Massimo Fratini (PD): “Giorgio la Pira è venerabile. Ma per Firenze è sempre stato Santo”

Questo è l’intervento che il consigliere PD Massimo Fratini nel Consiglio comunale di oggi

Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il Decreto che riconosce le «virtù eroiche» di Giorgio La Pira, che da oggi può essere quindi chiamato Venerabile.

Si conclude, così, la seconda fase della causa di beatificazione, aperta nel 1986 a Firenze dall’allora arcivescovo Silvano Piovanelli.

Adesso l'eventuale riconoscimento di un miracolo a lui attribuito consentirebbe di proclamarlo Beato.

Per noi fiorentini questo decreto è solo una formalità.

Quando era ancora in vita, ma soprattutto dal 1977 anno della sua morte, per tutti i fiorentini Giorgio la Pira è sempre stato il SINDACO SANTO. Un sindaco sempre avversato dai “poteri forti”, dalla stampa, dalla politica. Dalla destra perché troppo di sinistra, dalla sinistra perché troppo morbido con il potere e in qualche modo ruffiano del potere. Per alcuni l’appellativo di “sindaco santo” era segno di rispetto ma per molti era considerato segno di scherno e di presa in giro. La santità non era considerata una categoria della politica. Ebbene Giorgio la Pira con la sua vita e con il suo esempio ha sempre dimostrato il contrario.

Un sindaco da sempre amato dal popolo. Nelle elezioni del 1951 raccolse oltre 19.000 preferenze. E lui ha da sempre ricambiato questo amore. Calzette bianche -questo il suo soprannome- ha amato profondamente la sua gente, la sua Firenze.

Firenze perla del modo, immagine della Gerusalemme celeste. Firenze come capitale delle città del mondo. Gli stati passano, le città restano – amava dire – e spessissimo, al tramonto si faceva accompagnare al piazzale Michelangelo per contemplare la bellezza di Firenze e pregare per la città e per i suoi abitanti.

Fu un mistico Giorgio la Pira, ma non fu prestato alla politica. Visse la politica come incarnazione diretta della sua fede, come campo d’azione della sua vocazione. La politica – usava dire – dopo la mistica è la cosa che avvicina di più a DIO. Pensare che oggi celebriamo le virtù cristiane di La Pira grazie al suo impegno politico, carica tutti noi di una grande responsabilità

Da un suo celebre scritto:

Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa 'brutta'! No: l'impegno politico -cioè l'impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall'economico è un impegno di umanità e di santità: è un impegno

che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità.

Da quando sono diventato consigliere comunale nel 2009 ho accompagnato oltre 1.300 giovani in palazzo Vecchio parlando della vita e della vocazione umana e cristiana di La Pira. Del suo impegno per Firenze, del suo essere stato padre costituente, parlamentare, sottosegretario, docente universitario e allo stesso tempo essere consapevole di non avere mai scelto davvero nessuna di queste cose, ma sempre rispondendo ad una chiamata.

Nella vita, come nella politica, non si deve fare quello che si vuole ma quello che siamo chiamati a fare.

In questi giorni in cui siamo molto concentrati nel rispondere al tema dell’emergenza abitativa, mi piace ricordare una frase tratta da un discorso pronunciato in questo salone dopo le dimissioni di due assessori liberali che protestavano perché aveva sequestrato le case dei nobili e dei ricchi per metterci i poveri e gli sfrattati

Ebbene, signori Consiglieri, io ve lo dichiaro con fermezza fraterna ma decisa: voi avete nei miei confronti un solo diritto: quello di negarmi la fiducia!

Ma non avete il diritto di dirmi: signor Sindaco non si interessi delle creature senza lavoro (licenziati o disoccupati), senza casa (sfrattati), senza assistenza (vecchi, malati, bambini, ecc.). È il mio dovere fondamentale questo: dovere che non ammette discriminazioni e che mi deriva prima che dalla mia posizione di capo della città – e quindi capo della unica e solidale famiglia cittadina – dalla mia coscienza di cristiano: c'è qui in giuoco la sostanza stessa della grazia e dell'Evangelo!

Se c'è uno che soffre io ho un dovere preciso: intervenire in tutti i modi con tutti gli accorgimenti che l'amore suggerisce e che la legge fornisce, perché quella sofferenza sia o diminuita o lenita. Altra norma di condotta per un Sindaco in genere e per un Sindaco cristiano in ispecie non c'è!

Credo che oggi tutti dobbiamo gioire di questo riconoscimento. Portarlo nel cuore e, specialmente noi che ci occupiamo della gestione del bene comune attraverso la politica, tenere alto l’esempio di questo piccolo grande uomo in modo da potere, anche se in piccola parte, imitarlo.

(s.spa.)

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