Semplificazione delle norme e delle procedure, selezione innovativa dei progetti, nuove assunzioni nella pubblica amministrazione per gestire i progetti del Recovery Plan.
Sono questi, in sintesi, gli argomenti principali emersi nel seminario online “Strumenti efficaci per la Pa di fronte alla sfida del Recovery Plan”, organizzato dal Comune di Firenze. Hanno partecipato: Filippo Patroni Griffi, Presidente Consiglio di Stato; Andrea Simoncini, Professore di Diritto Costituzionale all’Università di Firenze; Dario Nardella, Sindaco di Firenze; Patrizia Barbieri, Sindaco di Piacenza; Marco Bucci, Sindaco di Genova; Gianni Anselmi, Consigliere della Regione Toscana; Agnese Pini, Direttrice de La Nazione.
“Le opere finanziate con il Recovery Fund in tutta Europa dovranno essere appaltate entro la fine del 2023 e realizzate entro la fine del 2026. Per i tempi italiani sono date sfidanti”. Così il sindaco Nardella ha introdotto il dibattito, ribadendo l’esigenza di semplificare il codice degli appalti pubblici: sono modifiche che richiederanno molto tempo e quindi - visti i tempi stretti - si può partire intanto applicando solo le norme attuative delle direttive europee e lasciando solo alcune norme legate alla specificità italiana.
“Nel dibattito politico - ha detto Nardella - si è parlato di cancellazione e sospensione del codice, ma io credo che siano parole un po' lanciate al vento. Non si può sospendere l'intera normativa che riguarda l'attuazione delle opere pubbliche, perché si creerebbe un vuoto normativo. Io credo invece in una forte semplificazione”.
Nel dibattito è stato affrontato il tema del rapporto tra gli enti territoriali e i vari livello di valutazione di impatto dal punto di vista ambientale. “Quello dell’ambiente - ha detto il sindaco di Firenze - è un nodo che va affrontato in modo non ideologico, con grande pragmatismo. La presidente della Commissione UE Von der Leyen ha detto che il 37% di tutti i fondi del Recovery and Resilience Plan deve essere destinato a opere ambientali, green, quindi andiamo proprio a impattare sul rapporto tra ambiente e opere pubbliche, che è l'aspetto più delicato e complesso che abbiamo nel nostro Paese".
Poi c’è il tema dei beni culturali e paesaggistici: “Abbiamo idea di cosa significa realizzare 209 miliardi di opere pubbliche nel paese più vincolato al mondo? - chiede Nardella -. La tutela dei beni culturali è fondamentale, ma l’iperprocedimentalizzazione e la complessità dei rapporti tra le stazioni appaltanti e le Soprintendenze rischia di rendere impossibile la realizzazione di molte opere”.
Secondo il sindaco “le regole sono necessarie, ma se le procedure sono semplificate, non servono scorciatoie”. Occorre coraggio, incisività, un'azione forte di governo: “Se non semplifichiamo gli strumenti rischiamo di perdere la grande occasione della vita, che è quella di trasformare i 209 miliardi in opere che servono alle nostre città e ai nostri cittadini”.
Infine il tema del pubblico impiego: “Già - ricorda Nardella - dobbiamo far fronte ai progetti dei piani di investimento di Regioni e Comuni; ora ci dobbiamo anche ritrovare a seguire la progettazione, gli appalti, l’esecuzione e quindi i cantieri di 209 mld di opere in cinque anni con lo stesso personale che abbiamo, che è già sottodimensionato. Come facciamo in regime di Covid ad avere nuovo personale qualificato in tempi rapidi per poter gestire gare così complesse?”.
Questi i punti principali emersi nelle conclusioni del dibattito: il governo deve usare il Recovery Plan in modo innovativo: non deve essere un’operazione solo finanziaria, una partita di giro nell’uso delle risorse, ma serve innovazione nel selezionare i progetti. Gli enti locali sono poco coinvolti - non solo in Italia ma a livello europeo -, è quindi fondamentale recuperare il ritardo nei rapporti tra il livello centrale e gli enti territoriali. Sono necessarie nuove procedure con le Soprintendenze e con gli enti per la tutela ambientale: abbiamo 21 piani paesaggistici regionali, quando il Recovery Plan è nazionale. Dobbiamo agire sulle norme ordinarie per renderle più semplici. Entro dicembre il Paese deve essere in grado di semplificare il codice degli appalti e soprattutto le procedure nell’aspetto dell’impatto ambientale e dei vincoli storico-paesaggistici. Bisogna infine investire nel reclutamento e nella formazione del personale della pubblica amministrazione. (gc)