Comunicazione in Consiglio comunale sulla Giornata internazionale della Donna
“Minimo storico della partecipazione delle donne al lavoro, sceso al 48%.
Ringrazio tutti i Gruppi politici del Consiglio comunale per la presente comunicazione che fa parte dalla Giornata Internazionale delle Donne che, come tutti sappiamo, ricorda le operaie morte in un incendio divampato durante lo sciopero nella fabbrica in cui lavoravano ed in cui erano state rinchiuse. E di lavoro vogliamo parlare, dell’occupazione che vede così penalizzate le donne.
Infatti l’Italia è tra i Paesi europei che registra il più basso tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro, nella UE le donne occupate sono il 62,7%, dato che è precipitato nel nostro Paese con la pandemia Covid-19 arrivando al minimo storico del 48% . In pratica, solo una donna su due ha un lavoro e, molto spesso, si tratta con un contratto part-time spesso involontario, con retribuzione più bassa. Tantissime le donne – ricorda la vice presidente del Consiglio comunale Maria Federica Giuliani – che con la pandemia hanno dovuto rinunciare al lavoro per accudire i figli piccoli, spesso in DAD, lo conferma un dato inquietante: il tasso di occupazione delle donne con figli sotto i 5 anni è inferiore di oltre il 25 per cento a quello delle coetanee senza figli.
Un problema complesso quello della disparità di genere perché tocca molti aspetti, da quello economico a quello sociale non trascurando quello più importante dei diritti, che non dovrebbe esistere dato che la nostra Costituzione all’articolo 4 sancisce che: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
A parità di istruzione, il tasso di inattività delle donne è superiore a quello degli uomini in quasi tutte le fasce di età. Per valorizzare questo potenziale occorre affrontare nel loro insieme gli aspetti economici e socio-culturali della questione.
Una maggiore inclusione delle donne in quanto a capacità lavorativa, rappresenta una ricchezza e un valore che ricade sull’intera collettività, il problema relativo alle donne nel mercato del lavoro non è quindi solo un problema occupazionale ed economico.
Il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha posto correttamente al centro dell’azione politica, il rilancio dell'occupazione femminile come tema fondante per la crescita
economica e sociale del Paese. La sua attuazione attraverso quote riservate, dovrebbe comportare un innalzamento dei tassi di occupazione di donne e giovani, così come gli incentivi messi a disposizione dell’imprenditoria al femminile. Ma bisogna porre la dovuta attenzione che queste previsioni non vengano aggirate, dato che l’esplicita indicazione di quote riservate rischia di essere vanificata da linee guida camuffate da azioni positive che ammettono deroghe con motivazioni molto generiche, con il rischio che, ancora una volta, genere ed età restino proclami.
I dati evidenziano che la scelta della maternità rappresenta un onere che ricade ancora nonostante anni di sforzi ed interventi pubblici, quasi esclusivamente sulla donna, salvo casi che fanno ben sperare che si registrano nelle coppie più giovani.
La legge sul congedo parentale – continua la vice presidente del consiglio Giuliani – va nella giusta direzione, ma ancora non abbiamo avuto quel cambio culturale indispensabile che al concetto di maternità sostituisca quello di genitorialità, dove la genitorialità è un piacere ed un onere condiviso da entrambi.
A questo proposito è essenziale il potenziamento di tutte le strutture a sostegno delle famiglie e dei genitori, a partire proprio dagli asili nido, sui quali abbiamo raggiunto traguardi importanti in Toscana e a Firenze in particolare, sia dal punto di vista pedagogico che rispetto all’offerta di strutture e di posti messi a disposizione. Permane sempre il limite oggettivo di essere un servizio a domanda individuale e nonostante le iniziative legislative che lo promuovono come servizio educativi di base, riusciamo a supportare la domanda solo attraverso contributi economici, importanti ma non risolutivi mentre rimane uno strumento principale per permettere alle donne di mantenere il posto di lavoro o di poterne ricercare uno.
In un paese in cui la spesa pubblica in asili nido è solo lo 0,08% del Pil, tra le più basse d'Europa, l'investimento da 4,6 miliardi di euro previsto dal PNRR per aumentare di quasi 265 mila posti i servizi della prima infanzia va nella giusta direzione. Ma per completare lo sforzo, servirebbero congedi parentali meglio distribuiti e un sistema fiscale che non penalizzi il lavoro del secondo lavoratore della famiglia. L'uguaglianza di genere nella cura dei bambini può essere promossa attraverso il diritto individuale a un congedo non trasferibile, ben remunerato e di uguale durata per donne e uomini.
Sporadica nelle aziende, nonostante gli sforzi legislativi volti a favorire la conciliazione famiglia-lavoro, a partire dagli orari e dalle modalità di lavoro. Occorre favorire la presenza di donne in ruoli manageriali (allo stato attuale sono solo il 27 per cento del totale) riducendo il pay-gap.
In questa direzione bisogna prevedere l’introduzione di una certificazione di genere ottenuta attraverso l’utilizzo di indicatori prestazionali (Kpi) inerenti alle politiche di parità di genere nelle organizzazioni che potrebbe rappresentare un ottimo incentivo per il raggiungimento dell’obiettivo, così come lo è stata la legge Golfo Mosca del 2011, che ha fatto passare la quota di donne nei consigli di amministrazione dal 7 per cento all’attuale 40 per cento.
La crisi pandemica ha colpito, in maniera maggiore, le città d’arte e la ripresa tanto attesa sembra non decollare ancora, guerre alle porte dell’Europa certo non la incentivano. E i dati Irpet fotografano una situazione peggiore di quella che abbiamo percepito. Per questo è necessario lavorare insieme per favorire l’occupazione di categorie più svantaggiare come donne, giovani, disoccupati di lungo corso.
Nel nostro piccolo – conclude la vice presidente del Consiglio comunale Maria Federica Giuliani – Firenze può accompagnare in maniera consistente questo percorso resiliente attraverso l’importante rete dei suoi asilo nido, facendo pressione sulla regione Toscana affinché si arrivi all’attuazione della previsione di programma assicurando il servizio universalmente, nonché attraverso l’implementazione dei progetti di formazione lavoro, importante esperienza ormai consolidata, da poter realizzare in numero ancora più consistente e mirata attraverso le proprie strutture, modellandoli sulla richiesta locale ed indicata dal Pnrr”. (s.spa.)
Nota: Lavoro delle donne
Nella legge di Bilancio 2022 sono state già adottate molte iniziative volte a migliorare la condizione della donna in Italia:
- l’esonero contributivo in caso di assunzioni di donne lavoratrici effettuate nel biennio 2021-2022, riconosciuto nella misura del 100 % nel limite massimo di importo pari a 6.000 euro annui;
- l’implementazione del Fondo per le politiche della famiglia per attuare misure organizzative che favoriscano le madri che rientrano a lavoro dopo il parto;
- l’assegnazione di risorse aggiuntive al Fondo di sostegno al venture capital, per sostenere investimenti nel capitale per progetti di imprenditoria femminile a elevata innovazione;
- l’incremento del Fondo pari opportunità della Presidenza del Consiglio volto a favorire percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà;
- l’istituzione, nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, del Fondo a sostegno dell’impresa femminile, con una dotazione di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022 destinato a promuovere e sostenere l’imprenditoria femminile;
- la costituzione nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali di un fondo per finanziare misure a favore della parità salariale tra uomo e donna. La dotazione prevista ammonterà a 2 milioni di euro all’anno da spendere dal 2022 in poi.
- l’adozione di uno strumento per attuare la parità salariale, attribuita alle aziende per attestare le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre i divari su opportunità di crescita, parità salariale a parità di mansioni, gestione delle differenze di genere e tutela della maternità: le imprese potranno così ottenere uno sconto dell’1% (fino a 50mila euro all’anno) sui contributi da versare. (Lavoce.info)