“In 60 anni, in Italia, la natalità si è più che dimezzata: dagli anni del “baby boom”, contraddistinto dalla nascita di circa un milione di bambini all’anno, siamo precipitati al 2020 con poco più di 400mila nascite. E, come molti ormai hanno scritto e noi osserviamo, alle culle vuote di ieri e di oggi, corrispondono i banchi vuoti di oggi e di domani, la mancata ricchezza del futuro dell’Italia.
Il calo demografico – spiega la Presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione Donata Bianchi – ha ripercussioni pesanti sul sistema scolastico. Si stima che nel 2030 mancheranno all’appello un milione e 300 mila studenti tra i 6 i 16 anni. Sono oltre 43 mila, infatti, le classi destinate a sparire: secondo le stime saranno circa 6.300 le classi in meno alla scuola materna, 18.300 alla primaria, 11.100 alle scuole secondarie di primo grado (medie) e 7.600 alle scuole secondarie di secondo grado. Nel frattempo i docenti – oggi con un’età media di 51 anni – saranno per circa il 40% nuovi, quindi più prossimi ai loro alunni. I dati forniti dalla Flc-Cgil parlano di 100 mila alunni in meno già per il prossimo anno scolastico, 58 mila al Sud. Già vediamo i primi forti segnali del calo demografico nel nostro territorio. A settembre siederanno sui banchi di scuola, nell’area fiorentina, circa 2600 studenti in meno. Nel dettaglio, a settembre, avremo una diminuzione di 626 bambini all’infanzia, 1589 alla primaria e 784 alla secondaria di rimo grado, aumentano solo le scuole secondarie di secondo grado con circa + 500 studenti. La maggior parte di questi movimenti interessa il Comune di Firenze.
C’è un indubbio calo demografico – continua la presidente Donata Bianchi – e questo è al contempo un segnale di allarme e un’opportunità se non viene fatto solo un ragionamento numerico, anche in relazione alle misure anti Covid e si coglie l’opportunità di aprire le scuole con i loro spazi ad attività ponte tra scuola e territorio nella logica del contrasto alla povertà educativa e al rischio di svantaggio didattico, sociale e di abbandono. C’è stata una mobilitazione da parte di tutti i sindacati della Scuola cui è necessario prestare attenzione.
La trasformazione del cosiddetto organico Covid potrebbe aiutare a trovare una soluzione tempestiva alle cattedre scoperte che ci saranno da settembre
Il calo demografico, un pericolo grande per un Paese già in difficoltà, può trasformarsi in una chance per riqualificare il sistema formativo. Occorre però la visione strategica. Se guardiamo al livello nazionale, la scuola dell’infanzia, ad esempio, ha tuttora un 10% di sezioni funzionanti nella sola fascia antimeridiana senza pranzo per i bambini. La riconversione degli organici eccedenti può consentire a 100 mila bambini di fruire di un servizio educativo a tempo pieno.
La scuola primaria è molto più indietro nell’organizzazione a tempo pieno. La riconversione dei posti di organico resasi disponibile può conseguire l’obiettivo di disporre di un servizio formativo che nei territori delle grandi periferie concorre ad allontanare i ragazzi dall’abbandono e dalla devianza minorile.
I mutamenti della società digitale e dell’informazione, l’abbiamo visto con la pandemia, offrono straordinarie e occasioni di trasformare l’impianto del sistema educativo del nostro Paese.
Con la legge 13 luglio 2015, n. 107, Riforma della scuola, si prevede che le istituzioni scolastiche, nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, individuano il fabbisogno di posti dell’organico dell’autonomia in riferimento a iniziative di potenziamento dell’offerta formativa e delle attività progettuali per raggiungere obiettivi quali: la valorizzazione della scuola intesa come comunità attiva, aperta al territorio e in grado di sviluppare e aumentare l'interazione con le famiglie e con la comunità locale, comprese le organizzazioni del terzo settore e le imprese; l’apertura pomeridiana delle scuole e la riduzione del numero di alunni e di studenti per classe o per articolazioni di gruppi di classi, anche con potenziamento del tempo scolastico o rimodulazione del monte orario;
La riduzione di bambini e bambine, ma dobbiamo fare scelte importanti per un rilancio della natalità, può diventare occasione per l’attuazione di patti educativi di comunità che assumano il principio educativo come criterio di opportunità per non lasciare nessuno indietro e favorire, per tutti e tutte, percorsi di inclusione.
In questa fase – conclude la Presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione Donata Bianchi – abbiamo una straordinaria occasione per rendere più efficiente la scuola e più efficace l’inclusione e la lotta alle disuguaglianze e alla dispersione scolastica”. (s.spa.)