“Come 78 anni fa, il 16 ottobre 1943 era un sabato. Prima dell’alba di quel giorno, alle 5:30 del mattino, a Roma, scattò il rastrellamento di più di un migliaio di persone appartenenti alla comunità ebraica che viveva nella capitale d’Italia da parte delle forze d’occupazione naziste.
1.259 tra uomini, donne e bambini – ha ricordato il presidente del Consiglio comunale – vennero prelevati da via Portico d’Ottavia e le strade vicine – area che fino a un secolo prima era quella del ghetto ebraico capitolino – ma anche da altre parti della città. Gli arrestati furono condotti al Collegio militare in via della Lungara, dove rimasero per trenta ore, prima di essere trasferiti alla stazione Tiburtina. Da lì, nel primo pomeriggio di lunedì 18 ottobre a bordo di un convoglio partirono, in direzione del campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, dove arrivarono dopo quattro giorni.
La Comunità ebraica romana aveva subìto il ricatto di consegnare cinquanta chili d’oro entro 24 ore per evitare la deportazione, un’iniziativa del comandante della Gestapo a Roma Kappler che negoziò questa consegna, a cui parteciparono anche cittadini italiani. Nonostante questo, ci fu il rastrellamento. Nell’immaginario – ha concluso il presidente Milani – l’operazione si sarebbe svolta nel ghetto, invece è avvenuta in tutta la città, anche nelle zone periferiche.
Dei 1.022 che partirono ne tornarono sedici, di cui una sola donna, Settimia Spizzichino”. (s.spa.)