Donata Bianchi (Presidente Commissione pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali): “Cosa è accaduto al nostro connazionale Khaled Al Qaisi?”

“Dal 31 agosto Khaled El Qaisi ricercatore italo-palestinese residente a Roma, dove lavora come traduttore nel Centro di documentazione palestinese di Roma e studia Lingue e civiltà orientali all’Università La Sapienza, è trattenuto dalle autorità di polizia israeliane – spiega la presidente della Commissione pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali Donata Bianchi – senza alcun chiaro capo di imputazione. Ad agosto si era recato insieme alla moglie Francesca Antinucci e al figlio di quattro anni nei territori palestinesi per fare visita alla sua famiglia. Il 31 agosto dovevano tornare in Italia, ma mentre attraversava con moglie e figlio il valico di frontiera di “Allenby” al controllo dei bagagli e dei documenti, dopo una lunga attesa, è stato ammanettato dalla polizia israeliana sotto lo sguardo del figlio di 4 anni e della moglie. Alle richieste di chiarimenti non è seguita alcuna risposta poi, la moglie è stata allontanata col proprio figlio verso il territorio giordano, senza telefono, senza contanti né contatti, in un paese straniero. E da qui la moglie e il bambino sono riusciti a raggiungere l’Ambasciata Italiana solo grazie all’aiuto di persone del luogo.
A distanza di un mese, Khaled El Qaisi resta in carcere ma ancora senza accuse. Questa la decisione dei giudici che, anche nella terza recente udienza, hanno stabilito un’altra settimana di detenzione per Khaled Al Qaisi.
Il nostro connazionale è trattenuto in regime di arresto amministrativo, una formula purtroppo molto diffusa ai danni di prigionieri palestinesi. Khaled El Qaisi ha dovuto attendere 15 giorni – continua Donata Bianchi – prima di poter vedere un avvocato che, ancora, non ha la possibilità di vedere un qualsivoglia fascicolo d’indagine.
Sulla vicenda dell’arresto di Khaled El Qaisi è intervenuta l’organizzazione non governativa Amnesty International. “La sospensione del diritto alla difesa è inaccettabile e costituisce una violazione grave, potenzialmente riconducibile a un crimine internazionale”.
La città di Firenze si è sempre caratterizzata per l’impegno a favore dei diritti umani, della pace e della cooperazione internazionale, lo abbiamo fatto chiedendo giustizia e verità per Giulio Regeni, lo abbiamo fatto a sostegno della liberazione di Patrick Zaki, è importante che si mobiliti anche a fianco di Khaled al Qaisi e della sua famiglia, a cui esprimo tutta la mia vicinanza e solidarietà, unendomi all’appello di Amnesty International, degli studenti della Sapienza e di numerose altre realtà impegnate nella salvaguardia dei diritti umani, e chiedendo – conclude la presidente della Commissione pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali Donata Bianchi – al Ministero degli Affari Esteri e al Governo un intervento deciso e tempestivo perché siano garantiti i fondamentali diritti civili e politici”. (s.spa.)

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