“Gli intitoleremo una strada della nostra città”
In Consiglio comunale è stato ricordato l’ex sindaco Giorgio Morales, morto ieri all’età di 88 anni.
Di seguito il testo dell’intervento del sindaco Dario Nardella:
“Oggi ricordiamo Giorgio Morales, scomparso ieri mattina. Mi rivolgo a tutti i presenti alla seduta del Consiglio comunale, al sindaco Primicerio, all’onorevole Spini ai quali sono legato da una profonda amicizia con il desiderio di spendere qualche parola sulla figura di Giorgio Morales, non con ono sterile spirito commemorativo, ma con affetto e senso di gratitudine.
Ho avuto la fortuna di incontrare recentemente Giorgio Morales in occasione proprio dell’80esimo compleanno di Mario Primicerio, qualche giorno fa. È stata una grande emozione perché decidemmo di fare una sorpresa a Mario Primcerio, invitando i sindaci tra cui appunto lo stesso Giorgio Morales. Era presente anche Matteo Renzi e collegato con noi da Bruxelles c’era il sindaco Leonardo Domenici. Inoltre, con noi era presente Alberto Brasca che aveva lavorato con Morales ed è stato presidente della Provincia.
Innanzitutto rivolgo il mio cordoglio e saluto alla famiglia, in particolare ai figli Silvia e Nicola. Perdere un padre è un dolore fortissimo e per la nostra città significa perdere una personalità politica dell’Istituzione.
Morales si interessò alla politica fin da giovanissimo, iscrivendo sial PSI nel 1957, a 25 anni. Da quello che ci raccontano le persone che hanno vissuto con lui da vicino ha sempre mostrato grande interesse per la politica e non a caso si è laureato in Scienze politiche. Dapprima fu dirigente della Provincia di Firenze tra il 1965 e il 1970, poi consigliere comunale di Firenze per un lungo periodo ininterrottamente dal 1975 al 1989. Lo ricordiamo come uno degli esponenti più illuminati e lungimiranti dell’area di sinistra del Partito Socialista e dal 1975 ricoprì, con il sindaco Gabbuggiani, il ruolo di assessore al decentramento, inaugurando così un’esperienza amministrativa già da giovanissimo. Fu proprio lui a istituire i Quartieri nel 1976, portandoli alle prime elezioni nel novembre dello stesso anno. E poi la sua esperienza amministrativa lo portò a ricoprire il ruolo di vicesindaco dal 1979 al 1983. Fu successivamente assessore alla Cultura con i sindaci Bonsanti, Conti e Bogianckino.
Sostituì proprio Bogianckino come sindaco nel 1989 sul finire della legislatura, sostenuto da PCI PSI, PSDI e PLI. Nel suo secondo mandato formò una giunta pentapartito (DC, PSI, PRI, PSDI e PLI), completando l’intera legislatura come sindaco, fatto non così frequente in quegli anni, in cui i sindaci erano eletti in Consiglio comunale e non direttamente dai cittadini. Sebbene il momento storico fosse fra i più complessi per il panorama italiano, Morales non fu mai sfiorato dagli odi di quella stagione e con lo stile garbato ma fermo che lo contraddistingueva riuscì a condurre la propria azione amministrativa e politica con coerenza e linearità. Negli anni di Tangentopoli, infatti, tante figure politiche nazionali furono travolte in scandali o inchieste: il suo nome, invece, non fu mai toccato e lambito da quelle vicende. Credo che questo rappresenti un tratto distintivo e rappresentativo della sua persona e del suo modo di concepire l’impegno pubblico e il suo odo di vedere la vita istituzionale.
Morales fu tra coloro che in quel periodo hanno portato in alto il nome di Firenze sul panorama nazionale. In particolare, non possiamo non ricordare il rapporto di grande stima e amicizia con Giovanni Spadolini, un altro grande politico fiorentino. Dopo le due giunte da lui guidate si candidò per Forza Italia nel 1995. Fu battuto da Mario Primicerio e tuttavia tornò in Consiglio comunale fino al 1999. Rimase all’interno delle Istituzioni, tenendo fede all’impegno che aveva assunto con i suoi elettori. Nel 1995 interrotta la sua esperienza politica e amministrativa, tornò a ricoprire il ruolo di dirigente in Regione Toscana, in quella Regione per la quale era stato tra i protagonisti e ispiratori dello Statuto nel 1970. Anche questo è un passaggio importante della sua vita politico-professionale e politico-istituzionale della nostra Regione.
Insieme a Elio Gabbuggiani e Romano Fantappiè svolse un ruolo importante per ispirare lo Statuto della Regione Toscana del 1970 e proprio in quelle circostanze ricoprì il ruolo importante di dirigente dell'ufficio legislativo della Regione. Quindi Morales fu testimone protagonista della fase di nascita di questo nuovo Ente previsto nella Carta costituzionale già nel 1948, ma che come sappiamo nascerà molto più tardi insieme alle altre regioni italiane.
Il suo attaccamento alle Istituzioni e il suo impegno civile non finì neanche negli ultimi anni. Ricordo di aver collaborato con lui quando era difensore civico della Toscana dal 2004 al 2010.
Oggi mi piacerebbe ricordare alcuni tratti politici caratterizzanti la figura di Giorgio Morales. Innanzitutto, non dimentichiamo che fu sindaco nei giorni della Strage dei Georgofili. Io credo che capita sempre ad un sindaco di una città come Firenze un’esperienza terza, particolare, che lo segna. È successo a Giorgio La Pira per la grane crisi economica e la vicenda del Pignone. È successo a Bargellini con l’alluvione. Succede a me con questa terribile esperienza della pandemia, che segnerà per tanto tempo la vita e la storia di Firenze. È successo a Giorgio Morales che ha affrontato, tra le tante sfide ed esperienze, quella forse la più terribile, della Strage dei Georgofili. Si trovò infatti ad affrontare uno dei momenti più cupi di Firenze del 900, certamente il più cupo dall’alluvione del ’66.
Noi tutti abbiamo ancora ora impressa nella mente la foto che lo ritrae, assieme a Giovanni Spadolini, il giorno dopo l'attentato con in mano la bambola della piccola Caterina Nencioni ritrovata tra le macerie. In quel frangente Morales ha saputo interpretare al meglio lo spirito di rivalsa, di ripartenza e rinascita della città, accompagnandola con il suo fare mite, ma deciso e la sua competenza. Pochi giorni dopo la Strage, in una Santa Croce mai così affollata disse: "Sono il sindaco di una città ferita, ma viva e vitale. Ricostruiremo, restaureremo le opere d'arte danneggiate, ma la vita, quella nessuno potrà restituirla”.
Il grande lavoro sullo sviluppo della città portato avanti da Morales, che intuì la necessità di non avere più quartieri periferici ed isolati, ma collegati al centro storico e vivi, va avanti ancora oggi. C’è un filo rosso che lega la Firenze di oggi, l’azione politico-istituzionale del governo fiorentino di oggi, a quello di allora, del tempo di Giorgio Morales. Penso, ad esempio, all’area ex Fiat e alla ciminiera simbolica di Novoli, che stiamo riqualificando proprio in questi mesi. È proprio dei suoi anni, infatti, l’approvazione del Piano urbanistico del 1992/1993, che prevedeva una riqualificazione del quartiere di Novoli con la realizzazione del Palazzo di Giustizia, del Parco di San Donato e il decentramento delle tre facoltà ora presenti al Polo universitario, superando le difficoltà politiche e amministrative che avevano bloccato le giunte di centro-sinistra negli anni precedenti. In questi anni si è realizzato ciò che Giorgio Morales aveva pianificato e programmato nei suoi anni da sindaco.
Morales ha sempre avuto a cuore il tema dello sviluppo delle infrastrutture fiorentine, dalle tramvie all’aeroporto. Proprio in occasione del compleanno di Primicerio parlammo delle tramvie. Mentre io riconoscevo a Mario Primicerio il merito di aver dato una grande spinta alla progettazione delle tramvie, fu proprio Primicerio a ricordarmi che il primo sindaco a impostare lo sviluppo infrastrutturale basato sulle tramvie fu Giorgio Morales. Da lì in poi la tramvia è rimasto il punto centrale delle politiche pubbliche sulle infrastrutture e la mobilità della nostra città. Ma al tempo di Morales si parlava intensamente anche dell’aeroporto per il quale si è sempre battuto, fondando anche nel 1996 l’associazione “Valentino Giannotti” per lo sviluppo dell’aeroporto di Firenze, dedicata alla memoria dell’ex presidente della SAF (Società Aeroporto Fiorentino), con l’obiettivo di sostenere il completo sviluppo dell’aeroporto “Vespucci”. Io sono orgoglioso del fatto che la Firenze di oggi stia portando a compimento i progetti per i quali Giorgio Morales aveva dedicato tutta la sua vita di sindaco, aveva speso tutta la sua competenza e la sua credibilità: lo sviluppo dell’aeroporto, che rimane ancora un obiettivo centrale e strategico per la nostra area metropolitana e per la nostra regione, e la realizzazione del sistema delle tramvie. Proprio a questo proposito ricordo che nel 1993 Morales scelse un giovane, Eugenio Giani, ora presidente della Regione Toscana, come suo assessore alle Infrastrutture e mobilità e gli affidò l’importante compito di studiare le tramvie in Europa, capendo che lo sviluppo del sistema tramviario sarebbe stato centrale per la crescita della città. Pensate quanto quella intuizione si sia portata dietro il meglio dell’esperienza delle città europee che erano più avanti di Firenze. Pensate quanto quella intuizione abbia consentito alla città di trovare una nuova identità, di trasformarsi e di recuperare il ritardo che scontava rispetto alle città più innovative del nostro continente. Ecco come la capacità di vedere oltre, di vedere avanti, di coltivare una strategia e una visione della città, la capacità di un sindaco di immaginare la città da lì ai futuri 30/40 anni ha rappresentato la base per una progettualità concreta. Del resto, Morales ci insegna che un sindaco bravo e capace deve coltivare entrambe le visioni ed entrambe le priorità: gestire la città giorno per giorno e le sue emergenze, anche le piccole cose, e lavorare per la città del futuro. Questa duplice visione era nelle corde di Giorgio Morales, era nel cuore della sua amministrazione e del suo governo.
Voglio anche ricordare, tra le altre cose che fu proprio Morales a proporre l’intitolazione dello stadio comunale ad Artemio Franchi nel 1991. Anche in questo si ritrovano dei ricorsi e dei punti di contatto tra due epoche così diverse. Giorgio Morales era un uomo di un’eleganza innata e di grande cultura. Tra le doti che tutti gli hanno sempre riconosciuto, colleghi di partito, oppositori, amici, vi era la capacità di rispettare gli altri, l’attenzione verso il rispetto degli altri, la predisposizione all’ ascolto, il modo con cui si approcciava agli altri senza mai mirare a far prevalere la sua superiorità, ma con il piacere genuino del confronto. Questi sono alcuni degli aspetti che la città di Firenze conserva della vita, del carattere e dello stile di Giorgio Morales. Perché Morales aveva uno stile tutto suo, di gentiluomo, di uomo politico di altri tempi di cui forse oggi ci sarebbe molto bisogno. Ma credo che ciò che possiamo prendere dalla sua esperienza sia proprio questo stile. Tutti noi dovremmo sforzarci di riportare nella politica quel rispetto, quell’intelligenza e quella sensibilità. Infine, sta a noi rendere omaggio alla vita e alle opere di Giorgio Morales portando in fondo ciò che Morales sognava per Firenze: un nuovo sistema di mobilità, delle infrastrutture moderne che potessero legare la città al resto d’Europa in modo efficiente e sostenerle. Oggi noi abbiamo nelle nostre mani l’occasione di realizzare la Firenze che Morales immaginava, sognava e progettava. Credo che non vi siano missioni più appassionanti e avvincenti come quella che ci è data da chi, prima di noi, ha lavorato al servizio di questa città. Per questo, ricordare degnamente Morales significa effettivamente realizzare ciò per cui lui ha dedicato la vita da sindaco, da uomo e da fiorentino. Con l’assessore Martini gli intitoleremo una strada di Firenze come è stato fatto con i grandi sindaci della nostra città. Lo faremo e lo annunceremo nei prossimi giorni, ma il ricordo bello è proprio di continuare a lavorare per gli obiettivi per quei lavori per cui ha lavorato e vissuto il sindaco Morales. Ancora una volta, ai familiari e agli amici più cari, va il mio più sentito e profondo cordoglio e la vicinanza di tutta la nostra amministrazione”.