“Ricordare i massacri delle foibe non è un esercizio retorico, ma un dovere morale.
Per troppo tempo – sottolinea il vice presidente del Consiglio comunale Emanuele Cocollini – è stato coperto e negato quello che, a tutti gli effetti, è stato un sistema scientifico di pulizia etnica nei confronti di migliaia di italiani che avevano la sola colpa di essere italiani.
E coloro che non sono stati uccisi sono stati costretti a scappare dalla loro terra e dalle loro case per sfuggire allo sterminio.
Troppi, erroneamente, ancora oggi, pensano che le foibe siano state una reazione ai crimini fascisti.
L’esodo è stato un grande dramma italiano e ancora oggi non sono mai stati abbastanza riconosciuti i sacrifici di comunità intere che hanno lasciato in quelle terre tutte le loro cose portandosi con sé soltanto la loro cultura e la loro italianità. E forse questo è proprio quello “ius culturae” che è il sentirsi parte di una comunità di destini, quello che i romani chiamavano Ethos.
Tutti noi – conclude il vice presidente del Consiglio comunale Emanuele Cocollini – dobbiamo qualcosa ai profughi istriano-dalmati, perché ci hanno insegnato l’attaccamento alla Patria, il sacrificio per preservare i propri valori e che esiste qualcosa per cui valga la pena anche di sacrificare sé stessi”. (s.spa.)