"Non solo due grandi figure della nostra storia repubblicana, ma anche esempi da seguire per il nostro travagliato presente e per il futuro"
Questo l'intervento del presidente del Consiglio comunale Luca Milani
"La scomparsa repentina, la scorsa settimana, di Guglielmo Epifani, con i funerali che si sono svolti a Roma martedì scorso, mi ha portato a riflettere sul riconoscimento trasversale che ha ricevuto.
Il suo saluto è stato commosso, estremamente ampio e sentito ed è andato decisamente al di là degli schieramenti che lo hanno avuto come militante e dirigente. La stima nei suoi confronti si è resa manifesta non solo da parte dei lavoratori e dei pensionati che lo hanno conosciuto e apprezzato in Cgil, e così nei partiti progressisti nei quali ha operato, ma anche tra le controparti datoriali con le quali si è confrontato in numerosissime occasioni e tra esponenti di forze politiche che lo hanno avuto come avversario. Con Epifani scompare una personalità rilevante della sinistra italiana, un dirigente colto, fermo, pacato, competente, sempre disposto al dialogo e alla ricerca delle convergenze possibili; un leader moderno capace di ascoltare, di discutere e di confrontarsi senza mai trascendere o alterarsi.
In questo terribile 2021 ricorrono però anche due importanti anniversari che riportano la nostra attenzione sulla figura e l’opera di un altro grande sindacalista, Luciano Lama, uomo della Resistenza, della sinistra, del lavoro, delle istituzioni repubblicane e della difesa della democrazia: il centenario della nascita, avvenuta il 14 ottobre 1921, e il venticinquesimo anniversario della scomparsa, il 31 maggio del 1996. Luciano Lama è stato una figura di straordinaria importanza nella vita della Repubblica italiana, vi ha lasciato un segno profondo che è giusto e prezioso riproporre alle attuali e alle future generazioni.
Comunque la si possa pensare è indiscusso il valore umano e sociale e l’apporto che queste figure hanno portato nella salvaguardia dei valori costituzionali repubblicani del nostro Paese.
Luciano Lama, giovanissimo partigiano ha combattuto in Emilia-Romagna nella Resistenza, nel corso della quale rimase ucciso suo fratello minore, fucilato nel ’44 dai nazifascisti. È stato alla testa dei partigiani che hanno liberato Forlì, la sua città, dove è stato subito eletto segretario della Camera del Lavoro. Benché giovanissimo venne chiamato nel 1947 a Roma da Giuseppe Di Vittorio, che lo volle accanto a sé nella segreteria nazionale della Cgil unitaria. È stato proprio il grande sindacalista Di Vittorio il vero maestro politico e sindacale di Lama, a cui ha trasmesso valori, pratiche e sensibilità che lo avrebbero accompagnato per tutta la vita.
Guglielmo Epifani nel 2002, poco dopo la grandiosa manifestazione del Circo Massimo che aveva visto la presenza di 3 milioni di manifestanti impegnati a difendere l’Articolo 18, ha assunto la guida della Cgil fino al 2010 termine del mandato. È stato il primo segretario socialista della Cgil nel secondo dopoguerra come anche il primo segretario proveniente dalla tradizione socialista a guidare il Partito democratico.
È stato un riformista al quale calzava bene la definizione che Luciano Lama era uso utilizzare per tratteggiare quella cultura politica: “riformista è colui che partendo da valori chiari, alti e non negoziabili sa proporre a chi rappresenta il raggiungimento di obbiettivi condivisibili e comprensibili. Obbiettivi da conseguire realizzandoli con la necessaria gradualità.”
Queste due figure ci lasciano una grande eredità, non solo di massimo rispetto ma anche quale esempio da seguire". (fdr)