Palagi e Bundu (SPC): "RSA: il dibattito è miope, dimenticando le promesse della pandemia"

"La polemica di Fratelli d'Italia ci pare posta male, attenta solo ai soggetti gestori e per niente alle persone e ai bisogni"

Queste le dichiarazioni di Dmitrij Palagi e Antonella Bundu - Sinistra Progetto Comune

"Insieme alle organizzazioni sindacali e alle associazioni delle persone anziane o non autosufficienti abbiamo sempre cercato di porre il tema delle RSA, prima e durante la pandemia.
Si è parlato per qualche tempo di un nuovo modello dell'assistenza alle persone in condizioni di bisogno o di fragilità, ma molto poco è stato fatto.

Abbiamo letto dell'attacco di Fratelli d'Italia in Regione Toscana: rivendicano la lotta per aumentare la quota sociale e la necessità di non lasciare i soggetti gestori privati in crisi per i posti tenuti vuoti, ritenendoli molto deboli rispetto ai colossi internazionali del settore socio-sanitario.
Ma parlano di quote sociali o quote sanitarie? Nel caso delle quote sociali, queste sono coperte dai Comuni solo per chi è sotto una determinata soglie ISEE, altrimenti sono tutte e carico della cittadinanza, già stremata dall'aumento dei prezzi e della disoccupazione.
Se invece si sta parlando di quote sanitarie coperte dalla Regione Toscana facciamo presente che ci sono le liste di attesa: se il pubblico non garantisce piena copertura in relazione ai bisogni, anche questo aumento va a carico dell'utenza e delle famiglie. Prima si elimina il problema delle liste di attesa, poi si parla di aumentare le quote.
Altrimenti diventa una sorta di tutela del capitalismo patriottico, mentre ci si dimentica dell'utenza, di chi è interessato da questi servizi, concentrandosi sulle aziende.
Nella logica di Fratelli d'Italia in ogni caso c'è la famiglia delle persone che usufruiscono dei servizi delle RSA che si ritroverà a pagare di più. Bel regalo, in tempi di pandemia, crisi economica e guerra!

C'è da ripensare il modello complessivamente. Il pubblico non è a prescindere meglio del privato, ma l'attuale sistema non risulta sostenibile. Liste di attesa, diritti negati, senso di abbandono e crisi dei soggetti gestori: servono nuove risorse pubbliche per un modello migliore, che tenga conto di quanto sta invecchiando la nostra popolazione.
Le RSA non devono essere dei luoghi ai margini in cui si va a morire, come in un ghetto.

Ricordiamo che Firenze ha una media di gran lunga superiore a quella nazionale, per l'età anagrafica della popolazione. Ripensare i servizi territoriali era una priorità anche per le altre parti politiche, ora gli altri schieramenti ci paiono unicamente interessati a conservare lo stato di cose esistenti.
Occorre anche un cambiamento culturale che apra le strutture al territorio: le persone anziane devono sentirsi ancora parte della comunità senza il ricorso al volontariato e all'attenzione particolare di alcuni progetti. Avere cura di tutte le persone che fanno parte delle nostre città deve essere la priorità, non garantire i bilanci di qualche realtà, a carico delle famiglie in condizione di bisogno". (fdr)

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