“A Firenze un numero esagerato di immobili è classificato in categoria A1, creando un assurdo incentivo alla rendita”
Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi di Sinistra Progetto Comune
“C’è un tema nazionale, che riguarda in generale l’IMU come tributo e ancor più i criteri anacronistici con cui si definiscono alcune case “signorili” classificandole perciò nella categoria A1, sottoposta a tassazione IMU, quand’anche sia utilizzata come abitazione e residenza principale dalla famiglia che la possiede.
Un obbligo che produce disuguaglianze e ingiustizie, in particolare in città come Firenze, dove di case classificate A1 ce ne sono quasi 3000. Molte di queste per la presenza di servizi e caratteristiche che nel secolo scorso erano magari considerabili un lusso, ma che oggi non di rado corrispondono al minimo indispensabile per le nuove costruzioni.
Ciò nonostante, nessuno nelle Amministrazioni che si sono succedute negli ultimi decenni ha avuto il buon senso di agire per ottenere da Ministero e Agenzia delle Entrate la declassazione almeno di una parte di quei 3000 immobili. Si può comprendere certo che il Comune avrebbe in quel caso dovuto rinunciare a una cospicua fonte di entrate, ma resta inaccettabile che per questa ragione si siano messe molte famiglie di fronte all’obbligo di dover scegliere tra il pagare un salato balzello per poter abitare nella casa di proprietà o la messa a reddito della stessa quando non la vendita.
Qualche Amministratore si è preso la briga in questi anni di appurare quanti siano gli immobili in classe A1 che sono stati dirottati verso i frazionamenti o il mercato delle locazioni turistiche anche per questo motivo?
Accogliendo una richiesta che da un paio di anni arriva dal territorio, abbiamo chiesto oggi alla Giunta di avviare un confronto con il Governo, per affrontare la questione, che andrebbe poi tenuta insieme nella valutazione complessiva delle agevolazioni che a livello locale si possono studiare per favorire la residenzialità.
Purtroppo l’attuale maggioranza ha respinto il nostro atto di indirizzo sostanzialmente liquidando la cosa con una ingiustificata certezza di improcedibilità (“facciamo già quanto è possibile fare”). Un modo autoreferenziale di porsi, che umilia la politica proprio nel suo compito di costruire percorsi innovativi dove gli spazi sembrano mancare.
Quando diciamo che le delibere legate al bilancio comunale mancano di dibattito politico, per responsabilità principale di chi governa e le propone, intendiamo proprio quanto è emerso oggi. Esprimiamo soddisfazione di aver posto il tema, così come ha fatto anche Fratelli d'Italia con un altro atto.
Porre riparo alle disuguaglianze e alle ingiustizie non è tema che dovrebbe mai dividere. Noi insistiamo a proporlo con forza e coerenza. E lo faremo anche nel 2025. È il miglior modo per superare l'autoreferenzialità”. (s.spa.)