La sentenza degli Stati Uniti non ha niente a che fare con la difesa della vita. Donata Bianchi (Presidente Commissione Pari opportunità): “Il vero problema in Italia è l’altissima percentuale di medici in obiezione di coscienza”

“La Corte Suprema americana ha messo fine alle garanzie costituzionali per l’aborto che erano in vigore da quasi 50 anni, una decisione presa dalla maggioranza conservatrice dell’Alta corte. Su 50 Stati, 26 (tra cui Texas e Oklahoma) hanno leggi più restrittive in materia. Il Missouri ha subito vietato l’aborto dopo la sentenza, seguito immediatamente dal Texas. La decisione – ha ricordato la presidente della Commissione Pari Opportunità Donata Bianchi – è stata resa possibile dalle tre nomine conservatrici volute dall’ex presidente Donald Trump. Forti le reazioni in tutto il Paese, è scesa in campo anche Michelle Obama: “Ho il cuore spezzato per l’adolescente piena di gioia e promesse che non sarà in grado di finire la scuola perché lo Stato controlla le sue decisioni riproduttive; per la madre di una gravidanza che ora è costretta a portarla a termine; per gli operatori sanitari che non possono più aiutarle senza rischiare il carcere”. È una sentenza che niente ha a che fare con la difesa della vita, è una sentenza espressione di una cultura che pretende di controllare il corpo delle donne e la loro identità, la loro autodeterminazione, sottraendo loro un diritto, che è diritto anche alla salute.
Ricordo che oltre quarant’anni fa nel nostro Paese veniva adottata la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, successo della mobilitazione di migliaia di donne. È una legge – prosegue la presidente Donata Bianchi – che ha permesso di cancellare le morti delle donne sotto i ferri delle mammane, l’Italia è tra i Paesi con il tasso di interruzione di gravidanza più basso. Il ricorso all’aborto è diminuito per tutte le età ma soprattutto tra le giovani, e in tutte le zone del Paese. Il vero problema in Italia è l’altissima percentuale di medici in obiezione di coscienza, che ha raggiunto il 70%, rendendo sostanzialmente impossibile accedere al servizio in alcune parti del Paese.
Una buona notizia, per l’Europa. Il Bundestag, il Parlamento tedesco, ha deciso di abolire un articolo di legge che risaliva al periodo nazista e vietava ai medici di fornire informazioni sulle procedure utilizzate per procurare un’interruzione di gravidanza. Ciò significava che una donna intenzionata ad abortire non poteva accedere a tutte le informazioni necessarie per farlo in maniera preparata. Adesso – conclude la presidente della Commissione Pari Opportunità Donata Bianchi – i sanitari potranno dare liberamente informazioni sull’aborto senza il timore di essere multati o denunciati”. (s.spa.)

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