“Un paese senza solidarietà è un paese finito. Il terzo settore, come noto, si compone di soggetti organizzativi di natura privata che, senza scopo di lucro, perseguono finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale promuovendo e realizzando attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi.
Il Terzo Settore in Italia – sottolinea la consigliera speciale nuove povertà lotta alle dipendenze e corretti stili di vita Mimma Dardano – sta acquisendo ormai da anni, un rilievo crescente, come numero di organizzazioni che operano sul territorio nazionale, come numero di operatori impiegati, ed ancora come utenti che usufruiscono dei servizi sociali.
Si deve forse alla sempre crescente importanza di tale settore non profit l'attenzione che ha portato all’adeguamento della norma che disciplina il terzo settore dandone una definizione giuridica. All'art. 1 comma 1 della Legge 106 del 6 giugno 2016 (“Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale”); con l’auspicio di razionalizzare e riorganizzare, magari semplificandolo, il mondo non profit, sia da un punto di vista normativo, che fiscale.
Il Terzo Settore che può rappresentare un motore di sviluppo economico specialmente nell’attuale fase storica - è stato sottoposto ad un forte stress a causa della pandemia di Covid-19. Nonostante ciò, negli ultimi mesi il nostro Paese ha potuto contare sulla generosità e sull’azione in campo sociale e assistenziale di imprese ed attori del mondo del non profit in questo lungo periodo di emergenza
Sulla riforma del sistema di welfare del nostro Paese, va sottolineata l’importanza di interventi capaci di stimolare una crescita economica equilibrata e rispettosa dei valori fondanti della comunità e, nello stesso tempo, adeguati nelle risposte ai molteplici bisogni dei cittadini ed alle loro aspettative in termini di qualità della vita. Da più parti – prosegue Mimma Dardano – è valutato positivamente il contributo che l’economia civile, e in particolare il terzo settore, da’ sia ai sistemi di welfare, sia allo sviluppo economico nel suo complesso, a fianco del settore pubblico e dell’economia di mercato. Il cosiddetto terzo settore, o”non profit”, eroga servizi che promuovono lo sviluppo dell’individuo e migliorano la qualità della vita quotidiana e negli anni è divenuto l’attore economico-sociale che meglio ha saputo sviluppare sia l’idea di servizio che l’accettabilità sociale dello stesso da parte della comunità.
Sono 70 milioni di euro i fondi previsti dal decreto Ristori bis, che contiene una serie di misure di sostegno anche per il non profit. Dalla proroga dei versamenti delle imposte sui redditi e dell’Irap, all’allargamento dei contributi a fondo perduto fino alla sospensione di altre scadenze.
Il fondo, gestito dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali che stabilisce i criteri di ripartizione delle risorse tra le Regioni e le Province autonome, anche al fine di assicurare l’omogenea applicazione della misura su tutto il territorio nazionale e inizialmente precluso a tutte le realtà che non fossero iscritte al Repertorio Economico Amministrativo-Rea (e quindi alla quasi totalità delle associazioni), dopo una lunga battaglia, che aveva visto il Forum toscano in prima linea, la scorsa estate era stato aperto anche agli enti del Terzo settore con o senza partita Iva (e migliaia di associazioni ne avevano fatto ricorso). Ma questa estensione è stata cancellata con il Decreto di fine anno. A questo si aggiunge l'insufficienza dei sostegni economici.
Le associazioni toscane rischiano di fermarsi e interrompere la propria attività fino ad oggi fondamentale nella gestione dell'emergenza, a rischio sopravvivenza ci sarebbero circa 4mila associazioni. A mettere in ginocchio gli enti di volontariato e di promozione sociale sono le difficoltà di accesso al credito e la mancanza di ristori adeguati. Nel decreto di fine anno approvato dal Governo – prosegue Mimma Dardano – è stata infatti rimossa la possibilità per le associazioni di avere accesso al Fondo Nazionale di Garanzia, una misura di cui i nostri enti non possono fare a meno per contrarre prestiti agevolati e per continuare ad assolvere ai loro ruoli sociali e ad assistere le fasce più deboli e vulnerabili del territorio”.
La situazione è ormai insostenibile per tutte le associazioni che sono in grande sofferenza economica per l'arresto di molte delle loro attività, in molti hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali per tutelare i dipendenti, ma i costi fissi delle sedi sociali, le utenze, le spese vive vanno avanti al contrario ad esempio delle
attività di autofinanziamento, di convenzione con gli enti pubblici con un danno economico grave. Le associazioni che stanno ricoprendo un ruolo chiave in questa fase dell'emergenza Covid, ma anche delle tante emergenze sociali e ambientali che non sono venute meno in questi mesi. La sospensione di misure di sostegno ad hoc a livello nazionale rischiano di vanificare ogni sforzo mettendo a repentaglio l'azione di assistenza dei volontari e delle strutture.
Il diverso trattamento da parte dello Stato tra gli enti profit e le piccole e medie imprese iscritte al Rea, produce una iniquità non solo sul piano etico, ma soprattutto sulla capacità di migliorare il welfare dei territori.
Ci sarà un momento in cui l'epidemia diminuirà i suoi effetti, e all'impegno sanitario, oggi giustamente prevalente al quale le associazioni sociosanitarie danno un grande contributo, si dovrà sostituire la prevalenza del sociale, in cui il Terzo settore toscano giocherà un ruolo insostituibile, garantendo servizi e opportunità fondamentali per la comunità e assicurando la coesione sociale della nostra regione.
In Toscana – conclude Mimma Dardano – sono oltre 26mila le istituzioni non profit. Sono attivi 469mila volontari e sono oltre 46mila i dipendenti di enti non profit (dati Istat, 2017). La Toscana registra una presenza di organizzazioni no profit tra le più alte in Italia (71 ogni 10mila abitanti a fronte del 55,4 nazionale) e una spiccata propensione al volontariato (1.253 volontari ogni 10mila residenti, contro la media nazionale di 911 volontari)”. (s.spa.)