Domani a Palazzo Vecchio si svelano i segreti dell’evoluzione toponomastica cittadina
Dopo il cognome e il nome tra le prime cose importanti da comunicare c’è l’indirizzo di casa, composto indissolubilmente dal nome della via e dal numero civico. Quest’ultimo elemento è un tutto unico e organico con la via, l’elemento che definisce, che completa. Non è stato sempre così e solo a partire dall’Unità d’Italia abbiamo cominciato a ragionare secondo lo schema moderno. E prima cosa succedeva? È una domanda a cui cerca di rispondere “Firenze dà i numeri: la numerazione civica nella società fiorentina fino all’Unità d’Italia” di Maria Venturi, che sarà presentato domani, 19 marzo, alle 16.30 nella sala Firenze Capitale (3° piano) a Palazzo Vecchio. Alla presentazione del volume, realizzato dal Comune di Firenze e dall’Archivio Storico Comunale di Firenze, interverranno l’assessore alle biblioteche Massimo Fratini, l’assessore alla Toponomastica Andrea Vannucci, Giulia Belli dell’Università di Firenze, Luca Brogioni delle Collezioni storiche e Sdiaf, lo storico cultore delle tradizioni popolari Luciano Artusi e l’autrice.
Ripercorrendo i mutamenti avvenuti nella nostra società e il parallelo affermarsi di nuove esigenze che hanno determinato l’evoluzione della toponomastica cittadina e della numerazione civica, il volume analizza vie, viuzze, vicoli, chiassi, canti e piazzette di Firenze. Un luogo poteva avere più di un nome - tutti parimente riconosciuti dalla collettività – oppure, viceversa, uno stesso nome poteva andare bene per indicare luoghi completamente diversi. La conoscenza maturata gradualmente nella quotidianità suppliva alla precisione e all’ufficialità delle definizioni. Ci si orientava con gli stemmi, affissi imponenti sugli edifici civili e religiosi, con le botteghe degli artigiani, con i tabernacoli, con le chiese.
Soltanto la nuova mentalità e le nuove esigenze di razionalizzazione definite dall’affermarsi dell’illuminismo ruppero significativamente questa statica tradizione. Ma con quale criterio furono assegnati i numeri? Come si scelse la sequenza da osservare nell’assegnazione? Si numerarono tutti gli edifici? Se fino ad oggi le caratteristiche del sistema sono rimaste avvolte nel mistero, “Firenze dà i numeri” offre una prima organica risposta alle tante domande, basata su un attento e certosino lavoro di ricostruzione del sistema attraverso le fonti documentarie.
“E’ un volume particolarmente interessante” spiegano gli assessori Fratini e Vannucci, che invitano tutti a partecipare alla presentazione. “Ad ogni numero civico è possibile collegare un corredo di informazioni che ne fanno rivivere la storia: chi vi abitava, che mestiere faceva, come era composto il nucleo familiare, e come era strutturato l’edificio. Grazie a questo lavoro tornano inaspettatamente alla vita angoli di Firenze che la precisione del numero civico consente di collocare nell’attuale tessuto urbano e descrivere in molti nuovi particolari”. (sp)