Presenti il sindaco Nardella e l’assessore Sacchi
“Il David è un’opera incomparabile che non solo ci inebria con la sua perfezione ma anche ci ammonisce come simbolo, un’energia che nasce dalla bellezza e spinge al bene. Una bellezza che unisce le persone, come recita il motto di Expo, e non divide le nazioni. Sono certo che la sua immagine iconica contribuirà alla rinascita non solo dell’Italia ma del mondo dopo la pandemia”. Lo ha detto il sindaco Dario Nardella all’inaugurazione a Dubai del Padiglione Italia per Expo 2020.
Il sindaco, accompagnato dall’assessore alla cultura e relazioni internazionali Tommaso Sacchi, è arrivato a Dubai lunedì per un incontro con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e numerose aziende partner di Expo. La missione ha poi previsto l’inaugurazione odierna del Padiglione.
L’evento è cominciato con una breve cerimonia nel Padiglione Terra di Expo. Erano presenti tra gli altri il Ministro Di Maio, il Commissario per la partecipazione dell’Italia a Expo Dubai Paolo Glisenti, i progettisti del Padiglione Carlo Ratti e Italo Rota e il suo direttore artistico Davide Rampello, Cecilie Hollberg, direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze e la professoressa Grazia Tucci dell’Università di Firenze che ha guidato il progetto di riproduzione del capolavoro michelangiolesco.
Dopo la cerimonia c’è stato lo scoprimento della copertura del Padiglione, tre scafi rovesciati di colore verde, bianco e rosso che danno vita al più grande tricolore realizzato nella storia del nostro Paese. C’è stato poi lo svelamento del gemello del David di Michelangelo, collocato nei giorni scorsi nel Padiglione a coronamento di un progetto guidato dal Commissariato per la partecipazione dell’Italia a Expo 2020 Dubai, dal Museo della Galleria dell’Accademia di Firenze e dal Ministero della Cultura in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Firenze.
“Il David di Michelangelo - ha detto il sindaco durante il suo intervento - è un’opera che ha superato tutte le altre, come ebbe a scrivere Vasari: il segreto è la luce interiore, il segreto dell’anima, una bellezza spirituale che riveste il corpo atletico e che trascende l’umano e che rifulge anche in questo ‘gemello’, forse una nuova opera. Egli volle eliminare da quella statua tutti i simboli della violenza e della lotta. Michelangelo non amava i conflitti, non sopportava la guerra, la lotta fratricida tra le genti. Pensava solo in termini di bellezza e di divina perfezione. Nell’uomo e nella donna vedeva il riflesso di una bellezza superiore, ispirata dall’Altissimo. Un’umanità che superasse le forze negative, gli istinti, e che si facesse strumento del bene. Per Michelangelo lo scopo dell’arte era quello di elevare i pensieri e le azioni verso la perfezione morale e spirituale. La sua mano scolpiva il marmo per dare vita a immagini divine, per suscitare nei suoi contemporanei la spinta verso il bene e il bello. Ecco perché ammiriamo ancora oggi questo giovane così fiero e così pieno di grazia atletica. Perché in lui riconosciamo, come in uno specchio, la parte migliore di noi, la natura superiore dell’umanità. Quella che è a servizio del bello e del bene, che agisce a servizio della dignità dell’uomo e delle donne di tutto il mondo”. “Dobbiamo fissare il nostro sguardo su quello fiero e vigile di David. Nelle pupille del giovane pastore vediamo scolpita, con grande finezza e precisione artistica, la forma del cuore - ha concluso Nardella -. Lo sguardo di David riflette, in verità, la sua energia interiore, una forza spirituale incommensurabile. Gli antichi sapevano che il cuore è la sede dell’anima, e che questa parla attraverso gli occhi. Negli occhi dunque risplende l’anima bella di David. Ed è questa che ci attira come un magnete. Un’energia che nasce dalla bellezza e spinge al bene. Una bellezza che unisce le persone e non divide le nazioni”.
(edl)