“Il 22 aprile saranno 40 anni dall’approvazione della Legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza.
E’ stata una vittoria delle donne – spiega la consigliera di Firenze riparte a sinistra Donella Verdi – per affermare il diritto alla libertà di decidere sul proprio corpo.
In questi giorni ci sono iniziative in tutta Italia per riaffermare questa importante conquista delle donne e a Firenze, il 22 maggio ci sarà l’iniziativa promossa da NonUnadiMeno che organizza in Piazza Santo Spirito un doppio evento: la Consultoria autogestita con la presenza di una ginecologa per parlare di sessualità e del ruolo dei consultori, per distribuire materiale sulla salute sessuale e riproduttiva e il lancio di un’autoinchiesta sui consultori e la 194 attraverso un questionario.
La 194 è stata una conquista di civiltà che ha tolto migliaia di donne dal pericolo e dalla vergogna dell’aborto clandestino.
Purtroppo stiamo assistendo a una pericolosa regressione culturale sul campo dei diritti e proprio in questi giorni la Legge 194 è sottoposta ad un pesante attacco da parte dei movimenti pro-vita che colpevolizzano le donne e le dipinge come assassine.
Ma le donne non sono disponibili a sottostare a chi vorrebbe avere il controllo e decidere sul loro corpo. Non sono disponibili ad arretrare di un passo su questa conquista di civiltà e di libertà.
Piaccia o non piaccia a chi cerca di ostacolarne l’applicazione, avere o non avere figli è oggi una libera scelta e non può essere fermata. Nemmeno l’obiezione di coscienza, che in Italia tocca il 70% e in alcune parti del Paese arriva fino al 100%, può fermarla.
Associazioni, sindacati e personalità varie hanno inviato una lettera alle donne che sono in Parlamento affinché si mobilitino in difesa della Legge 194. Le istituzioni devono essere in grado di mettere in campo gli strumenti per garantirne la piena applicazione della Legge e non consentire che vi siano strutture in cui le donne non possono abortire per mancanza di personale non obiettore e rendere disponibile in ogni farmacia la pillola del giorno dopo e quella dei 5 giorni dopo, il ritorno a una contraccezione libera e gratuita, non ostacolare l’interruzione di gravidanza farmacologica, attualmente solo al 15%, con l’assurdo ricovero ospedaliero, per un trattamento che potrebbe passare attraverso i consultori e che non trova giustificazione alcuna se non quella di rendere il percorso per abortire più difficile e punitivo ma soprattutto per mantenere, attraverso il ricovero, il controllo sul corpo delle donne.
La libertà delle donne fa paura – conclude Donella Verdi – ma le donne non sono disponibili a rinunciarvi”. (s.spa.)