Fu protagonista di importanti salite su Alpi, Dolomiti, Gran Sasso e soprattutto sulle Apuane
“Voglio esprimere il mio profondo cordoglio, nel ricordo delle imprese realizzate che ne fanno uno dei protagonisti dell'alpinismo italiano”. Lo ha detto detto l'assessore Cosimo Guccione commemorando Giancarlo Dolfi, morto lunedì scorso a Firenze a 89 anni. Dolfi, nato nel 1930 e docente di educazione fisica, è stato alpinista, istruttore nazionale di alpinismo, scialpinista, sciatore, fondista. Dal 1956 e poi nel 1958, quando conseguì il titolo di istruttore nazionale di alpinismo del Club alpino, ha cominciato a frequentare i grandi alpinisti di punta del tempo aprendo e ripetendo vari itinerari sulle Alpi, in Dolomiti, Gran Sasso e sulle Apuane dove il suo nome è associato a numerose vie di elevata difficoltà diventate nel frattempo delle classiche dell’alpinismo. Tra le tante salite da lui effettuate, alcune di particolare rilevanza, lo resero famoso anche a livello nazionale, come dimostrato dalla sua partecipazione al Convegno del Festival Internazionale del Cinema di Montagna di Trento, assieme ai più forti scalatori del mondo. Per brevità ci si limita a ricordare la prima ascensione in solitaria della parete Nord del Pizzo d’Uccello (Apuane) per la via Oppio-Colnaghi nel 1956; la prima salita diretta della parete est del Procinto (Apuane) nel 1961; la prima ripetizione, in solitaria, della parete sud-ovest della Cima dei Burelloni (Dolomiti) e infine la prima ascensione dello sperone ovest della Rocchetta Alta di Bosconero (Dolomiti). É stato direttore della Scuola di Alpinismo “Tita Piaz” del CAI di Firenze dirigendo vari corsi e formando istruttori che diventeranno le colonne portanti della scuola per gli anni a venire. Fu tra i partecipanti alla spedizione alpinistica del CAI Firenze nel 1984 alla Cordillera Huayhuash nelle Ande peruviane e nel 2010 celebrò i suoi ottanta anni ripetendo la sua via sulla parete Nord del Procinto, aperta nel 1956.
“Maestro di intere generazioni di alpinisti e studenti ha portato tanti giovani sui sentieri e sulle vie di una montagna da vivere, ammirare, saper conoscere e ascoltare – ha concluso l'assessore Guccione – è stato un protagonista assoluto soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta quando l’alpinismo era passione di pochi eroi del verticale capaci di compiere grandi imprese in scarponi di cuoio, pantaloni alla zuava, canaponi e scarse attrezzature”. (fn)