Strage di Beslan. Donata Bianchi (Presidente Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione): “Esempio paradigmatico di migliaia di bambini e bambine che perdono la vita a causa di violenze e disperazione”

“Uno dei sopravvissuti ha vinto la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo nella lotta libera”

“Oggi abbiamo ricordato la strage di Beslan, il massacro avvenuto tra  l’1 e il 3 settembre 2004 nella scuola Numero 1 di Beslan, nell’Ossezia del Nord, una repubblica autonoma nella regione del Caucaso nella Federazione Russa. Qui il 1° settembre, primo giorno dell’anno scolastico in Russia, un commando formato da 32 terroristi fondamentalisti islamici fece irruzione nel cortile scolastico nel quale erano riuniti centinaia di bambini con i loro genitori per celebrare l’inizio della scuola. I terroristi – ricorda la presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione Donata Bianchi – obbligarono la gente presente all’esterno dell’istituto a dirigersi nella palestra e occuparono l’edificio scolastico. Il gruppo uccise subito 22 adulti e poi obbligò alcuni ostaggi a gettare parte dei corpi dalla finestra, in segno di dimostrazione verso la polizia, imponendo poi ad alcuni bambini di ripulire il sangue sul pavimento.

Nella scuola vennero prese in ostaggio 1127 persone, le quali furono private di cibo ed acqua. Nel corso dei tre giorni di sequestro, alcuni sopravvissuti raccontarono che furono commesse violenze sessuali su un gruppo di bambine. Il terzo giorno, con un’azione che non è mai stata del tutto chiarita, le forze speciali russe fecero irruzione nell’edificio, ci furono esplosioni e scontri a fuoco con un bilancio tragico di 331 vittime la maggior parte delle quali, 186, bambine e bambini. Furono oltre 700 i feriti, alcuni rimasero mutilati per sempre, alcuni orfani di uno o entrambi i genitori che li avevano accompagnati a festeggiare il primo giorno di scuola.

Quest’anno uno dei bambini sopravvissuti di Beslan ha vinto la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo nella lotta libera della classe 86 kg. Si tratta del ventiquattrenne russo Artur Naifonov, tre volte campione europeo, che deve la vita al sacrificio della madre rimasta uccisa proteggendolo col proprio corpo durante gli scontri a fuoco drammatici del terzo giorno.

Ringrazio la Famiglia del gonfalone e il Cerimoniale del Comune di Firenze per aver permesso di commemorare con attenzione il ricordo delle giovani vittime, esempio paradigmatico delle migliaia e migliaia di bambini e bambine che perdono la vita a causa di una violenza e di una disperazione – conclude la Presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione Donata Bianchi – che sembrano inestirpabili, pensiamo alle bambine e ai bambini in Afghanistan (tutti abbiamo negli occhi le scene tremende dell’attentato e dei tentativi di fuga all’aeroporto di Kabul), alle giovani vittime che vengono ingoiate nelle acque del Mediterraneo (e non perché il mare è cattivo), ai 65 bambini uccisi a Gaza”. (s.spa.)

Scroll to top of the page