“Prontissimi a far crescere il rugby a Firenze, ma con cognizione di causa. E l’accordo con la Fiorentina per utilizzarlo durante i lavori al Franchi, dov’è?”
“Oggi in commissione bilancio il PD ha fatto passare la delibera per uno scostamento di bilancio da 10 milioni da destinare all’ampliamento dello stadio di rugby Padovani. Una scelta che lascia più che perplessi. Secondo la delibera, l'impianto sarà da 7mila posti, servirà in modo strutturale per il rugby e per ospitare eventi musicali: una tribuna principale coperta da 4mila posti e una curva da 3mila unità. Ricordiamo che la media degli spettatori del rugby fiorentino è di poco più di 500 persone, e che anche un grande evento può al massimo raccogliere 1.000 persone o poco più. Ma non basta: la capienza massima prevista non sarebbe comunque sufficiente ad ospitare il pubblico delle partite della Fiorentina durante i lavori al Franchi. Secondo l’assessore Guccione, che tempo fa in Consiglio comunale ci aveva assicurato che l’accordo con la Fiorentina era stato formalizzato, spetterà alla società viola provvedere a realizzare i posti mancanti. Ma nessuno questo accordo lo ha mai visto.
Abbiamo a più riprese chiesto perché non si potesse fare a Firenze come hanno fatto ad Udine e in altri stadi europei: continuare a far giocare la squadra nel proprio stadio procedendo con i cantieri suddivisi in blocchi. Ci è sempre stato risposto che non è possibile, ma senza mai presentarci una relazione tecnica che lo dimostrasse.
Ci pare che Nardella e la sua giunta stiano continuando a gestire la vicenda dello stadio, dopo quello fantasma alla Mercafir, in modo approssimativo e incoerente se non incosciente.
10 milioni di euro sono tanti anche per un bilancio come quello del Comune di Firenze. Non c’erano altre cose più urgenti da fare con quei soldi? Quali garanzie abbiamo che domani il Padovani non diventi una cattedrale nel deserto nel bel mezzo di Campo di Marte?”
Lo dichiara il consigliere e coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia Jacopo Cellai insieme al capogruppo a Palazzo Vecchio Alessandro Draghi
(fdr)