Tre giorni, dal 5 al 7 ottobre, all’Università di Firenze e in Sala Firenze Capitale a Palazzo Vecchio col presidente del Consiglio comunale Luca Milani
Nel 2023 ricorre il 150° anniversario della nascita di Gaetano Salvemini (1873-1957), uno dei più grandi intellettuali italiani, che ha svolto un’importante opera di educazione civile ancora di straordinaria attualità. La sua è un’eredità all’insegna dell’antiretorica: non un’immagine stereotipata da omaggiare acriticamente, ma un esempio da riscoprire e riattualizzare nel nostro presente.
Nell’ambito delle iniziative patrocinate dal Comitato Salvemini 150°, da giovedì 5 a sabato 7 ottobre, la Fondazione Ernesto Rossi - Gaetano Salvemini, in collaborazione con la Fondazione Circolo Rosselli, l’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea e la Fondazione Giacomo Matteotti, promuove all’Università di Firenze ed in Sala Firenze Capitale a Palazzo Vecchio un convegno dedicato a “L’ultimo Salvemini: militanza intellettuale, educazione civile e ricerca storica (1947-1957)”.
L’iniziativa, che ha anche il patrocinio dell’ateneo fiorentino, del Comune di Firenze, della Fondazione Spadolini Nuova Antologia- ETS e del Circolo Piero Gobetti, ripercorre l’ultimo decennio della vita e della militanza intellettuale e politica di Salvemini dopo il suo rientro dall’esilio nell’Italia del dopoguerra.
Nelle giornate di giovedì 5 e venerdì 6 ottobre (ore 9,00-13,00; 14.30-18,00), presso l’Aula Magna dell’Università di Firenze, si rifletterà sull’influenza esercitata da Salvemini su alcuni suoi allievi poi divenuti insigni storici e sul dialogo da lui avviato con altri giovani intellettuali allora attivi in campo educativo e civile. Particolare spazio sarà dato anche al suo ruolo nel dibattito pubblico repubblicano, ai rapporti con singole personalità politiche e alla collaborazione con giornali e riviste. Ad aprire i lavori sarà il presidente del Consiglio comunale Luca Milani.
A chiusura della giornata di venerdì 6 ottobre, l’attrice Sandra Ceccarelli leggerà alcuni passi del discorso che Salvemini pronunciò alla ripresa dell’insegnamento di Storia moderna nell’ateneo fiorentino, il 16 ottobre 1949.
Sabato 7 ottobre, presso la Sala di Firenze capitale a Palazzo Vecchio con inizio alle 9.30, si svolgerà la tavola rotonda conclusiva che si concentrerà sulla centralità che, nel pensiero e nell’opera di Salvemini, ha avuto la questione dell’istruzione come strumento di crescita civile. La laicità, l’educazione al dubbio e la costruzione del senso critico furono, infatti, il principale antidoto che Salvemini oppose al conformismo, al dogmatismo e al possibile ricrearsi di nuove forme di totalitarismo e autoritarismo: una lezione valida, per più versi, ancora oggi.
“Saranno tre giorni interessanti per riscoprire ed approfondire la figura di Gaetano Salvemini, uno storico – spiega il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – impegnato nella lotta politica, che si batté per il riscatto del Mezzogiorno e contro il sistema di potere giolittiano. Poi, da esule, divenne uno degli oppositori più irriducibili del regime fascista. Salvemini, professore universitario, intervenne spesso nella lotta politica del suo tempo. Al termine della Prima guerra Mondiale – prosegue Milani – fu eletto in Parlamento in una lista di ex combattenti, sostenne la necessità di un accordo con la Jugoslavia per la definizione del confine orientale sulla base del principio di autodeterminazione dei popoli e fu molto aspro verso l’impresa fiumana di Gabriele d’Annunzio. Deluso dall’esperienza parlamentare, non si ripresentò alle elezioni del 1921: per qualche tempo si distaccò dalla lotta politica e inizialmente sottovalutò il pericolo costituito dal fascismo. Fu dopo il delitto Matteotti del giugno 1924 che Salvemini riprese il suo impegno con straordinaria determinazione contro la dittatura nascente. In esilio tra Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti (dove insegnò ad Harvard) Salvemini – conclude il presidente del consiglio comunale Luca Milani – fu una vera spina nel fianco per il fascismo, con le conferenze, gli articoli, i libri. È stata una coscienza critica della democrazia repubblicana, una voce di autorevolezza indiscussa nel panorama politico e sociale che, in questi tre giorni, attraverso importanti testimonianze di storici e studiosi cercheremo di riscoprire”. (s.spa.)