A Palazzo Vecchio si è tenuto il convegno “Il Calcio al Femminile. Aspetti sportivi, giuridici ed economici”
Si è svolto, nella Sala di Firenze Capitale in Palazzo Vecchio, il convegno sul calcio femminile dal titolo “Il Calcio al Femminile. Aspetti sportivi, giuridici ed economici”. L’evento si è svolto con il patrocinio del Comune di Firenze, dell’AICS e della Fondazione per la formazione forense dell’Ordine degli Avvocati di Firenze, moderato dal cosigliere comunale Lorenzo Masi. Saluti istituzionali del Presidente del consiglio Luca Milani e del Presidente di Aics Comitato di Firenze Andrea Faggi.
All’incontro hanno partecipato calciatrici, avvocati sportivi, presidenti, allenatori e dirigenti di società professionistiche e dilettantistiche toscane e non.
Molti i temi trattati, dalla riforma dello sport, alla parità di genere e lotta contro le discriminazioni, dalle differenze tra professionismo e dilettantismo all’evoluzione nel tempo delle ruolo delle calciatrici, dalla situazione attuale delle infrastrutture sportive dedicate al calcio femminile alle tutele e retribuzioni per le calciatrici, fino alla normativa vigente in tema di agenti sportivi.
“Lo sviluppo del calcio femminile – ha detto la calciatrice Elena Mannucci – parte innanzitutto da un cambio di mentalità a livello culturale nell’approcciarsi a questo sport, soprattutto a tutela delle giovani che si avvicinano all’attività di base”.
Dai vari interventi dei relatori è emerso, in particolare, che il movimento femminile è ancora indietro rispetto ad altre realtà, anche europee, sia in termini di numero di atlete tesserate (basti pensare alla Spagna, dove sono circa 400.000 atlete contro le 35.000 circa dell’Italia) che rispetto agli investimenti ed agli sponsor, per non parlare delle carenze infrastrutturali e soprattutto culturali. Permangono ancora, infatti, troppi pregiudizi su chi si approccia dall’esterno a questo mondo e sono frequenti, purtroppo, lamentano le calciatrici episodi di discriminazione.
"La FIGC ha fatto bene ad investire sul calcio femminile di vertice per dare visibilità e infrangere alcuni tabù presenti in Italia, ma adesso occorre investire sulla base se si vuole assicurare a tutto il movimento un futuro solido"– ha aggiunto l’avvocato Marco Checcucci –.
Le calciatrici, chiedono in sostanza, in primis, pari dignità e rispetto al pari di qualsiasi altro sport, nonché spazi adeguati per praticare l’attività (a partire da spogliatoi e strutture adeguati e campi di gioco al pari dei maschi) e un coinvolgimento maggiore in termini di attenzione alle proprie istanze da parte delle istituzioni sportivi, dai comuni e dalla federazione. Ben poco possono fare a riguardo le singole società sportive che spesso, da sole, dati i pochi incassi, riescono a mala pena a coprire i costi di gestione, e in molti casi soprattutto nelle serie inferiori non riescono a corrispondere neanche rimborsi spese alle ragazze.
“Il raggiungimento della pari dignità nel calcio – ha aggiunto l’avvocato e calciatrice Sara Torrini – passa necessariamente da un cambiamento culturale e sociale. Le iniziative legislative, perché non siano dei giganti dai piedi di argilla, devono poggiare su un sistema che non veda le squadre femminili come un peso e che riserva loro allenamenti in campi di patate, divise logore e spogliatoi fatiscenti. La parità non arriva da una concessione ma da un lavoro quotidiano, mirato ad abbattere gli stereotipi e a sostenere fattivamente la passione calcistica di bambine e ragazze”.
Un passo nella giusta direzione, almeno a livello normativo, è stato sicuramente fatto grazie alla recente riforma dello sport, con l’introduzione del professionismo sportivo (anche se solo, al momento, in riferimento a società e atlete che partecipano alla serie A), nonché con le norme in tema di rapporto di lavoro, tutela contro le discriminazioni e la parità di genere e riguardo alla previdenza. Tuttavia, la strada è ancora lunga e molto altro ancora deve essere fatto per arrivare ad un pieno e completo riconoscimento del movimento femminile.
“Bene la riforma dello sport e il professionismo per la serie A. Ma per supportare davvero lo sviluppo del calcio femminile – ha aggiunto l’avvocato Leonardo Secci – la politica, la federazione e le istituzioni sportive dovrebbero dare maggiore ascolto alle istanze di calciatrici e società”
Un convegno che ha visto molta partecipazione ma altrettanta interazione con chi era venuto solo per seguire.
“Moderare questo convegno – ha concluso l’avvocato Lorenzo Masi, consigliere comunale, da sempre attento al tema sportivo – e soprattutto ascoltare gli interventi delle calciatrici, ha fatto emergere quanto ancora ci sia da lavorare per far si che il calcio femminile possa equipararsi un domani a quello maschile. Serve sicuramente una programmazione Politica nazionale-regionale-locale che guardi a lungo termine”. (s.spa.)