"Nuove centinaia di migliaia di profughi si riverseranno, se ci riusciranno, nei paesi vicini, altrettanto devastati, i più fortunati riusciranno ad arrivare in Occidente"
Questo l'intervento di Donata Bianchi, presidente della Commissione Pari Opportunità, Pace, Diritti Umani, Relazioni Internazionali
"Le immagini della folla in corsa verso l'aeroporto di Kabul confermano il fallimento drammatico, vergognoso e disumano della guerra scatenata dagli USA venti anni fa e poi sostenuta dai Paesi della NATO.
Nel suo ultimo articolo, Gino Strada ci ha ricordato che però quei talebani erano stati armati per anni contro l'URSS da chi allora decise di combatterli, e con loro aveva anche trattato in cambio del controllo delle multinazionali del petrolio sui futuri oleodotti e gasdotti dall’Asia centrale fino al mare, cioè al Pakistan.
Sono stati spesi centinaia di miliardi di dollari che hanno alimentato in gran parte il sistema produttivo occidentale degli armamenti e della logistica di guerra. Forse, in 20 anni, avremmo avuto un effetto differente se fossero stati investiti, anche solo una ventesima parte, in ospedali, scuole, infrastrutture, ammodernamento del paese, ecc.
Si stanno compilando le liste delle donne ancora non sposate, si lanciano messaggi che fingono di rassicurarle, ma nel frattempo si vieta loro di tornare a lavorare, è stato nominato responsabile della questione femminile secondo le ultime notizie, uno degli uomini più reazionari tra quelli vicini al mullah Baradar. Le attiviste per i diritti umani ci stanno raccontando sui social la loro paura, è altissimo il rischio che siano uccise o che diventino bottino di guerra. Ad Aprile con il documento intitolato “Non abbandoniamo le donne afgane”, l'intero gruppo del Pd al Senato, su iniziativa della senatrice Pinotti, aveva chiesto al governo che il ritiro delle truppe da Kabul non si trasformasse in una condanna di genere, costringendo la popolazione femminile a tornare vittima della visione più oscurantista della legge coranica. L'iniziativa nasceva dopo l'intervista a Repubblica di Habiba Sorabi, l’ex governatrice di Bamyan che aveva denunciato come le donne del suo Paese stessero già rischiando di perdere tutte le conquiste degli ultimi venti anni. Sono trascorsi mesi e siamo rimasti sostanzialmente inermi, non sono stati organizzati corridoi umanitari, non c'è stata una iniziativa europea organizzata per restare in alcuni presidi e accogliere i profughi civili.
Imparare dalla storia, assumersi le proprie responsabilità, questo l'insegnamento più forte che ci viene, ad esempio, dagli uomini e dalle donne che abbiamo commemorato in questi giorni perché hanno sacrificato la loro vita per la nostra libertà. Anche Firenze può dare il proprio contributo per dire no alle guerre e tracciando una strada che renda evidente l'urgenza di prendersi cura del mondo e di una umanità sempre più sofferente.
Rendiamoci disponibili a sostenere corridoi umanitari e ad accogliere profughi, in primis donne e bambine e bambini, specialmente quelli degli orfanotrofi che stanno per essere abbandonati dalle ONG perché non più presidiati dagli eserciti della NATO". (fdr)