Giorno della Memoria. Donata Bianchi (Presidente Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione): “È il giorno del ricordo, è il giorno del monito a guardare i luoghi attuali delle disumanità”

“Nel giorno della memoria noi rendiamo omaggio a coloro che sono stati vittime dell'Olocausto, ma anche a coloro che sono sopravvissuti, alla loro capacità di resilienza  e al coraggio che hanno mostrato nel raccontare le loro storie indicibili.

Il giorno della memoria, nei fatti, il Paese riesce a renderlo un giorno della memoria di tutti e tutte, ma sappiamo bene – spiega la presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione Donata Bianchi – che qualcuno spesso manca all’appello: penso ad esempio al triangolo rosa.

I nazisti misero fine, in pochi anni, a un forte movimento gay tedesco e lanciarono la loro politica di sterminio. Nel 1939, circa 25.000 persone furono arrestate, vittime dell’applicazione di leggi che rendevano fuorilegge gli omosessuali tedeschi. Un rapporto della Chiesa protestante tedesca sulle vittime del nazismo stimava in 220.000 persone le vittime del nazismo a motivo della loro omosessualità.

Anche il fascismo non fu da meno, ma con numeri decisamente più contenuti, 300 furono gli omosessuali denunciati o mandati al confino, molto di più furono però le vittime di violenze e aggressioni.

La gerarchizzazione dei deportati, che poneva i triangoli rosa nella più bassa casta del campo di concentramento, ebbe conseguenze tragiche per i prigionieri. Gli omosessuali, infatti, ebbero maggiori difficoltà nelle relazioni con gli altri deportati. Facendo parte della casta più bassa del campo di concentramento, i gay dovevano svolgere i lavori più faticosi e subire le torture più atroci e degradanti, se mai può esserci una gerarchia della crudeltà. Le lesbiche, invece, non erano generalmente considerate un pericolo, da parte dei Nazisti, e non furono fortemente perseguitate.

Il genocidio delle comunità ebraiche costituisce certamente  una cesura storica perché l’ebraismo è all’origine della civiltà occidentale e ne ha accompagnato l’itinerario per oltre due millenni. Sterminare gli ebrei significò quindi colpire uno degli elementi costitutivi.

Il ricordo dell’Olocausto, della Shoah ci porta a pensare anche al Porrajmos, il grande divoramento delle comunità rom e sinte d’Europa, perché come le comunità ebraiche anche quelle sono elementi costitutivi della nostra civiltà e della nostra cultura. Dobbiamo ricordare lo sterminio di bambini, bambine, uomini e donne disabili, dei comunisti e delle tante categorie di umanità che i nazisti consideravano inferiori.

È il giorno del ricordo, è il giorno del monito a guardare i luoghi attuali delle disumanità.

Voglio accogliere una delle sollecitazioni di Liliana Segre, quella alla vigilanza, perché – aggiunge la presidente Donata Bianchi – come lunedì  la vice presidente dell’Aned ha detto in Consiglio comunale, la memoria è vita, è azione anche nell’oggi: “Si dovrebbe dare idealmente la parola a quei tanti che, a differenza di me, scrive Liliana Segre, non sono tornati dai campi di sterminio, che sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento. Salvarli dall’oblio significa anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano. A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che ciascuno ha verso gli altri”. 

Accolgo quindi questa esortazione e voglio ricordare  le disumanità che accadono ai confini a est del nostro Paese, i respingimenti a catena da parte delle forze di polizia europee che stanno costringendo a vite infami tra i boschi o in campi profughi che scoppiano oltre l’umano immaginare, migliaia e migliaia di esseri umani grandi e piccoli. Il tribunale di Roma ha condannato il Viminale perché le nostre forze di polizia al confine sono attive in respingimenti a catena fino alla Bosnia che  negano il diritto di asilo e violano così contemporaneamente la legge italiana, la Costituzione e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea.

Come scrive Enzo Traverso nel libro sulle origini della violenza nazista “Auschwitz non ha cambiato le forme della civiltà. Se le camere a gas sono oggi percepite come una rottura della civiltà, è proprio perché esse rappresentano un momento che ha rivelato i vicoli ciechi in cui la civiltà era finita e il suo potenziale distruttivo. Le tendenze antilluministe, combinate con il progresso industriale e tecnico, il monopolio di stato sulla violenza e sulla razionalizzazione dei metodi di sterminio, finiscono  per essere uno dei volti della civiltà stessa”. Ecco – conclude la presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione Donata Bianchi – il monito a non dimenticare perché può ripetersi e in forme nuove e diverse si ripete”. (s.spa.)

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