Palagi e Bundu (SPC) e Grassi (Firenze Città Aperta): "C’era una volta un sindaco dalle "mani bucate", ma c’era anche un’opposizione"

"La condanna della Corte dei Conti richiama il ruolo di Firenze Riparte a Sinistra nella precedente consiliatura"

Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi, Antonella Bundu - Sinistra Progetto Comune e Tommaso Grassi - Firenze Città Aperta

"Sono passati molti anni, ma forse nemmeno tanti, e forse sembrerà ieri a qualcuno dei protagonisti di questa storia.
Era il 2009 quando Matteo Renzi, il “bambino prodigio” del PD locale, già designato astro nascente della politica di centro, divenne sindaco. Già vittime illustri del partito avevano dovuto lasciare spazio al turbo-rottamatore e ancora la lista si sarebbe allungata con Cavandoli, Fantoni, Mattei e poi su Letta e chissà chi altro. E allo stesso modo, così come costui si fece spazio tra i politici in modo non proprio lineare, così pure i suoi “tecnici” d’assalto presero posto a Palazzo Vecchio e dintorni, pensionando e rottamando anch’essi.

Oggi la Magistratura contabile ci dice che quell’operazione di arruolamento in forze di dirigenti "renzianissimi" era, almeno in parte, illegittima. Perché per fare il dirigente bastava la "fiducia", mentre i titoli come la laurea erano risibili aspetti marginali. E questa è la conferma, sul piano tecnico-giuridico, di un’operazione che era stata già censurata ampiamente sul piano politico da parte del Gruppo della Sinistra di opposizione (Firenze riparte a Sinistra).
Una censura politica ampia e articolata, supportata, per quel che è stato possibile, dai riscontri negli accessi agli atti, ponendo domande scomode che avevano chiesto conto degli aspetti gestionali di quella stagione. Come non ricordare quei famosi “scontrini” che il coraggioso consigliere aveva inquadrato in una sua censura? E gli straordinari a Palazzo Vecchio? E i direttori uni-e-trini? Mentre le assunzioni a chiamata si moltiplicavano e le cause davanti al giudice del lavoro s’impennavano...

Oggi possiamo onorarci di dire “c'era chi lo aveva detto”. Una censura politica inascoltata, sospetti mai fugati, riflessioni lasciate cadere, nella stagione del “Giglio magico”. Ma non tutta la polvere è stata fatta sparire sotto il tappeto, qualche cosa è rimasta anche per gli investigatori della Procura, oltre che per i gruppi consiliari che hanno alzato la voce davanti a tale resistibile ascesa. Senza considerare che Piero Luigi Vigna, già Procuratore nazionale antimafia, richiesto di dare un contributo all’amministrazione della città, aveva accettato con entusiasmo, ma lasciando molto rapidamente, in polemica col quel sindaco “fenomenale”. Avrà avuto le sue buone ragioni, no?". (fdr)

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