Renzo Pampaloni e Donata Bianchi (PD): “Morire a vent’anni, di lavoro”

Il Consiglio comunale ha osservato un minuto di silenzio in concomitanza con il funerale di Luana

“Morire a vent’anni di lavoro, è quello che è successo la scorsa settimana a Luana a Montemurlo in Provincia di Prato. La morte sul lavoro – spiega il consigliere PD Renzo Pampaloni – è di per se inaccettabile e ci fosse una gradazione ancora più grave dovrebbe essere associata alla morte che spesso coglie le categoria più esposte dalla recente crisi economica resa ancor più peggiore dall’effetto Covid sui luoghi di lavoro: giovani, donne, immigrati. Abbiamo infatti visto qui in questa aula i numeri grazie all’illustrazione di un lavoro fatto da IRPET: i primi ad essere colpiti da questa crisi sono le donne e i giovani per non parlare quindi delle giovani donne”.

“Un lavoro – aggiunge la consigliera PD Donata Bianchi – che, come ricordava Bonsanti su un recente articolo della Repubblica, “invece della vita ha dato la morte”, un lavoro “che oggi c’è ma che domani potrebbe non esserci, un lavoro che tanti cercano e che per le donne è sempre meno pagato e con meno tutele”. Non a caso, dati dell’Inail testimoniano che tra il 2019 e il 2020 a fronte di un calo delle denunce di infortunio, la diminuzione ha riguardato solo gli uomini mentre le donne registrano un aumento +1,7%.

“Peraltro – prosegue Renzo Pampaloni – è anche necessario sottolineare che a fronte di una riduzione delle denunce sono aumentati purtroppo i numeri di morti (1270 contro i 1089 del 2019). Nonostante nuove disposizioni normative sempre più evolute negli ultimi 10 anni il numero di morti/anno in Italia quello che stupisce è che il numero di morti non è mai sceso sotto 1000: uno zoccolo che evidentemente non siamo riusciti ad aggredire. Tra le priorità di intervento c’è sicuramente quella relativa alla tutela anche contrattuale di chi un lavoro lo ha già e che per non perderlo, rischia di vedersi ridurre i diritti, tra cui quello primario alla sicurezza. Da qui la necessità ad esempio di una formazione più specifica e approfondita soprattutto per quei lavori ad alto rischio.

Nell'intervista sulla Repubblica, Renzo Berti, direttore del Dipartimento prevenzione dell'ASL Toscana centro, sottolinea come siano frequenti le irregolarità contestate dall'organo controllo. Come spesso siano incappati “in un vero e proprio mercimonio di attestati fasulli su corsi di formazione sulla sicurezza mai svolti”.

Sono 10 i morti in Toscana da inizio anno, di cui 6 in soli 10 giorni tra il 31 Gennaio e il 9 Febbraio. Nel 2020 ci sono stati in tutto 59 casi. La media dei controlli in Regione Toscana è superiore al livello nazionale (circa il 7% delle unità produttive) e sebbene auspicabile poter incrementare ancor di più questa percentuale, appare chiaro come la realtà delle fabbriche e in genere dei posti di lavoro sia estremamente mutevole e quindi è fondamentale portare al la cultura del lavoro sicuro, dove la sicurezza non sia percepito solo come un costo ma come una assicurazione sui beni dell'azienda, che sono in prima battuta i lavoratori. Con la tecnologia che ha fatto passi da gigante ci sono tutte le condizioni per garantire gli standard minimi di sicurezza.

Davanti a noi – conclude il consigliere PD Pampaloni – si aprono poi le nuove possibilità di sviluppo del Recovery Plan, impensabile poter utilizzare questa svolta epocale senza investire sulla formazione dei lavoratori e sulla loro sicurezza.

Anche il Comune di Firenze può fare la sua parte collaborando con gli enti preposti al controllo, anche mettendo a disposizione l'esperienza maturata sul campo dalla propria Polizia municipale e promuovendo accordi in grado di premiare il lavoro “sicuro” con la collaborazione delle associazioni di categoria e dei sindacati.

Tutela, formazione, controlli: sono questi i 3 temi che la Toscana, e Firenze, terre di cultura e di emancipazione devono mettere in prima fila per evitare che il lavoro da fonte di vita si possa trasformare in causa di morte”. (s.spa.)

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