Ecco l’intervento dell’assessore alla cultura della memoria e della legalità Alessandro Martini durante il momento di ricordo e di riflessione del consiglio comunale in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria.
Signor Presidente, colleghi di giunta, signori consiglieri, amici ospiti e cittadini,
siamo qui oggi per rinnovare in forma ufficiale e solenne il nostro deciso impegno a tenere alta l’attenzione verso una grande responsabilità: fare memoria di una delle più tremende tragedie della storia umana. Violenze di ogni sorta, deportazioni, eliminazioni di massa; tutto questo come epilogo di una storia tanto ignobile quanto complessa così da non poter in così poco tempo azzardare analisi degne di una riflessione adeguata.
Tuttavia alcune considerazioni credo si possano accennare.
Oltre le rituali, necessarie espressioni di netta e decisa condanna senza esitazione alcuna di questa pagina del secolo scorso, credo si debba oggi con obiettività e onestà andare un po' oltre.
La storia del nazifascismo e di tutto il male che questa ideologia ha arrecato alla comunità europea e direi mondiale per un quarto di secolo, trova le sue radici in un percorso ideologico-politico che in ogni modo, per almeno due decenni, ha creato le condizioni favorevoli secondo un disegno perverso e violento che si è alimentato progressivamente prima con le molteplici falsità elevate a verità, poi con le denigrazioni e delegittimazioni verso i diversi e i loro diritti e in ultimo, con disposizioni e leggi che ratificavano in modo inequivocabile la pianificazione sistematica, di una selezione ed eliminazione di milioni di innocenti. La violenza delle parole, delle falsità assunte a verità e il discredito sistematico sostenuto dalle innumerevoli compiacenti indifferenze hanno fatto da terreno fertile a tutto il resto.
Con un po’ di semplificazione, che per brevità è doverosa, vorrei sottolineare come tutto questo percorso si sia sviluppato attraverso almeno tre categorie di azioni e reazioni, a volte in parallelo, talvolta in netta contrapposizione, che hanno coinvolto tutti. I comportamenti e le scelte di chi deliberatamente provocò e pianificò la sua ascesa con sistematica lucidità; la reazione debole e/o colpevole di tanti che si sono distinti per distacco e indifferenza voltandosi dall’altra parte; la lotta crescente di molti che, non rassegnati, hanno fatto tutto il possibile per reagire e aiutare, pagando talvolta a caro prezzo tale scelta. In mezzo vittime quanti, senza colpa alcuna, si sono trovati a subire il prezzo più alto di tanta atrocità.
Firenze ha dato un contribuito enorme a questa pagina ignobile di storia!
Rastrellamenti, persecuzioni e ben due treni per deportare, il 9 novembre 1943 oltre 300 ebrei dal binario 16 e l’8 marzo 1944 altrettanti innocenti tra perseguitati politici italiani e indesiderati del regime dal binario 5.
Firenze non li ha mai dimenticati anche se, per troppo tempo dobbiamo riconoscerlo e fino ad una ventina d’anni quando per legge fu istituita questa giornata, non abbiamo curato a dovere la responsabilità di non dimenticare.
I pochi reduci per decenni non hanno raccontato niente sia perché non riuscivano a farlo sia perché spesso non creduti. Abbiamo sottovalutato una grande verità. Sottovalutato l'antisemitismo e il negazionismo che erano tutt’altro che superati e sconfitti e abbiamo abbassato la guardia nel campo di una doverosa informazione ed educazione soprattutto verso le giovani generazioni perché potessero conoscere e farne memoria.
Negli ultimi anni tante sono state le testimonianze dirette di quanti, ormai anziani, hanno deciso di raccontare e di aiutarci così a tener viva la verità storica. Oggi per ragioni anagrafiche sono rimasti in pochissimi. Tocca a tutti noi allora tenere saldo in mano il testimone della responsabilità verso le generazioni future. Ma cosa e come fare?
Intanto dando il massimo risalto, come stiamo facendo, nell’onorare questa giornata annuale. Tutti impegnati in molteplici e diverse iniziative.
- Con i giovani delle scuole, con le associazioni, con la comunità ebraica e tutti i rappresentanti anche di altre fedi. In questi giorni è quasi commovente la miriade di proiezioni dedicate, le mostre, le conferenze, le performance celebrative (come l’installazione ‘Stazione Futura’ in piazza Bartali a cura di Unicoop), pannelli dell’Associazione Veterani dello sport che ringrazio che ci propone una mostra importante (oggi qui un richiamo in uno spazio attiguo al consiglio comunale) per richiamare l’attenzione di tanti giovani sportivi vittime dello sterminio.
- Con il “nostro” Memoriale che l’ANED Nazionale ha deciso di portare a Firenze e che per noi diviene un segno permanente ed un impegno a non dimenticare 365 giorni all’anno. E’ un opera da valorizzare e da promuovere in ogni modo. Invito tutti ad andarci e a coloro che già l’hanno visitato, dico: tornateci ancora e portate altri. È un’opportunità preziosa per la quale ancora una volta ringrazio ANED.
Tutto l’anno ed in tutte le situazioni di vita in cui siamo immersi dobbiamo tenere alta la memoria con il nostro parlare, il nostro agire e la nostra specifica responsabilità civica che non possiamo mai delegare ad altri. Dobbiamo sapere che non ci è concesso né di ritenerci estranei né di dividerci in parzialità ideologico politiche che pur legittime non possono mai e non devono prevalere sull’unità da promuovere su tutti noi.
Anche la nostra storia fiorentina annovera “deportatori” e deportati, delatori e indifferenti accanto, per fortuna e non per caso, a salvati e salvatori.
È la nostra storia che può essere per noi o “pietra d’inciampo” (come quelle che abbiamo posizionato in questi giorni) o maestra di vita per l’oggi e per il domani in cui si possa essere degni di dire con il nostro impegno “mai più”.
In fondo si scrive memoria ma dobbiamo leggere “educazione”.
Si scrive conoscenza ma si legge “cultura”.
(mf)