Un ricordo di Erika Lucchesi, tragicamente morta sabato scorso
“Mi sembra giusto e doveroso oggi ricordare Erika Lucchesi, tragicamente morta sabato scorso, ancora una volta per mix che vanno da droghe sintetiche all’alcol. Questo intervento – sottolinea la capogruppo della Lista Nardella Mimma Dardano – non vuole colpire gli enti commerciali o le discoteche, ma sottolineare e se necessario, urlare la pericolosità del fenomeno utilizzando i dati dell’istituto superiore di sanità.
I teenager bevono troppi alcolici: un fenomeno in crescita, anno dopo anno, e in buona (si fa per dire) compagnia. I dati dell'ultimo rapporto dell'Istituto superiore di sanità (ISS) sui teenager (i ragazzi di 11-15 anni) parlano chiaro: nel 2018, il 43% dei 15enni italiani (erano il 38% nel 2014), e il 37% delle 15enni (il 30% nel 2014) ha fatto ricorso al binge drinking, cioè ha bevuto cinque o più bicchieri di uno o più mix alcolici in un’unica occasione con l'intenzione di sbronzarsi.
Ogni anno, più di 3.000 minorenni finiscono al pronto soccorso per intossicazione etilica. Succede, di solito, le sere del fine settimana. Così ubriachi che non si reggono in piedi, cominciano a vomitare e stanno male, fino quasi a perdere conoscenza, tanto da richiedere l’intervento dell’ambulanza. Ma quelli che arrivano in ospedale sono la punta dell’iceberg. Almeno 700.000 adolescenti tra gli 11 e i 17 anni consumano alcolici (in barba alla legge che vieta la vendita e la somministrazione di queste bevande ai minori di 18 anni), e oltre 100.000 tra loro fanno binge drinking. Se consideriamo anche la fascia d’età tra 18 e 25 anni (dove il consumo occasionale o quotidiano riguarda quasi l’80% dei maschi e il 65 % delle femmine), si contano complessivamente in Italia quasi 1.600.000 giovani bevitori, tra cui 900.000 che “si alcolizzano” in misura smodata.
I numeri presentati nell’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità, illustrato in occasione dell’Alcohol Prevention Day 2019, fotografano un fenomeno dilagante. «Siamo il Paese europeo dove si inizia a bere più precocemente. E spesso il via libera è dato in famiglia: sono gli adulti a far assaggiare vino, birra o aperitivi a bambini di appena 11 anni», denuncia Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’ISS.
D’altronde, l’accesso alle bevande è alla portata di tutti: al pub, al bar, in discoteca, in pizzeria. Secondo un’indagine del Moige (Movimento italiano genitori), due volte su tre nei locali nessuno controlla l’età degli acquirenti, nonostante sia illegale servire da bere agli under 18. Addirittura, quasi la metà degli esercenti continua a vendere alcolici anche a minori visibilmente ubriachi.
Penso che troppo spesso vengano sottovalutati i rischi, quali per esempio, più nocivo per i minorenni. L’alcol è una molecola tossica per l’organismo, per chiunque, capace di danneggiare le cellule, soprattutto del fegato e del cervello. Ma nei ragazzini è ancora più nocivo. «Fino a 16 anni, infatti, manca l’enzima, chiamato alcol-deidrogenasi, necessario per metabolizzare l’etanolo ingerito e disintossicare il corpo», spiega Scafato, «e fino a 21 anni questo enzima non è completamente efficiente, per cui l’alcol resta in circolo più a lungo. Servono almeno due ore ai maschi e tre ore alle femmine per smaltire una birra o un calice di vino.» E quando non si è padroni di sé è anche più facile commettere sciocchezze, come salire in macchina o in motorino per tornare a casa. Come amministrazione – conclude Mimma Dardano – abbiamo il dovere di prendere sul serio quanto accade sotto i nostri occhi e farci carico delle generazioni future”. (s.spa.)