In apertura del Consiglio comunale telematico il presidente Luca Milani ha effettuato una comunicazione sulla situazione che sta vivendo la città ricordando anche alcune importanti figure per le quali nei giorni scorsi ricorrevano anniversari o scamparsi di recente.
“Noi questo virus lo conosciamo da poco, in Italia da metà febbraio quindi sì e no da due mesi. Sono tante, tantissime le cose che non sappiamo e su cui molti si interrogano e purtroppo la scienza ha tempi lunghi, per arrivare alle sue certezze relative. Un mare di dubbi ci avvolge e ci disorienta. Non sappiamo neanche quanto l’infezione abbia circolato e si sia diffusa in Italia perché i campionamenti non sono rappresentativi e le procedure non armonizzate.
Ma c’è qualcosa che sappiamo:
Sappiamo che il distanziamento fisico e le misure di igiene personale e pubblica aiutano ad appiattire la curva quindi a ridurre la velocità del contagio. Ma una curva più piatta non significa blocco della diffusione virale, significa riduzione della circolazione virale. Quindi è chiaro che il virus continuerà a circolare in maniera «visibile» — ovvero provocando i casi clinici fino a quando non si stabilirà l’immunità di gregge, naturale o da vaccinazione.
Sappiamo che le persone anziane e con altre patologie sono più a rischio di sviluppare una forma grave e morire.
Sappiamo che ci sono diversi farmaci e protocolli terapeutici innovativi che ci permettono di affinare la cura.
Sappiamo che ci sono tante persone che con professionalità, impegno e dedizione stanno lavorando incessantemente per la nostra salute e per la nostra protezione.
Ci aspetta quindi una riflessione personale, di famiglia, di comunità di Paese. Sarà necessario adattare quello che sappiamo sulla prevenzione del Covid-19 alla nostra vita quotidiana per evitare di finire in ospedale noi stessi e fare in modo che non ci finiscano i nostri cari.
Perché l’obiettivo prioritario del Paese deve essere quello di far tornare gli ospedali a regimi gestibili e a rioccuparsi dell'ordinario.
Il Paese non può permettersi un’altra catastrofe con le bare nelle palestre e i morti trasferiti in altre città, tra cui Firenze, per essere cremati.
Per forza di cose dovremo ripensare ai nostri regimi organizzativi e sociali. Arriveranno grandi cambiamenti sul fronte del lavoro che dobbiamo essere pronti ad accogliere con una mentalità nuova. Il vuoto delle strade e delle piazze che ci separa dalle nostre abitudini del passato ci impone nuove sfide e opportunità che dovremo cogliere nella assoluta certezza che saremo noi che dovremo adattarci al coronavirus e non il contrario.
In altre circostanze il Consiglio comunale avrebbe oggi ricordato e approfondito le ricorrenze importanti, di personaggi e avvenimenti del passato che hanno lasciato un segno per noi e per la nostra epoca, penso al 25 aprile, alla ricorrenza dei 500 anni della morte di Raffaello o i cento anni dalla nascita della Presidente Nilde Iotti. “Simbolo di emancipazione femminile” che nel '46 fece parte della Costituente. Il 20 giugno del '79 fu eletta per la prima volta Presidente della Camera.
Non siamo ancora tornati alla normalità e quindi non ritengo possibile, date le modalità telematiche del Consiglio comunale, poter celebrare queste ricorrenze; anche se sicuramente sarebbe un segnale di ritorno alla normalità delle cose. Ricordo anche la scomparsa di Andrea Mi, giornalista, maestro della musica elettronica e digitale.
E' doveroso tuttavia, ringraziare ancora una volta il personale comunale e della protezione civile ed i tanti volontari che hanno permesso di attuare le azioni dell'amministrazione e del Governo, garantendo con la celerità massima la distribuzione dei buoni spesa, la consegna di generi alimentari, le mascherine portate a domicilio, i tablet per studenti sprovvisti segnalati dai dirigenti scolastici.
Un sistema che sta permettendo di lenire, di alleggerire le difficoltà e quindi di possibili tensioni sociali che inevitabilmente ci porteremo dietro e che ci impongono un'attenzione particolare per garantire i fabbisogni di prima necessità.
In questo cammino verso il ritorno alla normalità, non dobbiamo guardare avanti ad ogni costo ma guardare indietro per vedere chi non ce la fa, chi è rimasto solo.
Concludo con la celebrazione dei 500 anni dalla morte del grande Raffaello, la notte del 6 aprile 1520, Venerdì Santo a soli 37 anni. Quanto è stato scritto sulla sua tomba, che egli stesso ha voluto al Pantheon, è sufficiente a ricordare la sua immensa grandezza: “Qui giace quel Raffaello, da cui vivo, madre natura temette di essere vinta e quando morì, temette di morire con lui”. (s.spa.)