Palagi e Bundu (SPC): "Iran: smettere di vendere armi, per la solidarietà tra i popoli"

"Il nostro voto favorevole alla proposta della Commissione 7 di oggi e la nostra gratitudine alle donne in lotta"

Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi e Antonella Bundu - Sinistra Progetto Comune

"Dispiace che i gruppi delle destre abbiano voluto citare la lettura di Oriana Fallaci sulle vicende religiose, addirittura recuperando la questione della moschea in città.
Così come ci è dispiaciuto leggere dell'attacco nazionale di Azione a un articolo della rivista Il Mulino, colpevole di analizzare la composizione delle classi lavoratrici in Iran e la difficoltà di queste a organizzarsi per poter sostenere efficacemente la rivolta, citando la categoria di neoliberismo, con cui si è atomizzata anche la società di quel Paese.

Nei mondi dell'anticolonialismo esiste una tendenza "campista", a dividere le questioni di politica internazionale tra buoni e cattivi. Siccome c'è stato chi al governo delle democrazie occidentali parlava di "asse del male", a inizio millennio, ecco che altre espressioni politiche sceglievano di ritenere buono il governo dell'Iran.
Senza nessun imbarazzo rigettiamo la tendenza a leggere le vicende fuori dai nostri confini con le lenti della politica nazionale.

Mentre si discute, in Iran le persone perdono la vita e vengono uccise dal sistema di potere. L'unica risposta possibile è di solidarietà alle vittime e il sostegno alle mobilitazioni.
Ma non basta. Mentre si sanzionano le economie estere, con conseguenze spesso pagate dalle popolazioni civili che già subiscono i regimi, poco o nulla si fa nei confronti di quelle aziende che producono e fabbricano armi, usate magari anche nelle stesse repressioni (è il caso della ditta franco-italiana accusata di aver venduto alcuni proiettili usati dalle forze dell'ordine in Iran). Oltre le parole, incidono concretamente nei nostri Paesi, per una vera solidarietà tra popoli". (fdr)

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