Il presidente del Consiglio comunale Luca Milani ricorda Aldo Moro e Peppino Impastato

“Il 9 maggio, una data che porta tante ricorrenze”

“Il 9 maggio è una data che porta con se tante ricorrenze: la Festa dell’Europa, in omaggio alla dichiarazione di Schuman del 9 maggio 1950, per la creazione di una comunità del carbone e dell’acciaio, oppure la notte dei cristalli del 1938 dal significato completamente opposto.

Tra le tante ricorrenze, è necessario ricordare quel 9 maggio 1978 nel quale – spiega il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – viene rinvenuto il corpo senza vita del presidente della Dc Aldo Moro all’interno del baule della Renault 4 in via Caetani. Moro viene ucciso dopo 55 giorni dal rapimento, avvenuto la mattina del 16 marzo del 1978 in via Fani, con l’uccisione dei carabinieri Oreste Leonardi e Domenico Ricci e dei poliziotti che si trovavano sull’auto di scorta: Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi.

Il commando che ha sequestrato Moro era composto da undici persone, rimangono però molti dubbi sull’identità di alcuni dei partecipanti. Tanti i colpi esplosi quel giorno, un vero e proprio massacro. Tutti noi abbiamo pienamente coscienza di cosa ha comportato quel rapimento e quell’assassinio, la storia che ha cambiato corso, quello che poteva essere e non è stato.

In quello stesso 9 maggio 1978 in quelle ore in Sicilia, a Cinisi, Radio Aut non trasmetteva più “Onda Pazza a Mafiopoli” perché il giornalista Peppino Impastato era stato ucciso durante la notte da mano mafiosa.

Peppino Impastato era anche candidato nelle liste di Democrazia Proletaria alle elezioni locali, ma dopo numerose minacce, a pochi giorni dal voto venne ucciso. Il suo corpo venne posizionato sui binari della ferrovia Trapani-Palermo e fatto saltare con una carica di tritolo, per inscenare un suicidio.

Alle elezioni, qualche giorno dopo, gli elettori di Cinisi votarono comunque il suo nome, riuscendo a farlo eleggere, seppur simbolicamente, come consigliere comunale. Il delitto, accreditato come atto terroristico o suicidio dagli investigatori venne, dall’inchiesta del giudice Rocco Chinnici, riletto come omicidio di mafia, nel processo concluso con la condanna all’ergastolo di don Tano Badalamenti, il boss di Cinisi che Impastato attaccava e derideva dai microfoni di Radio Aut.

Il terrorismo è sconfitto, la mafia ancora no.

È nostro dovere Istituzionale – conclude il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – non solo ricordare le tante vittime delle mafie, ma continuare a mantenere alta l’attenzione e continuare ad indagare su questa forma di criminalità che adesso, sottotraccia, continua a curare i propri affari e, per farlo, rende sudditi le popolazioni e schiavi gli affiliati”. (s.spa.)

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