“Sono 28 i lavoratori fragili del Comune di Firenze che erano rimasti in lavoro agile continuativo alla data del 29 dicembre 2023, solo in 17 hanno fatto domanda di telelavoro. Il Ministro Zangrillo – spiega il consigliere del gruppo misto Andrea Asciuti che ha presentato un question time al quale ha risposto l’assessora Maria Federica Giuliani – ha previsto e consentito alle amministrazioni pubbliche di poter prorogare il lavoro agile nella Pubbliche Amministrazioni anche in deroga al principio del lavoro in presenza. Il telelavoro e il lavoro agile sono due istituti diversi, disciplinati con due diverse leggi, che prevedono sempre il lavoro a distanza, ma con due modalità di accesso e/o domanda diversa: nel lavoro agile il dipendente può svolgere la sua attività lavorativa in qualsiasi stanza dell’abitazione dove abita o dove ha il domicilio mentre, invece, nel telelavoro va indicata la precisa abitazione e la stanza. Per accedere al telelavoro la domanda di accesso è complessa. Il dipendente che presenta la domanda deve possedere non solo requisiti soggettivi, quali la Legge 104/92, l’invalidità oppure essere genitore con figli piccoli, ma anche requisiti oggettivi, quali la planimetria dell’abitazione, i metri quadri della stanza, l’altezza del soffitto, la larghezza della finestra ed il certificato di conformità dell’impianto elettrico (per le abitazioni dopo il 1994) o di rispondenza (per le abitazioni prima del 1994). Una mole di documentazione da presentare – aggiunge Asciuti – che potrebbe avere scoraggiato alcuni dipendenti del Comune di Firenze a presentare la domanda di accesso al telelavoro. Perché, dunque, è stato scelto di attivare il telelavoro piuttosto che il lavoro agile continuativo per i lavoratori fragili?
L’assessora ci ha risposto che il decreto 34 del 2020 riservava solo ad una serie di categorie di lavoratori la possibilità dello smart working. Solo per i più fragili ed i soggetti più a rischio con figli under 14. L’amministrazione si è dovuta dotare di strumenti per i lavoratori in difficoltà. Se ci sono meno lavoratori che ne hanno fatto richiesta è perché, per fortuna, durante questi quattro anni sono venuti meno le difficoltà in cui si trovavano. Non è un istituto per scoraggiare ma per aiutare i lavoratori in maniera durevole. È una misura strutturale dell’amministrazione comunale rivolto ai soggetti fragili.
Dato che c’è l’opportunità del lavoro agile – continua Andrea Asciuti – non capisco perché l’amministrazione comunale non l’ha incentivato e l’ha reso preferenziale rispetto al telelavoro dove i dipendenti devono rispettare i metri quadrati, l’altezza del soffitto, i certificati di conformità per quanto riguarda l’impianto elettrico. Il contratto di telelavoro è estremamente sfavorevole e non incentiva chi potrebbe fare la domanda. Chiedo all’amministrazione comunale di rivedere questa struttura e favorire il lavoro agile al telelavoro che non è consono per il dipendente”. (s.spa.)