Luca Milani (Presidente Consiglio comunale) sulla Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle Vittime innocenti delle mafie

L’intervento di Maurizio Vallone, Direttore della Direzione Investigativa Antimafia

“Questo 21 marzo non è solo il primo giorno di primavera, è anche la Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, sono più di mille le vittime innocenti i cui nomi – ha ricordato il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – sono stati letti stamani, come ogni anno per merito dell’iniziativa di Libera e di Avviso Pubblico; tra questi voglio ricordarlo, ben 108 sono bambini.

Il 21 marzo nasce dal dolore di una mamma. Una giornata estiva sulla autostrada tra Punta Raisi e Palermo. Magistrati, rappresentanti delle istituzioni e delle forze di polizia, cittadini e studenti commemorano il primo anniversario della strage di Capaci. C’è anche don Luigi Ciotti sul luogo del dolore. Prega, in silenzio. Quando, all’improvviso, si avvicina una donna, si chiama Carmela, è vestita di nero e piange. La donna prende le mani di don Luigi e gli dice: «Sono la mamma di Antonino Montinaro, il capo scorta di Giovanni Falcone. Perché il nome di mio figlio non lo dicono mai? È morto come gli altri.

Da quel momento è nato l’impegno di Libera per ricordare tutte le vittime innocenti delle mafie.

Oggi come già sapete ricorrono anche Trent’anni dalla nascita della DIA – Direzione Investigativa Antimafia, 30 anni di storia della lotta alle mafie dal 1991, quando nacque da un’intuizione di Giovanni Falcone, fino alle inchieste più recenti. Questa mattina nel Salone dei Cinquecento c’è stato il convegno “Cultura e sport” e la mostra itinerante nel cortile della dogana. A questo proposito sono molto lieto di ospitare in Consiglio comunale di Firenze il Direttore Generale della DIA di Roma, il Dr. Maurizio Vallone che ringrazio sentitamente per aver accetta l’invito del Consiglio comunale.

Il 29 ottobre 1991 un decreto legge istituisce la Direzione Investigativa Antimafia, un progetto ispirato dal giudice Giovanni Falcone che unisce le forze di polizia italiane – Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza - nella lotta alla criminalità organizzata.

Il 24 maggio 1992, all’indomani della strage di Capaci, la DIA diventa operativa iniziando ad indagare proprio su quell’evento drammatico che segna una ferita indelebile nel cuore dello Stato, seguita poco meno di tre mesi dopo dalla strage di via D’Amelio con l’uccisione del Giudice Borsellino.

In 30 anni di attività, gli uomini migliori delle forze dell’ordine hanno lavorato nell’ombra e senza clamori per catturare latitanti di mafia, camorra, ‘ndrangheta, anche oltre i confini nazionali; attraverso l’utilizzo di nuovi metodi investigativi sono arrivati alla conclusione di centinaia di arresti, e al sequestro dei grandi patrimoni delle mafie.

Dietro quei passamontagna scuri che tante volte abbiamo visto nelle immagini in tv, ci sono donne e uomini che ogni giorno hanno combattuto la criminalità organizzata, pagando spesso un caro prezzo sul fronte della loro vita privata. Ma la contropartita è stata il successo di molte operazioni. Il successo dello Stato, uno Stato finalmente capace di mettere da parte rivalità e divisioni interne per costituire un fronte comune contro le mafie. Negli ultimi mesi la Fondazione Caponnetto, Libera, ed il Procuratore Generale all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Firenze, hanno parlato di un quadro allarmante per i segnali di infiltrazioni malavitose nel contesto economico della Toscana. Nella nostra regione è, infatti, sempre più fondato il fatto che dal rischio “infiltrazioni” della criminalità organizzata, si passi ad un livello ancora superiore e deleterio, arrivando ad un continuo e maggiore radicamento e quindi stabilizzazione sul nostro territorio. La Toscana in questo contesto rischia di smarrirsi e di svegliarsi quando è troppo tardi, occorre dare una scossa alla società civile, ai suoi imprenditori e amministratori perché nessuno si possa adagiare su una rappresentazione della Toscana che potrebbe essere completamente ribaltata dalla presenza malefica e radicata delle mafie e della criminalità.

La mafia – ha concluso il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – ha anche ferito profondamente la nostra città. Firenze nel 1993 è stata colpita profondamente dall'attentato di via dei Georgofili, e se negli anni successivi c’è stato un forte e diffuso moto di ribellione e contrasto alle organizzazioni malavitose, con il tempo il rischio di una sottovalutazione del fenomeno è incombente. Un ringraziamento sentito al Questore ed a tutti gli agenti della Polizia di Stato. Per questo motivo ho voluto congiuntamente ai Vice Presidenti, la presenza del dr. Maurizio Vallone nel nostro Consiglio per rafforzare la lotta e l’impegno del Sindaco, della Giunta, di tutto il Consiglio comunale e di tutta l’Amministrazione al fianco degli investigatori e delle associazioni che combattono il potere mafioso nella società”. (s.spa.)

L’intervento di Maurizio Vallone, Direttore della Direzione Investigativa Antimafia

Sig. Sindaco, Presidente del Consiglio Comunale di Firenze, Signore e Signori Consiglieri comunali, grazie per l’invito che avete voluto rivolgere alla mia persona, in rappresentanza di tutte le donne e gli uomini della D.I.A.

Oggi abbiamo inaugurato, nel Cortile delle Dogane di Palazzo Vecchio, la quattordicesima delle ventidue tappe della “Antimafia itinerante”, una mostra interattiva che racconta la storia e l’attività operativa della DIA, tracciandone gli orizzonti futuri. Un percorso che abbiamo avuto l’onore di poter inaugurare al palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, il 29 ottobre scorso.

Nell’ambito di ciascuna tappa abbiamo organizzato un convegno, ognuno dei quali riguardante un argomento attinente all’attività di contrasto alle mafie, che ha visto e vedrà la partecipazione di illustri relatori, tra i quali ministri della Repubblica, magistrati, professori universitari, rappresentanti del mondo della religione e del mondo dell’associazionismo civile e sindacale.

Questo lungo percorso ha avuto inizio nell’aula bunker di Palermo, ed è poi proseguito in tutta la Sicilia: abbiamo raccontato dell’impegno dei magistrati, abbiamo illustrato l’utilizzo dei beni confiscati, abbiamo ragionato del ruolo delle religioni, abbiamo analizzato le molteplici modalità di riciclaggio dei profitti illeciti ed abbiamo parlato delle agro-mafie.

Siamo approdati in Calabria per poi risalire tutta la penisola, discorrendo con le giovani generazioni di mafie transazionali, del ruolo delle Associazioni del terzo settore, del gioco d’azzardo.

Stamattina, nella splendida cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, abbiamo affrontato l’argomento “Cultura e sport per il contrasto alle mafie” e ne abbiamo tratto la ferma convinzione che per battere le mafie occorre parlare alle giovani generazioni con linguaggi a loro congeniali e su temi che sentono propri.

Nelle prossime tappe discuteremo di appalti, di corruzione e del ruolo delle donne nelle mafie e nell’antimafia. Giungeremo a Milano, nella sede della Borsa italiana, alla presenza del Presidente del Consiglio, per parlare di buona finanza e cattiva finanza.

Concluderemo il nostro itinerario a Torino, il 25 maggio prossimo, parlando dello sviluppo economico come antidoto alle mafie. In quell’occasione, consegneremo il testimone virtuale del nostro trentennale alla signora Maria Falcone ed alla sua associazione, che proseguiranno il cammino dell’Antimafia Itinerante con le iniziative per la commemorazione del trentesimo anniversario della strage di Capaci.

Un lungo ed impegnativo percorso, che si è reso necessario perché oggi, più che mai, è importante parlare alle persone ed alle Istituzioni di mafia e di antimafia.

Qualche mese orsono, in una scuola del nord Italia, alla domanda rivolta ad uno studente liceale su cosa sapesse della mafia, la sua risposta è stata “una cosa dei tempi di Falcone e Borsellino”.

Nulla di più sbagliato e pericoloso poiché i devastanti effetti procurati delle mafie sono attuali ma forse anche più insidiosi che nel recente passato.

Oggi le mafie utilizzano di meno armi ed esplosivi e preferiscono immettere i loro capitali nei circuiti finanziari, sia illeciti sia legali.

Non è un caso che negli ultimi anni, a fronte di una forte riduzione degli omicidi di mafia, si siano moltiplicati i reati di riciclaggio, di turbative delle aste e le segnalazioni di operazioni sospette connesse alla criminalità organizzata, con la inaccettabile conseguenza di sottrarre ricchezza al Paese, turbare l’economia legale, le sue regole ed il suo governo.

Eppure, il “garbo criminale” delle mafie non può far dimenticare che armi ed esplosivi sono sempre lì, pronti ad essere utilizzati laddove ritenuto necessario o anche solo utile.

Da qui il nostro risoluto impegno, che rinnovo oggi a Firenze, a nome di tutte le donne e gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia, di una instancabile ed incessante attività di contrasto a tutte le mafie, per consentire uno sviluppo economico e sociale del nostro Paese libero dalle organizzazioni criminali.

Contrasto alle espressioni criminali mafiose che ha visto un impegno crescente delle Istituzioni che negli anni hanno perfezionato un’architettura antimafia complessa e all’avanguardia, di cui la DIA è parte integrante e, mi sia consentito, elemento di punta.

La costante e minuziosa analisi sull’andamento della delittuosità riconducibile alla criminalità di tipo mafioso ha mostrato nel tempo come queste organizzazioni stiano continuando a orientarsi secondo una strategia tesa a consolidare il tradizionale “controllo” del territorio. Tuttavia nel recente periodo hanno contestualmente privilegiato una strategia silente e di sommersione specie nelle aree di proiezione, strumentale all’inquinamento dell’economia legale.

Quest’ultimo fattore è ritenuto tuttora elemento fondamentale per la stessa sopravvivenza delle consorterie e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza. Infatti, la grande disponibilità dei capitali illecitamente acquisiti richiede alle mafie una nuova capacità di riciclaggio segnatamente sia nei comparti produttivi più remunerativi sia nel settore dei pubblici appalti, in ambedue casi allo scopo di mimetizzare la provenienza di tali ricchezze facendone proliferare i frutti.

La messa a sistema delle risultanze info-investigative condotte nei confronti dei diversi gruppi mafiosi consente non solo di tracciare gli attuali modelli operativi delle mafie utili a prevederne l’evoluzione, ma soprattutto di calibrarne l’adeguata strategia di contrasto.

In tale quadro la DIA nell’azione antimafia esprime una naturale vocazione su tre focus operativi.

In primo luogo svolge l’attività di analisi della criminalità organizzata di tipo mafioso, peraltro compendiata semestralmente nella Relazione che il Ministro dell'Interno presenta al Parlamento. Si tratta di un documento “dinamico” in quanto, oltre a fotografare l’operatività dei gruppi mafiosi sulla base di riscontri giudiziari, disegna le linee di tendenza e i profili evolutivi di tutte le consorterie criminali, offrendo un’analisi attuale e “predittiva” indispensabile per orientare tutti gli uffici inseriti nel sistema antimafia del Paese.

La seconda direttrice riguarda l’azione di antiriciclaggio in un duplice aspetto. Da un lato attraverso il monitoraggio degli appalti pubblici effettuato dall’OCAP, per prevenire i tentativi di infiltrazione mafiosa, e la partecipazione ai Gruppi interforze antimafia delle Prefetture per la verifica dei presupposti per l'emanazione dei provvedimenti interdittivi e del diniego all’iscrizione alle white list.

Nel 2021 sono state emanate dalle Prefetture toscane complessivamente 42 provvedimenti interdittivi.

Dall'altro, mediante l'approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette che la DNAA restituisce alle DDA competenti per territorio in caso di riscontri utili per successive investigazioni. Un sistema di prevenzione che si fonda sugli obblighi di canalizzazione dei flussi finanziari presso intermediari autorizzati e sul correlato onere a carico dei medesimi soggetti di segnalare le operazioni sospette individuate sulla base di profili soggettivi ed oggettivi.

Nel tempo il sistema nazionale antiriciclaggio è stato integrato dalle direttive UE che hanno portato all’istituzione dell’autorità nazionale antiriciclaggio, il Financial intelligence unit – FIU, che condivide con la DIA le segnalazioni finanziarie anomale provenienti dall’estero, e previsto l’istituzione del Comitato di sicurezza finanziaria – CSF, nel quale siede anche un rappresentante della DIA, quale punto di raccordo tra le amministrazioni e gli enti interessati.

Infine, le attività di analisi e l’azione antiriciclaggio sono strettamente collegate e funzionali non solo allo svolgimento di indagini di polizia giudiziaria per contenere e reprimere il fenomeno, ma anche all’aggressione dei patrimoni mafiosi previa proposizione ai competenti Tribunali delle misure di prevenzione patrimoniali. L’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati infatti è considerata di fondamentale importanza nella lotta dello Stato contro la criminalità organizzata che dai profitti illeciti trova principale forze rigenerativa. Il recupero dei capitali mafiosi vede la DIA protagonista sia con proprie iniziative propositive, sia a seguito di delega dell’AG competente.

L’impegno della DIA in questo sistema di contrasto si riassume nel valore complessivo dei beni sottratti alle mafie dal ’92 ad oggi che ammonta a oltre 25 miliardi di euro per i sequestri e 12 miliardi di euro per le confische, nonché nei 1.532 accessi ai cantieri e 17.506 imprese monitorate ai fini antimafia.

Anche sul fronte della cooperazione internazionale di polizia che rappresenta una direttrice privilegiata nel contrasto alle organizzazioni criminali strutturate, attesa la sempre maggiore dimensione oltre confine di queste ultime, la DIA ha fornito un importante impulso anche attraverso la costituzione della Rete Operativa Antimafia @On.

Sin dal 2013 infatti la DIA ha dato vita alla Rete @ON avvalendosi della risoluzione del Parlamento Europeo che richiedeva agli Stati Membri la creazione di una “rete operativa antimafia” dedicata all'attività investigativa e di contrasto delle organizzazioni criminali. Lo strumento favorisce lo scambio operativo delle informazioni sulle organizzazioni criminali presenti negli Stati Membri dell’Unione Europea e consente di sostenere le indagini a livello transnazionale mediante il rapido invio sul posto di investigatori specializzati sul particolare fenomeno criminale indagato a supporto dei Paesi richiedenti.

Ad oggi la Rete @ON è stata interessata al supporto di 50 indagini e al finanziamento di 160 missioni operative di oltre 600 investigatori. Si tratta di complesse attività operative che hanno consentito di arrestare 283 criminali, rintracciare 4 latitanti e sequestrare più di 10 milioni di euro e ingenti quantitativi di droga e armi.

Attualmente hanno aderito alla Rete @ON 31 forze di polizia in rappresentanza di 26 Paesi e nel suo ambito l’Italia è rappresentata dalla DIA nella veste di Project leader del Network.

Alla luce dei confortanti risultati operativi conseguiti dal progetto, la Direzione Generale Affari Interni della Commissione Europea ha stanziato, per il biennio 2022-2023, un finanziamento ulteriore di 2 milioni di euro per la prosecuzione del progetto.

Venendo alla situazione della Toscana e di Firenze in particolare, la presenza mafiosa è meno riconoscibile perché le tecniche di infiltrazione nell’economia locale sono più sofisticate in quanto quasi mai connotate dal fattore violenza. I settori più esposti sono quelli dell’edilizia, del turismo e del settore conciario, in relazione al quale particolarmente sensibile risulta essere la filiera del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti.

Il particolare fenomeno di pervasività criminale nel territorio toscano, pur in assenza di insediamenti strutturati ed autonomi, oggi può esercitare una più incisiva e penetrante infiltrazione a causa delle criticità economiche generate dalla crisi pandemica che aprono nuovi scenari di colonizzazione criminale dell’economia regionale. In Toscana le storiche organizzazioni mafiose mostrano una forte vocazione imprenditoriale, che trova realizzazione nel tessuto economico locale attraverso investimenti di capitali illeciti sia per fini di mero riciclaggio, sia con l’obiettivo di fare impresa, operando attivamente nel mercato regionale e anche fuori i confini toscani.

Gli appetiti criminali nei confronti dell’economia legale in generale e dell’imprenditoria in particolare infatti vengono spesso soddisfatti anche tramite le competenze professionali di soggetti autoctoni non sempre direttamente collegabili alle tradizionali organizzazioni mafiose nostrane.

Per far fronte alla vulnerabilità economica generata dall’emergenza sanitaria i Gruppi Interforze costituiti presso le Prefetture delle province toscane, cui partecipa attivamente la DIA, hanno proprio l’obiettivo di monitorarne il tessuto produttivo al fine di prevenire, contrastare e reprimere le infiltrazioni della criminalità organizzata ed i fenomeni corruttivi nell’affidamento degli appalti, implementando. in funzione antimafia. il livello del sistema dei controlli per rendere più incisive le verifiche e rafforzare i presidi a tutela della trasparenza. In tale ottica e al fine di mantenere il regolare svolgimento delle dinamiche imprenditoriali e tutelare l’ordine pubblico economico vanno lette le iniziative volte a salvaguardare la realizzazione di opere e la prestazione di servizi di interesse pubblico, nonché i numerosi provvedimenti interdittivi antimafia emessi nei confronti di varie imprese collegate alla criminalità organizzata campana, calabrese e siciliana.

Le attività giudiziarie e di analisi hanno tratteggiato evidenti e significativi segnali di condizionamento e infiltrazione nelle dinamiche economico-finanziarie e sociali concretizzatesi attraverso incisive forme di riciclaggio delle ingenti somme di denaro di provenienza illecita ed hanno evidenziato la capacità di erosione del tessuto economico toscano, soprattutto della ‘ndrangheta e della camorra e in misura meno diffusa di Cosa Nostra, per la quale è stata comunque accertata la presenza sul territorio di soggetti affiliati o contigui alle varie famiglie mafiose siciliane stabilitisi nella regione.

Più incisiva è l’operatività nei più svariati settori leciti e illeciti della criminalità campana le cui proiezioni di matrice camorristica risulterebbero distribuite in maniera eterogenea sul territorio regionale.

Al riguardo la DIA ha svolto un’articolata attività di monitoraggio dei soggetti economici coinvolti nelle indagini al fine di consentire alle Prefetture competenti l’adozione di provvedimenti interdittivi operando anche come raccordo tra i diversi Uffici territoriali del Governo della Regione interessati, a diverso titolo, alle descritte dinamiche criminali.

Con riferimento all’ambito dell’illecito inerente agli stupefacenti le pregresse attività di contrasto hanno confermato come in Toscana anche la criminalità straniera in particolare quelle maghrebina e nigeriana sia attiva nel traffico e nello spaccio di droga ma anche nella commissione di reati predatori.

Per quanto riguarda la criminalità cinese presente principalmente nelle province di Firenze e Prato essa è particolarmente attiva nella produzione e commercializzazione di merce contraffatta non conforme alla normativa comunitaria ma anche nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della manodopera irregolare e della prostituzione.

Una realtà, quella fiorentina e più in generale toscana, ricca di economia e professionalità libera sostanzialmente da condizionamenti mafiosi e da radicamenti di organizzazioni criminali ma sulla quale occorre attentamente vigilare per evitare che soggetti contigui alle mafie possano creare cellule di malaffare anche in questo territorio.

Ed in questa prospettiva che il Centro operativo DIA di Firenze verrà ulteriormente potenziato e che verranno affrontate, in ambito nazionale e locale, le nuove sfide che la criminalità organizzata ci propone quali l’utilizzo del metaverso per svolgere attività criminali, comunicazioni tra gli associati ed attività di riciclaggio con l’utilizzo di nuovi strumenti come gli NFT (Not Fungible Token) che vengono venduti esclusivamente in moneta elettronica con gravi difficoltà di tracciabilità.

Nuove sfide per l’intelligence di un futuro che lungi dall’essere remoto è ormai di stretta attualità e che necessita di importanti professionalità e di lungimiranza investigativa e di progettualità.

Ringrazio ancora per l’attenzione che il Consiglio Comunale di Firenze ha voluto dedicare al trentennale della DIA e per l’ospitalità che l’intera città ha mostrato nei nostri confronti.

 

Firenze, 21 marzo 2022

Maurizio Vallone

Direttore della Direzione Investigativa Antimafia

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