Donata Bianchi (Presidente Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione): “Libertà delle donne, misura dei diritti umani: il dramma delle donne e delle bambine afghane”

Faremo spazio alle donne. Possono far parte del governo”. Facciamo attenzione a come la realtà si sta svelando. Abbiamo visto cosa sta accadendo, sappiamo cosa ha continuato ad accadere nei territori afghani rimasti sotto il controllo delle forze talebane, sappiamo cosa accadde in tutto il paese negli anni in cui tutto l’Afghanistan fu controllato dal movimento talebano.
Nella maggior parte delle scuole – ha spiegato la presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione Donata Bianchi – le ragazze sono state già costrette a vivere in spazi separati, a cambiare corso di studi, a rinunciare a insegnamenti impartiti solo da insegnanti uomini. Le donne possono solo rivolgersi ad altre donne, ovunque, è evidente l’impossibilità di rendere praticabile questa regola che respinge nel chiuso delle case milioni di donne e bambine. Nel precedente regime talebano alle donne non era consentito di lavorare.
«La mancanza di chiarezza sulla posizione dei talebani sui diritti delle donne ha generato un’incredibile paura - e questa paura è palpabile in tutto il Paese» ha affermato la vice rappresentante afghana di UN Women. Alle donne viene impedito di andare al lavoro – o addirittura di lasciare le loro case – senza un tutore maschio, i centri per donne vittime di violenza creati dalle ONG sono stati attaccati e per proteggere donne e bambini è stato necessario smantellarli. Ci sono state violenze scuole femminili e miste.
Le donne sono scese in piazza, ma sono in pericolo, sono state picchiate come i giornalisti che cercavano di comunicare l’evento, per aiutarle non dobbiamo fare calare l’attenzione verso ciò che sta accadendo in quel paese.
Dobbiamo dare sostegno alle forze democratiche – ha aggiunto la presidente Donata Bianchi – e sostenere il lavoro delle organizzazioni democratiche che sono restate nel paese e che in clandestinità o nei paesi limitrofi continueranno a proteggere donne e bambine, come dagli anni Settanta sta facendo RAWA, l’Associazione rivoluzionaria delle donne afghane.
Nel 2007 la Città di Firenze consegnò il giglio d’oro a due deputate afghane a Malalai Joya, da sempre impegnata nel campo dell'istruzione, della sanità, e del lavoro per le donne, per la democrazia e l’antifondamentalismo. È per questo continuamente minacciata di morte, e a Shukria Barakzai, fondatrice del primo giornale femminile in Afghanistan, aveva aperto, a rischio della vita, una scuola clandestina per bambine, durante il primo regime talebano.
La condizione delle donne in Afghanistan stava lentamente cambiando, nel corso degli ultimi anni, con la nuova costituzione dal 2004 si era stabilito, almeno de jure, l’eguaglianza di diritti pur in un paese profondamente maschilista dove le donne potevano comunque essere lapidate nelle zone rurali, dove i capi tribù – ha concluso la presidente Donata Bianchi – hanno continuato a decidere tutto e dove da devastanti condizioni di vita da cui, milioni di afghani sono scappati riversandosi, oltre 3 milioni, negli inumani campi profughi in Pakistan o lungo a rotta dei Balcani”. (s.spa.)

Scroll to top of the page