Lotta alla violenza sulle donne e ludopatia con istituzioni, Cgil, Federsanità, Artemisia e Rete di Solidarietà. Al centro un programma di sensibilizzazione, informazione e accesso ai servizi attraverso il coinvolgimento di cittadini, commercianti e associazioni della zona. Il 21 aprile presentazione dell’iniziativa, a maggio i primi due seminari
Creare un sistema di relazioni che intervenga a livello di disagi sociali, valorizzando il confronto fra soggetti della comunità che operano e vivono nel quartiere. Prime due aree d’intervento individuate: la lotta alla violenza sulle donne e la lotta alla dipendenza da gioco. È il progetto “Fare comunità”, un percorso partecipato organizzato da Quartiere 5 di Firenze, Cgil Firenze, Federsanità (Anci), Artemisia e Rete di solidarietà (che conta oltre 40 associazioni). Già due i seminari (rivolti alle associazioni) di formazione e informazione organizzati presso la sede del Quartiere 5 (Villa Pallini) in via Baracca: il primo sulla violenza di genere (a cura di Artemisia) il 19 maggio (alle 17), il secondo sulla prevenzione del gioco d’azzardo patologico (a cura di Federsanità) il 27 maggio, sempre alle 17 (per informazioni e prenotazioni contattare la Rete di Solidarietà al numero 055430144 oppure 3482324967). In seguito saranno organizzati seminari rivolti ai commercianti della zona. Giovedì 21 aprile alle 17, sempre nella sede del Quartiere 5, il progetto sarà presentato alla presenza di tutti i soggetti coinvolti. Il progetto è stato pensato per tre fasi: strategie (creare gruppi di persone formate per riconoscere segnali di violenza sulle donne e ludopatia e per indicare procedure da attivare nell’accesso ai servizi dedicati), linee d’azione (informazione rivolta a volontari che operano per la Rete di solidarietà ed in seguito a commercianti e cittadini), sensibilizzazione (attraverso la divulgazione di volantini e l’organizzazione di eventi nel Quartiere), monitoraggio (con incontri mensili nella fase iniziale per modificare o ampliare le azioni intraprese).
La prevenzione e il contrasto del disagio sociale non ricadono solo sulle istituzioni ma devono necessariamente essere inseriti in una cornice di solidarietà cittadina, col rafforzamento delle relazioni e del tessuto sociale nell’ambito territoriale del quartiere. Centrale è la promozione di spazi di relazione e d’incontro volte a contribuire a una maggiore coesione nel contesto cittadino, per rimuovere le vulnerabilità dei cittadini e lo sviluppo di momenti di sensibilizzazione per la comunità locale, volti a rendere esplicito il valore positivo delle relazioni, della partecipazione attiva di comunità e di forme di responsabilità verso gli altri. Ed è proprio in questo contesto che nasce il progetto “Fare rete in città”. Un progetto che mira ad azioni e cooperazione di diversi attori sociali che, con lo stesso fine, portano avanti una visione di società basata sull’importanza dei legami sociali e di relazioni di responsabilità e fiducia fra le persone. A partire dalla creazione di momenti di partecipazione e di attivazione delle risorse associative e istituzionali della comunità, il progetto si propone di favorire la formazione, la diffusione di saperi e conoscenze, il coinvolgimento della cittadinanza.
“Ringrazio i proponenti il progetto in modo particolare la Cgil ed il suo Coordinamento donne. Questa proposta – spiega il presidente del quartiere 5 Cristiano Balli – si pone l’obiettivo di sensibilizzare e fare rete con il territorio su due tematiche che hanno una loro estrema peculiarità e che con il periodo che abbiamo passato temiamo si siano acuite. Il progetto conferma l’attenzione da parte del Quartiere alla necessità di diventare sempre di più nodo di una rete che cerca di farsi carico delle fatiche e difficoltà di questo periodo storico così particolare da un punto di vista sociale. Inizia un nuovo percorso che spero si possa consolidare nel tempo e nel nostro Quartiere”.
“Obiettivo del progetto – aggiungono Giancarla Casini della segreteria Cgil Firenze e Cristina Arba del Coordinamento Donne Cgil Firenze – è rafforzare la comunità come insieme di relazioni, attivare spazi e luoghi di confronto dove le storie individuali e le storie collettive si intersecano, dove la qualità della vita collettiva è l'esito non pianificato della qualità delle differenti vite individuali, e in cui il tessuto di relazioni quotidiane si pone come ambito di ‘cura’ reciproco. Ecco perché il progetto è stato pensato per sensibilizzare la comunità, a partire dalle associazioni di volontariato per poi ampliare successivamente i destinatari. I seminari diventano quindi azioni fondamentali volti ad accrescere la consapevolezza dei fenomeni che vogliamo contrastare. Un progetto che mira a unire formazione, informazione e creare una reta nella comunità, a partire proprio dai quartieri”.
“Portiamo molto volentieri il nostro contributo a questo progetto veramente interessante. Partire dal basso, dal coinvolgimento delle comunità e delle associazioni, è una strada da perseguire e diffondere – continua Andrea De Conno di Federsanità Anci Toscana – contro il dilagare di fenomeni come la violenza di genere e le ludopatie: due piaghe dei nostri tempi che vedono la Regione Toscana e i Comuni impegnati da tempo a cercare gli strumenti più idonei per contrastarli. Ci auguriamo che questa iniziativa possa essere un modello anche per altri territori”.
“Negli ultimi due anni – concludono Elena Baragli, Presidente Artemisia ed Elodie Migliorini, Coordinatrice formazione e sensibilizzazione Artemisia – la pandemia ha avuto, tra i suoi effetti, quello di rendere ancora più difficile rivolgersi ai Centri Antiviolenza ed a tutti i nodi della rete inter-istituzionale antiviolenza del territorio. Donne, ragazze e minori che si trovano in situazioni di violenza grave o di multiproblematicitá possono vivere una sfiducia o una fatica nella richiesta di aiuto: crollo delle opportunità lavorative, aumento della povertà, difficoltà nella ricerca dell'abitazione rendono più difficili e complessi i percorsi di fuoriuscita dalla violenza e minano la stessa speranza di poter affrontare e superare la propria condizione. Il progetto è stato concepito durante i mesi più duri del lockdown, quando per le persone vittime di violenza era ancora più rischioso convivere con il proprio maltrattante. Nato con l'intento 'di fare qualcosa per le donne', si propone l’obiettivo di informare la comunità, per rendere il fenomeno della violenza visibile, riconoscibile, narrabile e quindi affrontabile, nella possibilità concreta di chiedere aiuto. Artemisia sarà impegnata a informare e sensibilizzare i volontari delle Reti di solidarietà di quartiere affinché possano diventare sentinelle in grado di indirizzare le persone ai servizi. La violenza avviene nell’isolamento. Uscire dalla violenza è possibile in una comunità informata e consapevole”. (s.spa.)