"Donne, diritti e sport". Barbara Felleca (PD): "Tutelare le atlete è una questione di civiltà!"

“La questione della tutela dei diritti nel mondo dello sport e la modifica radicale della Legge 91/81, che non riconosce il professionismo delle atlete e le relega allo status unico di dilettanti, è una questione non più differibile.

Lo avevo detto lo scorso anno: le atlete – ha spiegato la consigliera del Partito Democratico Barbara Felleca – sono costrette ad una corsa ad ostacoli, per conciliare lo sport professionistico con la vita lavorativa e familiare, visto che non sono destinatarie delle tutele previdenziali, pensionistiche e sanitarie come accade ai colleghi uomini, ed in molte, senza la protezione dei gruppi militari, sono costrette ad abbandonare la vita sportiva.

È ben vero che la situazione si sta lentamente evolvendo, poiché si sono succeduti interventi che hanno tentato di mettere una pezza alle lacune della L. 91/81 (sto pensando all’emendamento alla manovra di bilancio che ha introdotto l’esonero contributivo al 100% (fino a un massimo di 8 mila euro annui) per il triennio 2020-2022 per le società che stipuleranno con le atlete contratti di lavoro sportivo ai sensi della legge 91/1981; sto pensando al fondo a tutela delle atlete mamme istituito con Legge 205/2017 (legge di bilancio 2018, mille euro per dieci mesi); penso ancora ad alcune Federazioni, in primis la FIGC ha iniziato un percorso per portare il calcio femminile ad essere riconosciuto nella stagione 2022/2023 quale professionistico

Ma la recentissima vicenda alla pallavolista di serie B Luana Lugli ci pone di fronte all’ennesima, inaccettabile, discriminazione di genere di cui resta vittima un’atleta, una donna per la quale la maternità costituisce, in primo luogo, motivo di risoluzione del contratto (che è addirittura una prassi pacifica ed accettata!), ma addirittura malafede contrattuale perché il desiderio di maternità non è permesso all’atleta, e la espone ad una incredibile richiesta di risarcimento dei danni in favore della società sportiva.

E mi rivolgo direttamente alla neo sottosegretaria allo sport, Valentina Vezzali, olimpionica schermitrice pluridecorata, un’atleta che lo sport lo ha vissuto e praticato, tornando ad allenarsi solo diciotto giorni dopo il parto, vincendo nel 2005 la medaglia d’oro agli Europei di Lipsia, quattro mesi dopo la nascita del figlio. Famiglia e carriera, per noi donne sono possibili contemporaneamente.

Modifichiamola, allora, la L. 91/81: chiariamo, senza ambiguità, quali discipline sportive possono essere definite professionistica; e se una disciplina sportiva è professionistica, allora occorrerà chiarire che i diritti e le garanzie previdenziali, sanitarie e contrattuali previste per i professionisti uomini spettano anche alle donne; che la maternità è un diritto da tutelare, e che non basta un fondo in cui i diritti delle atlete non professioniste sono subordinati alle risorse disponibili

I gruppi militari o i grandi club – conclude la consigliera PD Barbara Felleca – non dovranno essere i soli ambiti nei quali le atlete possano “lavorare” con le tutele, ed i diritti non dovranno più essere l’eccezione per chi riesce a mantenersi con l’attività sportiva.

Sono certa che la sottosegretaria Vezzali non lascerà il mio appello inascoltato”. (s.spa.)

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