“10 Anni di guerra in Siria costringono tutti ad una riflessione e ad un approfondimento su quanto accaduto e perché ancora irrisolto.
Tutto – ha ricordato il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – ha avuto inizio il 15 marzo 2011, quando la popolazione manifestò contro il regime del presidente Bashar Al-Assad, la cui discendenza governa Damasco dal 1971, per chiedere riforme democratiche. Il regime cercò di reprimere con la forza le manifestazioni, causando centinaia di morti, ma senza riuscire ad attenuare le proteste che anzi si diffusero. Dopo le repressioni una parte dei manifestanti è passata alla lotta armata enegli ultimi mesi del 2011 alcuni ufficiali disertori hanno proclamato la nascita dell’Esercito Siriano Libero (cioè l’FSA, Free Sirian Army). Da allora si è passati ad una vera e proprio guerra civile.
All’inizio del 2012 si affiancano all’FSA altri gruppi di oppositori fondamentalisti tra i quali il Fronte al-Nusra, lo Stato Islamico dell’Iraq (ISI). Con il passare dei mesi sempre più persone si uniscono al fronte di Fronte Al-Nusra e inizialmente l’Esercito Siriano Libero collabora con il Fronte, che presto però opera sempre di più con azioni di stampo terroristico. Nel corso del 2012 gli scontri tra i ribelli e l’esercito siriano regolare aumentano. Il governo tenta di bloccare i ribelli e i loro sostenitori con azioni sempre più violente, provocando massacri tra la popolazione civile e cercando di attribuire la responsabilità ai ribelli.
Queste azioni suscitano le reazioni a livello internazionale. Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Turchia si schierano a supporto dei ribelli, mentre Russia, Cina, Iran e Venezuela si schierano a favore del regime di Al-Assad.
Nel corso del 2013 il conflitto si è esteso a tutto il Paese e i gruppi estremisti guadagnano sempre più forza. A inizio di marzo 2013 il Fronte di Al-Nusra conquista la città pacifica di Raqqa. Al Fronte si affianca un’altra forza estremista, quello dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS).
La situazione diventa ancora più confusa e frammentata: da una parte c’è l’esercito regolare siriano, difensore del regime di Al-Assad, e dall’altra il fronte dei ribelli, nei quali però , l’Esercito Siriano Libero è ormai contrapposto ad Al-Nusra e all’ISIS, così come le forze curde che operano a Nord-Est della Siria che si oppongono all’ISIS.
Nel 2013, i siriani sono esposti non solo a livelli elevati di violenza, continua l'esodo di centinaia di migliaia di siriani e le nazioni vicine devono far fronte a un afflusso continuo di rifugiati. Alla fine del 2013, circa 1,5 milioni di siriani sono rifugiati.
Nel 2014 l’ISIS si distacca dal Fronte di Al-Nusra. Il fronte dei ribelli è sempre più spaccato. Nel frattempo l’ONU indice una conferenza di Pace a Ginevra per cercare di risolvere la crisi Siriana. Le persone sfollate internamente sono 6,5 milioni, mentre quelle fuggite dalla Siria sono più di 3 milioni. A giugno 2014 Al-Assad viene rieletto mentre lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante conquista molte città dell’Iraq. Il 29 giugno l’ISIS proclama la nascita del Califfato, che comprende territori tra la Siria e l’Iraq. A partire dal settembre 2014 una coalizione guidata dagli Stati Uniti inizia a bombardare i territori della Siria occupati dall’ISIS che nel frattempo concentra le sue azioni al confine con la Turchia, verso la città di Kobane, controllata dalle milizie curde che però, nonostante l’assedio della città, riescono a mantenerne il controllo.
Nel 2015, il numero dei rifugiati siriani fuggiti dal Paese verso gli stati confinanti supera la soglia dei 4 milioni. A migliaia – ha proseguito il presidente Luca Milani – tentano la pericolosa traversata del Mediterraneo, mentre altri sei milioni di persone sono sfollate all'interno della Siria. Il conflitto ha causato la più grande crisi di sfollati dalla Seconda guerra mondiale. Il 2015 è caratterizzato da una violenza estrema e sono numerose le segnalazioni di attacchi chimici. Almeno 1,5 milioni di persone rimangono intrappolate in aree assediate senza accesso ad aiuti umanitari, assistenza sanitaria o evacuazione medica.
Nei primi mesi del 2015 le forze curde, con l’appoggio dell’Esercito Siriano Libero e della Coalizione guidata dagli USA, riescono a riconquistare altri territori e si avvicinano a Raqqa, la capitale del Califfato. L’ISIS contrattacca verso la Turchia ma, dopo diversi scontri, viene di nuovo respinta.
Negli ultimi mesi del 2015 lo Stato Islamico viene bombardato dagli aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti mentre le forze armate russe appoggiano l’esercito governativo siriano nella battaglia per la conquista di Aleppo.
Nel 2016 il conflitto siriano è continuato e gli scontri tra il regime e i ribelli si sono concentrati in particolare ad Aleppo, a partire da luglio 2016 la parte della città occupata dai ribelli, ancora abitata da migliaia di civili, è stata posta sotto assedio e il regime ha bloccato l’arrivo di sostentamenti e gli aiuti umanitari destinati alla popolazione. Negli ultimi mesi Aleppo è stata bombardata in modo massiccio dagli aerei dell’esercito di Assad e dagli alleati russi, che mirano soprattutto a colpire le strutture umanitarie che lavoravano per soccorrere le vittime. A dicembre 2016 i bombardamenti si sono intensificati e a metà mese Aleppo est è caduta ed è stata conquistata dall’esercito di Assad. La situazione a livello umanitario è gravissima: durante i mesi di assedio e i bombardamenti ci sono state centinaia di migliaia di vittime, tra cui moltissimi bambini e donne. Il resto della popolazione di Aleppo est, affamata dal lungo assedio, sta cercando di fuggire dalla zona.
Nel 2017 dopo un'importante offensiva militare su Raqqa, il gruppo dello stato islamico perde il controllo su vaste aree nel nord-est a favore delle forze democratiche siriane sostenute dagli Stati Uniti. A seguito della massiccio offensiva sono centinaia i feriti di guerra .
Nel 2018 gli intensi combattimenti danno origine a nuove ondate di sfollati a nord-ovest della Siria. Nel frattempo, nel nord-est, la gente sta facendo ritorno in città distrutte o piene di trappole esplosive e mine anti-persona.
Nel 2019 il conflitto prosegue, interessando principalmente il nord della Siria. Centinaia di migliaia di persone sono sfollate a seguito di un'offensiva lanciata dalle forze governative siriane e dai loro alleati, in particolare la Russia, nella provincia di Idlib, l'ultima roccaforte dell'opposizione. La maggior parte dei nuovi sfollati si dirige verso zone dove non sono disponibili acqua potabile o cure mediche. Nello stesso anno, l'esercito turco, insieme ai gruppi armati alleati di opposizione siriana, lancia l'operazione 'Sorgente di pace', che mira a liberare le unità di protezione del popolo curdo da una striscia di terra lunga 440 km e larga 30 km lungo il confine turco.
Il 2020 – ha continuato Luca Milani – inizia con la prosecuzione di una grande offensiva militare nel nord-ovest del Paese, che provoca lo sfollamento di circa 1 milione di persone. La pandemia di Covid-19 peggiora ulteriormente la situazione sanitaria già devastata. Nel frattempo, la crisi economica prosegue e la svalutazione senza precedenti della moneta si traduce nell'incapacità di accedere a beni di prima necessità come alloggio, cibo e assistenza sanitaria. I rifugiati in alcuni Paesi limitrofi vengono a loro volta colpiti dalla crisi economica nei Paesi ospitanti, come in Libano.
Marzo 2021: un decennio dopo, il conflitto in Siria non è finito e la popolazione continua a soffrire. Attualmente, quasi 12 milioni di siriani, metà della popolazione prebellica, sono sfollati all’interno o fuori dai confini della Siria. Circa 5,6 milioni di rifugiati sono sparsi in tutto il mondo, la maggioranza dei quali in Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto. Più di 6 milioni di persone (il numero più alto del mondo) sono sfollate internamente al paese, e la maggior parte di loro vive in condizioni precarie.
Un numero record di 12,4 milioni di siriani, quasi il 60% della popolazione, vive attualmente in condizioni di insicurezza alimentare, secondo i nuovi allarmanti dati nazionali del Programma alimentare mondiale (PAM) delle Nazioni Unite.
Il Papa all'Angelus ha ricordato questo conflitto definendolo una delle più gravi catastrofi umanitarie del nostro tempo.
È necessario un rinnovato e fattivo impegno per il cessate il fuoco tra le parti in conflitto – ha concluso il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – ed un immediato e deciso intervento della comunità internazionale, in modo che deposte le armi si possa, ricucire il tessuto sociale e avviare la ricostruzione umana, sociale ed economica del Paese”. (s.spa.)