Il Giorno del Ricordo in Consiglio comunale

Il Consiglio comunale ha celebrato il Giorno del Ricordo con gli interventi della professoressa Alida Vatta, che da anni promuove nelle scuole l’analisi della storia del confine orientale insieme all’Istituto Storico della Resistenza, la professoressa Daniela Velli, presidente dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, la testimonianza del Signor Vittorio Minetti, esule nato a Fiume nel 1936 e gli interventi di alcuni studenti del Liceo Scientifico Rodolico e dell’ISISTL Russell Newton.

Per comprendere a fondo il fenomeno del massacro delle foibe bisogna andarne a ricercare le radici in quella secolare contesa tra popolazione italiana e popolazione slava per il possesso dei territori di Nord-Est, quelli dell’Adriatico orientale che nasce – ha detto il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – con la prima guerra mondiale e prosegue poi per il resto del ‘900 fino agli anni 50. In questo contesto vengono perpetrati dei crimini, degli eccidi indiscriminati.

Tantissime famiglie di italiani sono state costrette ad abbandonare la propria casa, portandosi via quel poco che era possibile perché altrimenti avrebbero rischiato di essere uccisi o deportati.

Una storia di confini e di territori, dunque, come purtroppo ce ne sono ancora tante nel mondo, lo stiamo vedendo con l’attacco della Federazione Russa in Ucraina, ma anche in altri luoghi dove il conflitto non si è mai fermato da oltre 50 anni: tra Palestina e Israele, tra Marocco e popolo Sharawi.

Questa ricorrenza quest’anno però ha un valore particolare, non è solo un momento nel quale continuare a fare memoria, elemento fondamentale, anche perché questa vicenda è stata sottaciuta per tanto, troppo tempo; con il primo di gennaio la Croazia ha definitivamente aperto i confini all’interno dell’unione europea e con l’ingresso nella moneta unica e nella completa attuazione del libero transito si può idealmente immaginare una ritrovata riconciliazione.

Almeno tra le nazioni dell’unione europea i confini sono cancellati. Può sembrare un piccolo passo, me ne rendo conto, ma il processo di unificazione e di allargamento dell’Unione europea – ha continuato il presidente Milani – è l’unico possibile e io mi auguro che sia irreversibile.

Nella notte di San Silvestro, lungo il confine tra la Slovenia e la Croazia, sono state organizzate feste in tutti i valichi di frontiera. Abbiamo visto nel video la manifestazione al posto di frontiera di Plovania-Sicciole, dove alla mezzanotte tra gli applausi è stata alzata la sbarra, e la banda della comunità italiana di Buie ha intonato l’Inno alla gioia, l’inno europeo. Una festa di popolo.

A sud ed ad est rimangono i controlli di frontiera lungo quelli che sono ora i nuovi confini esterni del sistema Schengen, con la Serbia, la Bosnia ed Erzegovina ed il Montenegro.

La realizzazione piena dell’Unione europea è un processo lento ma inesorabile che deve portare alla completa integrazione. Mentre però festeggiamo per questo traguardo che riporta le città di Pola, Fiume, Zara, Spalato, Ragusa e tutte le altre città, sentimentalmente, vicine all’Italia e all’Europa gli altri confini sono presidiati e controllati.

C’è di più, su quello che sembrava un tabù infrangibile, si apre una prima ma molto larga crepa. Il Consiglio europeo nella notte tra giovedì e venerdì ha deciso formalmente la possibilità di costruire muri per fermare i migranti con i soldi di tutti i cittadini europei. Anche l’Italia ha dato la propria disponibilità. Tutti i capi di Stato si sono trovati concordi nel volere fondi UE per realizzare infrastrutture per il controllo dei confini esterni. Il punto cruciale è che per la prima volta dopo il 1989 viene messo in dubbio, un principio che sembrava inviolabile: mai più nuovi muri a dividere i popoli, troppo atroce la storia del 900 perché si possa riproporla.

Senza Pace siamo tutti sconfitti.

Secondo le recenti stime, le vittime dell’eccidio delle Foibe furono tra le cinquemila e le diecimila: un dato di certo molto vago, frutto del silenzio che per circa un cinquantennio ha circondato il ricordo di tale massacro. Ad essere uccisi – ha concluso il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – non furono solo fascisti e avversari politici, ma anche e soprattutto civili, donne, bambini, persone anziane e tutti coloro che decisero di opporsi alla violenza dei partigiani titini. Le zone colpite furono quelle del Venezia-Giulia e dell’Istria, in cui ad oggi sono state trovate più di 1700 foibe. Il 10 febbraio del 2005 il Parlamento italiano ha deciso di dedicare la giornata alle vittime delle foibe, denominandola “Giorno del Ricordo”. (s.spa.)

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