala, che sarebbe dovuto scendere fino al suolo. Prevedeva, inoltre, che tra gli armadi e il soffitto venissero collocati busti di principi e imperatori e i primi trecento ritratti di uomini illustri della Collezione Gioviana, poi trasferiti nella Galleria degli Uffizi. L’idea di rappresentare in una stanza tutte le “cose del cielo e della terra” rispecchiava l’interesse di Cosimo per le scienze matematiche e naturali, la geografia e i commerci, ma anche un disegno autocelebrativo che rievoca un motto del duca che giocando sull’assonanza tra il suo nome e il termine greco 

Le carte geografiche

I tredici grandi armadi in noce, che nel corso dei secoli avrebbero custodito prima arazzi e altri manufatti tessili, poi oggetti in argento e oro e infine armi antiche, furono realizzati da Dionigi di Matteo Nigetti (1564-1571). Delle 57 tavole geografiche previste dal progetto originario, quelle a noi pervenute sono in tutto 53, di cui 30 realizzate su disegno del cosmografo domenicano Egnazio Danti (1564-1575) e le altre, su disegno del suo successore, il monaco olivetano Stefano Bonsignori. I due gruppi si distinguono principalmente per la diversa tecnica pittorica dei rispettivi autori: quella del Danti, simile alla pittura su carta e pergamena, tanto da ricordare i codici miniati, con iscrizioni, contorni e chiaroscuri delineati a inchiostro; quella di Bonsignori, a stesure coprenti di colore a olio, come nelle più comuni opere dei pittori contemporanei.

 

 

Il mappamondo

Lo spettacolare mappamondo al centro della sala, con i suoi circa 220 cm di diametro, è il più antico globo di grandi dimensioni giunto fino ai nostri giorni, realizzato con grande ingegno in anni in cui la tecnica di costruzione di questo genere di strumenti scientifici non era ancora stata codificata. A realizzarlo, la prima volta, tra il 1564 e il 1569, fu lo stesso Egnazio Danti autore di una parte delle tavole geografiche, con la collaborazione dell’architetto e ingegnere di corte Antonio Lupicini, che fece la sua armatura interna e la sua struttura esterna in ferro “con invention nuova talmente che con un sol dito sì gran macchina si muove[va] per tutti i versi”. Una volta venuta meno la possibilità di realizzare la strabiliante ‘macchina’ teatrale immaginata da Cosimo I, il globo venne però collocato nella nuova reggia ducale di Palazzo Pitti e poi spostato nel Terrazzo degli Uffizi oggi detto delle Carte Geografiche (1594 circa). Nel 1776 il globo terrestre della Galleria fu trasferito nel nuovo Museo di Fisica e Storia Naturale, oggi detto dello Specola, insieme a tutti gli altri strumenti scientifici granducali, dove rimase finché, negli anni Cinquanta del secolo scorso, il Comune di Firenze lo fece restaurare e lo collocò nella sala di Palazzo Vecchio per il quale era stato originariamente concepito. 

Ma come appurato durante il suo recente restauro, il globo trasferito nel Museo della Specola e oggi in Palazzo Vecchio non è più quello realizzato su disegno di Egnazio Danti. Si sapeva che a distanza di pochi decenni, la sua superficie era già stata restaurata e forse aggiornata due volte, la prima, dal cosmografo di corte Antonio Santucci (1595-1597), la seconda, dal suo successore Matteo Neroni (1605-1613). L’analisi tecnica della superficie, lo studio storico-cartografico delle terre riportate in luce dal restauro compiuto da Marica Milanesi e una serie di documenti d’archivio inediti rinvenuti durante i lavori da Serena Pini provano che tra il 1605 e il 1613 Matteo Neroni non si limitò a restaurare e aggiornare il globo di Egnazio Danti, ma lo demolì completamente per rifarlo ex novo fin dagli strati più interni, forse risparmiando solo la parte principale dell’armatura in ferro realizzata circa quarant’anni prima da Lupicini.

 

I restauri

Tutti i restauri sono stati supportati da un nutrito programma di documentazioni fotografiche multispettrali e analisi non distruttive e micro-distruttive. Il globo, inoltre, è stato documentato nelle varie fasi del restauro mediante rilievo fotogrammetrico e realizzazione di modelli 3D e ispezionato, al suo interno, con un videoendoscopio che ha permesso di chiarire la composizione di tutti gli strati del complesso sistema di sostegno della sua superficie dipinta.

Il restauro delle carte geografiche è stato condotto nell’adiacente Sala della Cancelleria, alla vista del pubblico, con i dipinti che di volta in volta venivano rimossi dalle ante degli armadi e, al termine dell’intervento, ricollocati al loro posto. I loro supporti lignei erano generalmente in buone condizioni. Entrambe i gruppi, presentano, invece, difetti correlati alla tecnica pittorica: slittamento e corrugamento del colore e alterazioni delle cromie nelle campiture dei mari nelle tavole di Bonsignori. La lettura dei dipinti risultava pesantemente disturbata dagli effetti dei restauri del passato: puliture aggressive hanno consumato la pittura, consolidamenti hanno macchiato irreversibilmente parte delle superfici e i materiali di intervento si erano degradati, con ingiallimento delle vernici protettive, alterazione dei numerosi ritocchi debordanti, a vernice e a olio, e una diffusa patinatura di colore bruno.

L’intervento è stato finalizzato al miglioramento della leggibilità delle raffigurazioni, attraverso operazioni selettive di assottigliamento o rimozione dei materiali di restauro e di integrazione pittorica delle lacune e consunzioni riportate in vista dalla pulitura.

L’intervento ha permesso di recuperare valori cromatici coerenti con quelli originali, l’intensità del blu di lapislazzuli dei mari, nelle tavole di Danti e la brillantezza dei passaggi tonali, in quelle di Bonsignori.

 

Il grande globo terrestre, non trasferibile altrove, è stato restaurato in situ, con la realizzazione di un cantiere che consentiva al pubblico di assistere all’intervento. Profondamente danneggiato dagli spostamenti subiti nel corso dei secoli e dall’esposizione agli agenti atmosferici nel periodo in cui, nel XIX secolo, si trovava nel cortile del Museo della Specola, smontato dalla sua struttura esterna in ferro e posato su una base di legno, appariva molto scuro e quasi illeggibile, con stratificazioni di materiali di pregressi restauri che coprivano diffusissime abrasioni e mancanze di colore, oltre a tre grandi lacune. La pulitura, lunga e difficoltosa, si è svolta in due fasi: la prima ha asportato la coltre di ridipinture a vernice pressoché totali; la seconda ha rimosso puntualmente innumerevoli residui neri di vecchi ritocchi a base oleosa forse risalenti a un restauro ottocentesco.

Si è così rivelata la cromia originale, raffinata e preziosa, seppure molto lacunosa e consunta, con i mari in azzurro di lapislazzuli, mossi da onde e solcati da velieri e animali acquatici di colore bianco, le scritte in oro, le terre in ocra e malachite, con i rilievi lumeggiati e tutte costellate di puntini dorati, le isole in rosso cinabro, come le città, rappresentate da piccoli castelli o pallini, e le linee del reticolo geografico.

Considerata la particolare situazione conservativa, le integrazioni e il restauro pittorico sono stati eseguiti ad acquerello secondo il metodo dell’abbassatura tonale, per restituire leggibilità all’opera mantenendo nei ritocchi la massima leggerezza possibile.

La struttura esterna di sostegno del globo, costituita da diversi elementi in ferro, è stata smontata, restaurata e rimontata al termine dell’intervento sulla superficie dipinta. Il restauro ha permesso di appurare che i ferri principali giunti ai nostri giorni, nonostante i ripetuti smontaggi e interventi ricordati dalle fonti, sono ancora quelli originali. La pulitura, volta alla rimozione di protettivi invecchiati e corrosioni superficiali, ha riportato in luce i dettagli di graduazioni e iscrizioni incise o punzonate prima non visibili.

 

(sp)

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