Armentano e Perini (Pd) a Cocollini e Asciuti: “Campagna lesiva della dignità delle donne e antiscientifica. No lezioni di democrazia dalla Lega”

La replica di capogruppo e vicecapogruppo Pd: “Grave e offensivo da parte di Asciuti associare donne a ‘sarcofaghi’”

“Non prendiamo lezioni di democrazia dalla Lega, un partito il cui segretario, da ministro dell’Interno, voleva ‘pieni poteri’, né di tutela della salute dal consigliere Asciuti a cui consigliamo piuttosto di informarsi meglio”. Nicola Armentano e Letizia Perini, capogruppo e vicecapogruppo Pd replicano ai consiglieri Cocollini e Asciuti (Lega). “Le vele in questione, relative alla campagna anti RU486, riportano un messaggio lesivo della dignità delle donne ma anche completamente falso e antiscientifico, facendo disinformazione sanitaria: lo ha spiegato in modo chiaro l’assessora Albanese, che ha motivato puntualmente le azioni del Comune e ha giustamente sollecitato un intervento del Ministero della Salute. – proseguono Armentano e Perini - A Asciuti poi chiediamo di portare più rispetto alle donne perché associarle al termine ‘sarcofago’ è grave e profondamente offensivo, a maggior ragione per tutte coloro che si sono trovate nella condizione dolorosa e difficile di dover interrompere una gravidanza. E poi, non sapevamo fosse entrato a far parte di qualche autorità sanitaria, che lo legittima a definire la sicurezza di un medicinale o di un altro e a valutarne effetti collaterali. Perché a noi risulta piuttosto che la RU486 sia un farmaco riconosciuto dagli organismi preposti, le cui linee di indirizzo sono state aggiornate dal Ministero della Salute tenendo conto delle indicazioni del Consiglio superiore di Sanità. Perché noi del Pd crediamo nelle autorità scientifiche, cosa che deduciamo non vale per la Lega, anche se l’avevamo intuito dal loro mancato sostegno alla nostra risoluzione per aderire al Patto trasversale per la scienza. E di certo non stiamo a guardare quando qualcuno diffonde informazioni non dimostrate ed allarmiste, con il rischio di creare paure ingiustificate riguardo a presidi terapeutici validati dall’evidenza scientifica e medica, perdipiù, come in questo caso, mettendo in discussione il diritto delle donne alla propria autodeterminazione”.

 

(sa. ca.)

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