Fratelli d’Italia: “Le ragioni del nostro no a un bilancio che non sfrutta le possibilità offerte dal Governo e aumenta in modo occulto le tasse con il costo dei parcheggi”

Questo l’intervento in aula del consigliere di Fratelli d’Italia e vicepresidente della commissione Bilancio Matteo Chelli a nome del gruppo

“Il bilancio che oggi ponete all'attenzione del Consiglio è la prova provata che una parte, una buona parte della narrativa su cui è stato costruito era menzognera: nessun blocco del turn-over, rifinanziamento del fondo per la morosità incolpevole, 21 milioni in più dallo Stato per gli investimenti sul triennio, a fronte di circa 10 milioni in meno dalla Regione. E ancora, 450 mila euro dal Ministero degli Interni per interventi di sicurezza urbana a valere sulla spesa corrente, incremento complessivo del fondo di solidarietà comunale che consentirà di contenere il “taglio perequativo” previsto a favore dei comuni meno dotati secondo gli attuali criteri. Nel complesso, trasferimenti correnti da amministrazione pubbliche che si attestano nell'intorno della medesima cifra degli esercizi trascorsi. 

“Il bilancio che non va a toccare le tasche dei cittadini” lo ha definito in maniera un po’ semplificatoria e propagandistica, se mi consente, sindaca Funaro. La TARI aumenta per le ragioni che tutti noi conosciamo, ma l’amministrazione, benché abbia gli strumenti per intervenire, che questo governo le ha conferito, sceglie consapevolmente di non avvalersene, evitando di utilizzare quota parte del gettito derivante dall’imposta di soggiorno a copertura. Una misura che avrebbe potuto contribuire anche alla riduzione di quella percentuale di evasione frutto di situazioni di difficoltà economica e sociale. Poi magari andiamo a raccontare in televisione o ai giornali che non ci sono strumenti. Poi magari, come effettivamente accade, mettiamo a bilancio cifre esorbitanti sul recupero dell’evasione, salvo riuscire ad incassarne in proporzione la stessa percentuale. E infatti, il fondo crediti dubbia esigibilità continua ad essere oltremodo elevato, quasi il 50% del totale dei crediti di difficile esazione. Questo sì che significa concretamente meno risorse per i servizi, per i cittadini. L’efficacia e l’efficienza del processo di acquisizione e gestione delle entrate sembrano ormai essere passate completamente in sordina, come se il discrimine fosse solo ed esclusivamente spendere di più. Manca un tassello fondamentale, ma evidentemente non volete capirlo.

“Non aumentano né le tasse né le tariffe” ha detto. Peccato che per parcheggiare in città i residenti dovranno pagare la modica cifra di 400 euro all’anno, 390 in più di prima. Da una sinistra che ama autodefinirsi attenta alle esigenze dei più deboli ci saremmo quantomeno aspettati una attenzione in tal senso. E invece? Una riduzione del 50% applicata però solo a chi ha un ISEE inferiore a 12.500 euro e forse, proprio per tal motivo, la macchina non può neppure permettersela. Ricordo che per poter accedere alle case popolari l’ISEE è di 16.500 euro. È questa la Firenze che aiuta i fiorentini, che vuole che i fiorentini tornino a viverla? Credo di no. 

Sulle infrastrutture gli investimenti dell’amministrazione continuano ad essere assolutamente inadeguati rispetto alla realtà cittadina e palesano in tutta evidenza l’approccio del disinteresse per il traffico privato che però perversamente si riverbera negativamente anche sul trasporto pubblico. Peraltro, anche laddove i fondi ci sono, facciamo di tutto per non averli. Vedi il caso della Pistoiese - Rosselli, opera che attendiamo da oltre 30 anni e per la quale, anziché di un integrale finanziamento pubblico, potremmo beneficiare fin da subito di 2,6 milioni di euro da un privato che abbiamo diritto a riscuotere, ma a cui invece momentaneamente rinunciamo in attesa di comprendere come e quando poterli destinare ad altre infrastrutture. 

Certo, che la situazione economica generale non sia tutta rose e fiori è lampante e sarebbe stupido negarlo, ma è facile pontificare e dispensare lezioni di buongoverno quando la contingenza politica internazionale è quella che è, ma soprattutto dopo aver scaricato sui conti pubblici un macigno che vale oltre 35 miliardi di euro nel triennio, l’equivalente di un'intera manovra di bilancio e oltre. Ha idea di cosa significhi? Sa cosa si sarebbe potuto fare con quei soldi? Ecco, ci faccia cenno con la testa, ma non venga qui a spiegarci ora come utilizzare quelle risorse, perché oltre ad essere troppo tardi, sa di ridicolo, al pari di andare nei quartieri prima di discutere il bilancio e poi non restarci”.

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